Assange, Snowden e la rete di controllo totale dell’intelligence Usa

La recente notizia dell’arresto di Julian Assange dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra è stata un pugno nello stomaco nei confronti di tutti gli amanti dell’informazione libera. Ne è la prova il fatto che buona parte dei media nostrani, scendiletto di Usa e Ue ormai sempre più screditati, hanno fatto a gara per dipingerlo come un pericoloso criminale.
Assange è stato accusato di stupro in Svezia, è vero, anche se le accuse sono state ritirate due anni fa per l’impossibilità di procedere in sua assenza. La polizia britannica, invece, lo ha arrestato su richiesta degli Usa in base a un trattato di estradizione. L’accusa che viene mossa a lui e a Chelsea Manning è di cospirazione finalizzata alla pirateria informatica, un’accusa definita “debole e scioccante” da Edward Snowden.

Ma al di là di quelli che possono essere stati i suoi reati, commessi in ambito privato oppure nell’esercizio della sua attività di hacker e divulgatore, Assange era ovviamente da tempo nel mirino degli Usa per le sue esplosive rivelazioni sulle attività dei servizi di intelligence e del governo americano.
Ripercorriamo alcuni dei più importanti leaks tra gli oltre 10 milioni di documenti classificati pubblicati in 15 anni, come efficacemente sintetizzati dal sito Mission Verdad. 

1) Le torture di Guantanamo

Nel 2007 WikiLeaks, la fondazione guidata da Assange, ha pubblicato migliaia di documenti sul carcere americano nella base di Guantanamo, Cuba, inaugurato da Bush figlio nel 2002.
Negli archivi sono riportati dettagli sui prigionieri e i metodi di tortura utilizzati contro di loro, nell’ambito di un programma per il trattamento dei sospetti terroristi. Questo nonostante la Croce Rossa abbia più volte confermato che non tutti i prigionieri del carcere lo fossero.

2) Le guerre in Afghanistan e Iraq

Nel 2010 WikiLeaks ha pubblicato War Diaries, consistente in 400mila documenti riguardanti le guerre in Iraq e Afghanistan dal 2004 al 2009.
Nei leaks sono riportate informazioni sulle attrezzature militari dell’esercito Usa, sugli obiettivi militari e civili colpiti, su abusi e torture subiti dai prigionieri di guerra.

3) Cablegate: il modus operandi della “diplomazia” Usa

Nel 2010 Assange e i suoi hanno pubblicato il CableGate, milioni di messaggi riservati scritti tra il 1966 e il 2010 che rendono note le opinioni dei capi della diplomazia di Washington (tra cui Henry Kissinger) e le istruzioni date ai loro diplomatici per spiare politici stranieri. 

4) I Global Intelligence Files: sorveglianza di massa interna ed esterna

Tra il 2012 e il 2013 sono state pubblicate oltre 5 milioni di e-mail della compagnia di intelligence privata statunitense Stratfor. Questi documenti, denominati Global Intelligence Files, hanno svelato alcuni dettagli della rete interna di sorveglianza di massa negli Stati Uniti con la NSA come protagonista, assieme alle operazioni segrete svolte da Washington in Siria, tutto tra il 2004 e il 2011, mettendo a nudo l’intimo legame tra l’intelligence americana, alcune aziende che funzionano come loro teste di ponte e organizzazioni non governative al servizio delle élite.

5) TTIP, TPP, TISA. I trattati di libero scambio antidemocratici

Dal 2013 al 2016 WikiLeaks ha pubblicato documenti sui trattati di libero scambio che gli Usa stavano segretamente negoziando, quali il famigerato TTIP (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, riguardante Usa e Ue), il TPP (Partenariato transpacifico, con Giappone, Australia e altri paesi asiatici e americani) e TISA (Accordo sugli scambi di servizi, negoziato tra 23 membri dell’Organizzazione mondiale del commercio, tra cui l’Ue).
Questi accordi si sono sempre distinti per la scarsa trasparenza, per cui persino i rappresentanti del Parlamento europeo e di quello italiano hanno avuto modalità di accesso ristrettissime ai documenti. Tra le clausole più discusse di questi trattati, la possibilità di demandare la risoluzione di controversie legali tra Stati e aziende a tribunali creati appositamente, al di fuori del territorio nazionale.

