In questa pagina sono raccolti gli articoli pubblicati sul sito Barricate.net dopo la chiusura della rivista.
E precisamente:
“La strage di Parigi: terrorismo islamico o occidentale?” (23/11/2015)
“Sulla carne e sul suo impatto ecologico. Perché non deve essere solo l’Oms a farci ridurre il consumo” (12/11/2015)
“Naomi Klein, la crisi ambientale e la necessità di ripensare la società attuale”(16/9/2015)
“L’Unione Europea svela il suo volto autoritario: il caso Grecia” (22/7/2015)
“Giuristi contro la legittimità del Parlamento: “La Consulta è andata oltre i propri poteri” ” (3/5/2015)
“Può un Parlamento incostituzionale modificare la Costituzione italiana?
Intervista all’avvocato Marco Mori” (7/4/2015)
“La strage di Parigi, i punti oscuri e chi se ne avvantaggia” (13/3/2015)
“La bufala Isis e il solito giornalismo complice” (10/3/2015)
La strage di Parigi: terrorismo islamico o occidentale?
(Articolo pubblicato sul sito “Barricate.net”, il 23/11/2015)
Dopo pochi mesi siamo di nuovo qui a scrivere sulla strage di Parigi. E come per il caso Charlie Hebdo, i punti oscuri sono tanti. (1)
La cosa più azzeccata che si è letta su Internet dopo il massacro di venerdì scorso, l’ha scritta Aldo Giannuli: “E’ la Caporetto della sicurezza francese: se dopo dieci mesi da un evento di quelle proporzioni, si incassa una serie di sette attentati simultanei in pieno centro della capitale vuol dire che è meglio che quelli della Suretè si diano al giardinaggio, e il Presidente Hollande farebbe bene a destituirne in blocco l’intera dirigenza” (2)
Eh già, perché dopo la strage dello scorso gennaio e dopo i tanti proclami dell’Isis contro l’Occidente, ci si aspettava che fatti del genere non si ripetessero. O almeno, non in maniera così plateale.
A confermare le perplessità sull’operato dei servizi francesi ci sono tanti elementi. Per primo, il fatto che ad allertare la Francia sulla possibilità di attacchi imminenti fossero stati i servizi iracheni, quelli sauditi, quelli statunitensi e quelli turchi. Ai quali si aggiunge l’allarme dato alla comunità ebraica il giorno stesso del massacro, come riportato dal Times of Israel. (3) (4) (5) (6)
Insomma, una pioggia di avvertimenti che non sembrano aver permesso all’intelligence parigina di attivarsi nel migliore dei modi per prevenire l’accaduto, nonostante alcuni degli autori della strage fossero monitorati da tempo e nonostante il precedente di Charlie Hebdo. (7) E parliamo di servizi di sicurezza che, storicamente, hanno fatto da modello per Scotland Yard e FBI.
Eppure, dopo questo secondo incredibile fallimento, non si odono voci di un licenziamento in tronco dei dirigenti della sicurezza francese. Evidentemente questi dell’Isis sono veramente bravi a eludere i sistemi di sorveglianza occidentali… Ne discende (secondo i commentatori di ogni ordine e grado) che occorre un maggiore controllo sulla popolazione, sulle comunicazioni private, magari nuove restrizioni delle libertà civili, e una guerra totale contro i terroristi. Pochi giorni dopo la strage, un sondaggio ha rilevato come l’84% dei cittadini francesi sia pronto a rinunciare a parte delle proprie libertà in nome della sicurezza. (8)
Quando si parla di Isis, però, bisogna sempre partire da una premessa fondamentale (che viene spesso e volentieri dimenticata dai mass-media): è ormai sconfinata la letteratura che descrive i legami tra lo Stato Islamico e i suoi creatori occidentali. Anche limitandosi solo a Internet è possibile reperire valanghe di articoli, e con fonti assolutamente prestigiose. Ne vado a linkare alcuni: ci sono ricerche di professori universitari (9), documenti del Pentagono e della DIA (10) (11), dichiarazioni di politici e militari, americani e non (12) (13) (14), ricostruzioni giornalistiche (15), rivelazioni di whistleblower come Snowden (16) e tanto altro ancora. Tutte ripetono la stessa incontestabile verità: l’Isis fu creata, finanziata e addestrata dagli Usa, con la collaborazione di altri Paesi Nato (tra cui soprattutto Gran Bretagna e Turchia) e di Israele, Arabia Saudita e Qatar, per destabilizzare il regime siriano filorusso di Bashar el Assad. E’ per questo motivo che da anni i Paesi occidentali dicono di far la guerra allo Stato Islamico, ma in realtà poco si è fatto per sradicarla sul serio, mentre da più analisti è stato riconosciuto che le potenze occidentali potrebbero toglierla di mezzo – se veramente volessero – “nel giro di 24 ore”. Su Barricate ne abbiamo già parlato con un articolo pieno di riferimenti mesi fa. (17)