6) Lo spionaggio globale della NSA

Nel 2016 abbiamo appreso che l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA) ha intercettato, tra gli altri, i telefoni della cancelliera tedesca Angela Merkel e dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, rubato messaggi riservati della diplomazia italiana per conoscere le conversazioni tra l’ex premier Silvio Berlusconi e il premier israeliano Benjamin Netanyahu su Obama, spiato le comunicazioni dei ministri di Ue e Giappone per apprendere dei loro accordi per limitare l’ingerenza degli Usa, e tanto altro.

7) Hillary Clinton

Nel 2016 sono state pubblicate 44mila e-mail del Comitato Nazionale del Partito Democratico americano, che hanno evidenziato la campagna di sabotaggio contro Bernie Sanders e a favore di Hillary Clinton all’interno del partito. 30mila di queste mail appartengono o erano indirizzate alla Clinton quando era segretario di Stato nell’era Obama, e rivelano il suo ruolo nel golpe in Honduras del 2009, la corruzione della fondazione Clinton ad Haiti, i suoi piani per intervenire nella guerra in Siria, i milioni di dollari guadagnati per dare lezioni a banche e compagnie americane.
Si ritiene che tutte queste informazioni siano state determinanti per la sua sconfitta contro Trump nello stesso anno.

8) La cyber-CIA

Nel 2017 è stato il turno di Vault 7, la più grande pubblicazione di documenti della Central Intelligence Agency (CIA) avvenuta fino ad ora.
Il leak ha messo in luce l’immenso arsenale di computer hacking dell’agenzia, paragonabile a quello della NSA.
I funzionari della CIA e gli hacker al loro servizio hanno a disposizione strumenti come malware (software infetti), virus, trojan e sistemi di controllo remoto dei computer, che gli permettono di accedere virtualmente a qualsiasi terminale sul pianeta per spiarlo, rubarne le informazioni e sabotarlo.
Non solo: grazie a questo arsenale, sarebbero stati in grado di utilizzare IPhone, telefoni cellulari e televisori di milioni di persone in Europa, Africa e Medio Oriente come microfoni da cui attingere informazioni, e avrebbero spiato top manager, aziende e membri del Congresso americano.

 

Se questa carrellata non fosse sufficiente, bisogna aggiungere il lavoro svolto da Edward Snowden, ex collaboratore di CIA e NSA ora rifugiato in Russia, che ha contribuito a scoperchiare il vaso di Pandora del controllo globale dell’intelligence Usa, e le rivelazioni di Udo Ulfkotte, giornalista tedesco defunto due anni fa, che dopo anni di collaborazione con la Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha descritto nel suo libro “Giornalisti comprati” come la maggioranza dei media occidentali faccia sostanzialmente da ripetitore per le veline della CIA e di altre agenzie di intelligence affini. Alla faccia del giornalismo come “cane da guardia della democrazia”.

 

Isis: quei legami inconfessabili tra l’Occidente e il mostro che lo terrorizza

McCain isisSono ormai anni che i media sono monopolizzati, con cadenza periodica, da fatti di sangue che riguardano lo Stato Islamico. L’Isis, come Al Qaeda prima di lei, è diventata una delle principali preoccupazioni dei governi occidentali, che si chiedono come fronteggiare un nemico che sembra essere in grado di colpire ovunque, in modi imprevedibili e con grandi perdite tra la popolazione civile. Ma nel frattempo fioriscono elementi – spesso rubricati alla voce “complottismo” – che fanno sospettare che ci sia una forte complicità del “civile Occidente” con la nascita e lo sviluppo del mostro.
Con questo articolo andremo a vedere cosa c’è di vero in queste ipotesi, al di là dei sospetti privi di fondamento.

 

Hillary Clinton

Una delle prime voci che vengono in mente quando si affronta questo tema è nientedimeno che quella del candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti d’America, Hillary Clinton. La Clinton, in una intervista pubblicata il 10/8/2014 sulla rivista “The Atlantic”, ammise che la nascita dell’Isis era stata causata da un “fallimento” degli Usa nella creazione di una forza combattiva credibile contro Assad a partire dai primi spontanei gruppi ribelli, all’interno dei quali c’erano sia islamisti che laici, con tutto quello che c’è nel mezzo”. In questo “vuoto” lasciato dagli americani si sarebbe successivamente sviluppata l’Isis. La Clinton ha anche serenamente ammesso, in un’altra intervista,  l’appoggio statunitense negli anni ’80 ai mujaheddin in Pakistan e Afghanistan in funzione antisovietica, da cui sarebbe scaturita poi Al Qaeda.
Il candidato dem in quell’intervista del 2012 disse: “I nemici che stiamo combattendo oggi, noi li abbiamo sostenuti contro i sovietici“.
Due dei principali avversari dell’Occidente, quindi, sarebbero stati originati da un precedente intervento americano, finalizzato prima a combattere i russi e successivamente il presidente siriano Assad. In entrambi i casi, gli interventi americani sono poi “sfuggiti di mano”, diventando una seria minaccia per Europa e Usa.

 

Il vicepresidente americano Joe Biden e i senatori John McCain e Rand Paul

Una delle frasi che hanno fatto scalpore riguardanti l’appoggio all’Isis di Paesi amici dell’Occidente è stata pronunciata nel 2014 dal vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. In un discorso ad Harvard, Biden ha accusato Turchia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar (Paesi notoriamente alleati degli Usa) di finanziare l’Isis invece di combatterla, e alla Cnn il 7 ottobre 2014 ha rincarato: “Hanno fatto piovere (i Paesi citati, nda) centinaia di  milioni di dollari e decine di migliaia di tonnellate di armi nelle mani di chiunque fosse in grado di combattere contro Assad, peccato che chi ha ricevuto i rifornimenti erano… al Nusra, al Qaeda e gli elementi estremisti della Jihad provenienti da altre parti del mondo”.

Tra gli elementi che fanno sospettare una stretta cooperazione tra Usa e Isis ci sono poi le chiacchierate foto del senatore repubblicano (e secondo alcuni commentatori “ministro degli Esteri ombra americano”) John McCain accanto a un gruppo di ribelli siriani.
Negli scatti, risalenti al 27 maggio 2013, uno degli uomini incontrati dal senatore sembra essere proprio il Califfo del terrore Abu Bakr Al Baghdadi, sebbene da più parti si siano levate voci a smentire questa identificazione.
Tra gli altri soggetti fotografati assieme a McCain ci sarebbero, secondo alcuni giornalisti, Mohammad Nour,  portavoce del Fronte al Nusra (Al Qaeda in Siria) e Salem Idriss, il capo dell’Esercito siriano libero.
McCain ha anche dovuto difendersi dall’accusa di aver incontrato Mohammad Nour, smentendo decisamente qualsiasi contatto con il guerrigliero, a causa del suo coinvolgimento nel rapimento di alcuni pellegrini sciiti libanesi.

Un altro senatore americano, Rand Paul, ha dichiarato alla Cnn che gli Usa hanno combattuto “fianco a fianco con Al Qaeda e con l’Isis“, sostenendo i ribelli che hanno affrontato i russi prima e Assad poi. Di conseguenza, anche l’espansione dell’Isis è stata il prodotto di un eccessivo intervento americano nell’area, non di una sua carenza. Paul ha anche aggiunto che “stiamo ancora fornendo armi ai ribelli radicali islamici in Siria“.

 

Edward Snowden, l’ex agente Cia Kelley e l’ex Marine O’Keefe

Il Gola profonda del Nsa Edward Snowden, tra le sue rivelazioni sul governo americano, arrivò a dire che l’Isis è stata una creazione di Cia e Mossad (uno dei servizi segreti israeliani), per difendere Israele dirigendone i nemici verso altri obiettivi, e per rovesciare il presidente siriano Assad. Persino il Califfo Al Baghdadi sarebbe stato reclutato dagli Usa nel campo di prigionia americano in Iraq di Camp Bucca, e avrebbe addestrato miliziani provenienti da tutta Europa nelle basi Nato in Turchia con la collaborazione di Cia e Mi6 (il servizio di spionaggio estero britannico).

Questa versione di Snowden è stata confermata nel 2014 dall’ex agente Cia Steven Kelley, che ha parlato in un’intervista a Press Tv della creazione dell’Isis da parte della Cia, e dall’ex Marine Kenneth O’Keefe, per il quale gli obiettivi di questa montatura sarebbero stati la formazione di un esercito in grado di spodestare Assad e l’espansione di Israele nell’area mediorientale.

Anche il generale francese Vincent Desportes, docente presso la facoltà di Scienze Politiche di Parigi, ha denunciato le responsabilità americane nella creazione dell’Isis, e il sostegno fornitogli da Paesi amici dell’Occidente come Arabia Saudita, Qatar e Turchia.