Dal punto di vista geopolitico, l’Isis torna utile per diversi motivi all’Occidente. Da una parte perché si finanzia soprattutto vendendo petrolio (di cui Siria e Iraq sono ricche) a basso prezzo sul mercato nero, oltre il 50% del quale sembra venga acquistato da società statunitensi (18) (19). Dall’altra con la loro guerra ad Assad, colpevole, tra l’altro, di opporsi alla costruzione di un gasdotto che porterebbe il gas in Europa dal Qatar, minando lo strapotere russo in materia (20). E, stando alle rivelazioni di Edward Snowden, lo Stato islamico servirebbe anche a proteggere Israele, raccogliendo jihadisti per incanalarli contro i suoi nemici, in un’operazione denominata “Nido dei calabroni”. (21)
E ora che si prospetta una nuova e lunga “guerra al terrore”, come accadde per l’11 settembre il cattivo di turno ha avuto contatti precedenti con la Cia. Ci sono foto che documentano gli incontri tra il “Califfo del Terrore” Al Baghdadi e il senatore americano John McCain, il quale ha anche candidamente ammesso di essere “in costante contatto con l’Isis”. (22) (23)
Al Baghdadi fu prigioniero degli Stati Uniti in Iraq dal 2005 al 2009, dopodiché fu misteriosamente rilasciato. Secondo Snowden, perché reclutato dalla Cia allo scopo di dirigere lo Stato Islamico. (24) (25)
Sulla contiguità tra Isis e Stati occidentali, il giornalista ed ex europarlamentare Giulietto Chiesa è stato molto chiaro: “L’Isis è una specie di Spectre in cui Stati islamici (alleati dell’Occidente) coesistono con i servizi segreti dell’Occidente, a cominciare da quelli francesi, che dovrebbero vigilare sulla sicurezza dei francesi.” (26)
Ce n’è abbastanza, allora, per parlare di complotto? Gli elementi sospetti ci sono tutti.
Prima ci hanno propinato i soliti documenti scampati miracolosamente alle esplosioni dei kamikaze (una costante dopo 11 settembre e Charlie Hebdo: o resistono alle esplosioni o li dimenticano in macchina); poi è arrivata la rivendicazione del Califfo del terrore, come detto targato Cia; poi sono partiti i consueti bombardamenti che, massacrando migliaia di civili in Siria evitano anche la possibilità che qualche ragazzino possa darsi al jihadismo (tanto per ribadire la superiorità occidentale in termini di rispetto della vita umana), e ora tutto l’Occidente è pronto ad aumentare le misure di controllo, gli armamenti, cambiare le Costituzioni in nome della “sicurezza”.
E’ interessante notare che, dopo il caso di Charlie Hebdo, quando un magistrato chiese al governo francese la pubblicazione di documenti legati al traffico d’armi che aveva permesso ai terroristi di compiere la strage, questi furono secretati per “motivi di sicurezza nazionale”. Sembra che la pista delle armi portasse direttamente ai servizi segreti francesi. (27) (28)
Così come sempre Aldo Giannuli (un esperto in materia) si è detto stupito che tra le armi usate dai terroristi ci fosse il fucile a pompa, arma “precisissima, potente, solida, che non si inceppa mai, ma scomodissima da usare e che richiede di riprendere la mira ad ogni colpo. Una arma classicamente usata da servizi segreti (amatissima da quelli americani) e da Cosa Nostra (sempre negli Usa)”. Un’arma “preziosa per attentati ad un determinato bersaglio, ma del tutto disfunzionale nel corso di una azione in cui si spara nel mucchio, cosa per la quale risulta tanto più utile il classico kalashinikov”. (29) Gli stessi terroristi erano stati descritti da alcuni dei sopravvissuti alla strage come “bianchi, che agivano come professionisti, come membri delle forze speciali”. (30)
Infine una stranissima coincidenza sul teatro Bataclan, luogo dove sono morte 89 delle 129 vittime della strage: i proprietari ebrei avevano deciso di venderlo, dopo 40 anni, esattamente lo scorso 11 settembre, prima di trasferirsi in Israele. E come già detto, la comunità ebraica era stata allertata del rischio attentati. (31)
Per chi ama la simbologia, sembrerà anche interessante che nel locale si esibissero, al momento della strage, gli Eagles of Death Metal (letteralmente: Aquile di Metallo di Morte), un nome decisamente profetico, visti i bombardamenti su Raqqa dei giorni successivi. E, sempre rimanendo nel campo simbolico, qualcuno avrà notato la coincidenza tra il giorno Venerdì 13 (con la sua storia) e la Francia come teatro della strage. Ma forse stiamo divagando, anche se sappiamo che esiste gente molto legata alle simbologie.
Secondo Gioele Magaldi, autore del libro “Massoni” e lui stesso aderente alla libera muratoria, dietro questa e tante altre stragi – 11 settembre incluso – ci sarebbe una superloggia guidata da personalità di spicco dell’Occidente, la Hathor Penthalpha (Hathor, come Isis, è uno dei nomi della dea Iside). L’obiettivo sarebbe usare atti di terrorismo per dirigere il mondo nella direzione voluta. Nemico finale: la Cina e la Russia, i principali competitor al potere di Washington. (32)
Ma torniamo al futuro prossimo: quali sono e saranno gli effetti di questo “11 settembre francese”? Quelli che conosciamo.
Politici e giornalisti che si levano a chiedere più misure di sicurezza, guerra al “fanatismo islamico”, più controlli interni e alle frontiere, restrizioni delle libertà civili e dei diritti costituzionali, un “fronte unico” occidentale contro il Terrore, poteri speciali ai governi. E una nuova ondata di islamofobia dilagante.
Chi ne beneficerà? I falchi Usa e occidentali, sempre alla ricerca di nuovi pretesti per intensificare guerre e ingerenze in Medio Oriente contro gli “Stati canaglia” (che domani potrebbero essere etichettati, con un qualsiasi pretesto, come “amici del Terrore” oppure come incapaci di gestire la presenza dell’Isis, e quindi via alla imposizione di nuovi governi filoccidentali), Israele che potrà continuare il suo genocidio in Palestina indisturbato (a proposito, perché l’Isis non attacca gli odiati israeliani, ma continua ad agire tutt’intorno ad essi? La cosa è alquanto curiosa…(33) ), gli sponsor degli Stati Uniti d’Europa che tuoneranno sulla necessità di più unità, di un esercito europeo e di un coordinamento più centralizzato, e tutti coloro che vorranno limitare le libertà civili e intensificare il controllo sulla popolazione, ovviamente per tutelare la nostra sicurezza contro i “terroristi”. Dei terroristi finanziati, armati e addestrati dall’Occidente, sempre monitorati dai servizi, ma che i servizi poi si lasciano clamorosamente sfuggire in casi come questi.
P.s. I sospetti sui servizi segreti francesi sono anche confermati da questo articolo, pubblicato su Megachip il 21 novembre scorso, che mette in luce i legami tra alcuni esponenti del jihadismo e il DGSE francese. Tutti gli uomini noti al pubblico e coinvolti nella strage di Parigi erano in qualche modo monitorati dai servizi, il che rende ridicola l’idea che nessuno sapesse dov’erano e cosa facevano poco prima del 13/11)
Link:
- http://www.barricate.net/2015/03/2335/
- http://www.aldogiannuli.it/strage-di-parigi-stiamo-perdendo-la-guerra-con-la-jihad/
- http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/16/attentati-parigi-sospetto-terrorista-bordo-di-una-seat-ricercato-nel-torinese-fallito-blitz-bruxelles-salah-abdeslam-non-e-stato-catturato-foto-video/2222762/
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13460
- http://www.timesofisrael.com/in-france-defense-experts-see-parallels-to-israel/
- https://www.facebook.com/premiogoebbels/photos/pcb.1706865316213647/1706865272880318/?type=3&theater
- http://www.internazionale.it/opinione/ewen-macaskill/2015/11/20/parigi-attentati-servizi-segreti-errori
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=11&pg=13446
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9497
- http://www.byoblu.com/post/2015/11/16/i-documenti-desecretati-usa-che-raccontano-la-nascita-dellisis.aspx
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=11756
- https://www.facebook.com/99posseofficial/photos/a.148747825951.126983.38017080951/10153152396600952/?type=3
- http://www.byoblu.com/post/2015/11/15/generale-francese-lisis-creato-dagli-usa.aspx
- http://lastella.altervista.org/ex-ufficiale-usa-lisis-e-un-mostro-creato-dalla-cia/
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13441
- http://popoffquotidiano.it/2014/08/08/snowden-lisil-e-stato-addestrato-dalla-cia-e-dal-mossad/