 

Usa, britannici, turchi, israeliani: metà Occidente ha aiutato l’Isis

Le evidenze però non si fermano qui. Secondo le rivelazioni di un agente della Difesa britannica al Daily Star, centinaia di militari britannici hanno collaborato attivamente con i jihadisti in Iraq e Siria. Un report delle Nazioni Unite, invece, sostiene che Israele ha aiutato i “ribelli moderati” in Siria contro Assad. Nel 2014 un deputato turco ha anche denunciato lo sbarco di armi e miliziani da navi Usa in Turchia, diretti verso gli avamposti di Al Qaeda, mentre un rapporto di Human Rights Watch ha parlato di aperta collaborazione tra la stessa Turchia (membro della Nato) e le atrocità dell’Isis.
Un professore dell’Università di Ottawa, Michel Cossudovsky, economista canadese, ha indicato in 26 punti perché lo Stato islamico è un importante alleato degli Stati Uniti.

 

I dubbi dei giornalisti nostrani

Anche tra i giornalisti italiani c’è scetticismo riguardo le mani che tirano i fili dello Stato islamico.
Giulietto Chiesa
è arrivato a definire l’Isis “Una Spectre composta da pezzi di Occidente e petromonarchie del Golfo”.
Marcello Foa invece ha parlato dell’Isis come dell’ennesimo prodotto dell’Occidente, ma sfuggito di mano“L’Occidente ha spesso appoggiato formazioni militari con logiche strumentali senza poi essere più in grado di gestire le conseguenze dei propri atti – ha detto il giornalista – Isis è solo l’ultimo esempio”. Foa ha definito “di lana caprina” la distinzione tra guerriglieri estremisti e “moderati” in Siria, e ha detto che l’Occidente non ha la “reale volontà di risolvere il problema”.
Anche Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, ha scritto come da tempo si conoscano le origini “occidentali” dell’Isis, commentando la strage di Charlie Hebdo e lamentando la scarsa determinazione di Usa e Ue nel tagliare le gambe al jihadismo.

“Dell’Isis e delle sue efferatezze sappiamo tutto da anni, non c’è nulla da scoprire – ha scritto Scaglione -. E’ un movimento terroristico che ha sfruttato le repressioni del dittatore siriano Bashar al Assad per presentarsi sulla scena: armato, finanziato e organizzato dalle monarchie del Golfo (prima fra tutte l’Arabia Saudita) con la compiacenza degli Stati Uniti e la colpevole indifferenza dell’Europa.
Quando l’Isis si è allargato troppo, i suoi mallevadori l’hanno richiamato all’ordine e hanno organizzato la coalizione americo-saudita che, con i bombardamenti, gli ha messo dei paletti: non più in là di tanto in Iraq, mano libera in Siria per far cadere Assad. Il tutto mentre da ogni parte, in Medio Oriente, si levava la richiesta di combatterlo seriamente, di eliminarlo, anche mandando truppe sul terreno. Innumerevoli in questo senso gli appelli dei vescovi e dei patriarchi cristiani, ormai chiamati a confrontarsi con la possibile estinzione delle loro comunità.
Abbiamo fatto qualcosa di tutto questo? No. La Nato, ovvero l’alleanza militare che rappresenta l’Occidente, si è mossa? Sì, ma al contrario. Ha assistito senza fiatare alle complicità con l’Isis della Turchia di Erdogan, ma si è indignata quando la Russia è intervenuta a bombardare i ribelli islamisti di Al Nusra e delle altre formazioni.”

 

In conclusione

Le tante prove e dichiarazioni riportate mostrano come sia legittimo perlomeno chiedersi che peso abbia avuto l’Occidente nella nascita e nello sviluppo dell’Isis. Se è vero che credere a tutto quello che gira in Rete è sicuramente superficiale, è anche vero che non è possibile ignorare una mole sempre crescente di voci – anche molto autorevoli – ed evidenze che indicano una precisa collaborazione, o unione di intenti, tra i Paesi occidentali e quello Stato islamico che dovrebbe esserne il nemico numero uno.
Scopo del giornalista dovrebbe essere cercare di capire dove stia la verità, senza farsi fermare dalle accuse, sempre pronte a fioccare, di fare del “complottismo”. E riguardo l’Isis, le zone grigie su cui fare chiarezza sono veramente tante.