- http://www.barricate.net/2015/03/la-bufala-isis/
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13473
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=8&pg=13224
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=11756
- http://popoffquotidiano.it/2014/08/08/snowden-lisil-e-stato-addestrato-dalla-cia-e-dal-mossad/
- http://popoffquotidiano.it/2014/08/23/il-patto-isil-usa-in-una-foto/
- http://popoffquotidiano.it/2014/11/12/mccain-ammette-sono-in-contatto-permanente-con-lisis-video/
- http://popoffquotidiano.it/2014/08/08/snowden-lisil-e-stato-addestrato-dalla-cia-e-dal-mossad/
- http://www.byoblu.com/post/2015/11/16/i-documenti-desecretati-usa-che-raccontano-la-nascita-dellisis.aspx
- http://it.sputniknews.com/mondo/20151116/1553459/mandanti-terrorismo-ISIS.html
- http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13444
- http://www.libreidee.org/2015/11/strage-a-parigi-operazione-militare-truccata-da-jihadismo/
- http://www.aldogiannuli.it/strage-di-parigi-stiamo-perdendo-la-guerra-con-la-jihad/
- http://www.corriere.it/esteri/15_novembre_14/attentati-parigi-testimoni-terroristi-erano-bianchi-sparavano-come-soldati-forze-speciali-e184e4ee-8ab3-11e5-8726-be49d6f99914.shtml
- https://www.forexinfo.it/Parigi-il-teatro-Bataclan-era
- http://www.libreidee.org/2015/11/il-massacro-di-parigi-e-le-rivelazioni-choc-di-gioele-magaldi/
- https://www.facebook.com/premiogoebbels/photos/a.1475876469312534.1073741828.1475866322646882/1707340056166173/?type=3
Naomi Klein, la crisi ambientale e l’urgenza di ripensare la società attuale
(Articolo pubblicato sul sito “Barricate.net” il 16/9/2015)
Ho da qualche giorno finito di leggere “Una rivoluzione ci salverà” di Naomi Klein (titolo originale: “This changes everything”), e il libro centra perfettamente quella che è la sfida più grande per il futuro prossimo dell’umanità. La Klein rileva come, per evitare una crescita della temperatura di più di 2 gradi entro la fine del secolo e tutti i disastri che ne deriverebbero (sotto forma di terremoti, inondazioni, carestie, immigrazioni di massa, città sommerse, ondate di calore estremo), occorre ripensare radicalmente l’attuale sistema socio-economico, riducendo rapidamente la nostra dipendenza dai combustibili fossili e aumentando il nostro utilizzo di energie rinnovabili. Questo rapido cambiamento, seppur necessario, è tuttavia ostacolato dalle potenti lobby dei combustibili fossili, che non vogliono perdere le loro ingenti fonti di profitto, a volte aiutate dalle stesse organizzazioni “verdi”. Ad opporsi a questa inversione di marcia è anche il sistema del capitalismo neoliberista in sé: operare una conversione sostenibile dell’economia mondiale implica dare grande potere di regolare l’economia agli Stati e agli organismi sovranazionali, il che vuol dire porre fine alla deregolamentazione dei mercati e delle attività economiche – uno dei pilastri della dottrina neoliberista – e fermare le ondate di privatizzazioni, riportando al centro l’importanza del settore pubblico. Per questo la Klein insiste sulla necessità di una “inversione a U”: il capitalismo, come lo conosciamo adesso, deve radicalmente essere modificato se si vogliono operare quei cambiamenti che la sconfortante agenda climatica ci impone.
Per andare verso il disastro, dice la Klein, è sufficiente invece “continuare sulla strada che abbiamo intrapreso finora”.
Il tema del cambiamento climatico si lega anche ai temi della sovrappopolazione e della futura scarsità di risorse. Un altro mito della economia contemporanea è quello della crescita eterna. La Terra, invece, ci dice che le risorse sono limitate, e che ogni anno consumiamo il budget di risorse rinnovabili messe a disposizione dal pianeta sempre prima (quest’anno l’”Overshoot Day” è stato il 13 agosto, l’anno scorso fu il 19), andando ad intaccare quelle accumulate nel corso di secoli.
Per impedire che in futuro semplicemente non ci siano risorse sufficienti e si inasprisca una vera e propria guerra di tutti contro tutti, occorre ridurre l’impatto degli esseri umani sul pianeta e sulle sue risorse. Questo è possibile solo in due modi (se si vogliono evitare quelli più spiacevoli, come guerre, carestie ed epidemie): facendo meno figli e consumando meno risorse. Proprio il contrario di quello che ci dicono di fare due fra le istituzioni più potenti del pianeta: la Chiesa cattolica, che si oppone a qualsiasi forma di controllo delle nascite (compresi i contraccettivi), e le corporation globali, che insistono sulla necessità di aumentare indefinitamente i consumi.
Gli stessi accordi per il commercio internazionale approvati nel corso degli ultimi decenni, hanno causato l’aumento delle emissioni nocive e sancito la prevalenza delle esigenze del commercio su quelle della salvaguardia della Terra e della sua abitabilità.
Di questo passo, il pianeta sarà in futuro un luogo sempre più caldo, sempre più sovrappopolato, con una violenta guerra di tutti contro tutti per le risorse, sempre più scarse. E sarà un luogo funestato da sempre più frequenti disastri naturali, di cui probabilmente le corporation cercheranno di avvalersi per realizzare ulteriori profitti, com’è nello stile del “capitalismo dei disastri”.
La Klein offre come soluzione la costituzione di potenti e organizzati movimenti/partiti ambientalisti, che mettano al centro dei propri obiettivi la salvaguardia dell’ambiente e del clima, unitamente all’abbandono delle dottrine neoliberiste in economia e alla redistribuzione delle risorse e della ricchezza, contribuendo a democratizzare il potere togliendolo a quella frazione dell’1% della popolazione che lo detiene tuttora.
Ancora una volta, tutto dipende dalla capacità delle masse di autorganizzarsi contro le élite che cercano di manipolarle. Per operare questi cambiamenti nonostante l’azione contraria dei media e della politica filo-industriali, ci vorrà l’impegno di tutti.
La strage di Parigi, i punti oscuri e chi se ne avvantaggia
La bufala Isis e il solito giornalismo complice
(Articolo pubblicato sul sito “Barricate.net“, il 10/03/2015)
La stampa mainstream è ormai campionessa indiscussa nel prendere tutto ciò che viene diffuso dai piani alti del potere e dargli risonanza come verità assoluta.
Quando poi queste “verità” vengono dall’Impero americano, allora la sudditanza è ancora maggiore.
L’ultimo caso eclatante è quello dell’Isis, lo Stato islamico diventato agli occhi dell’Occidente come il nuovo nemico da combattere, tanto da giustificare l’invio di contingenti in Iraq e Siria da diversi Paesi del mondo, compreso il nostro.
Orbene, si tratta dell’ennesima creatura americana, sebbene la stampa in mano a banche e multinazionali insista nel propinarcela come il nuovo spauracchio per i “popoli liberi”.
A dare conto delle numerose incongruenze sul caso Isis è stato soprattutto – per l’Italia – Franco Fracassi su Popoff Quotidiano, che con i suoi articoli ha messo in luce tutti i collegamenti tra lo Stato islamico, gli Stati Uniti e la Nato.
Prima è venuto fuori che Al Baghdadi e altri uomini dell’Isis e Al Qaeda si erano incontrati più volte con il senatore John McCain, esponente dei repubblicani e uomo ombra della politica estera Usa.
Poi ci ha pensato Hillary Clinton a chiarire che l’Isis è “un prodotto degli Usa, ma sfuggito di mano”.
In precedenza Edward Snowden, il Gola Profonda dell’Nsa, aveva rivelato i piani per la creazione dello Stato islamico, come strumento per dare agli Usa la scusa per attaccare la Siria di Assad. Cosa che si sta puntualmente verificando, visti i recenti “cambi di strategia”.
In seguito abbiamo appreso dell’esistenza di migliaia di conti correnti dello Stato islamico presso le banche Usb e Hsbc, di cui si “servivano” in precedenza anche Al Qaeda e la Cia, dei quali Obama era a conoscenza sin dal 2008.
Persino i servizi segreti Usa non considerano l’Isis “un pericolo per l’America”, mentre esperti analisti ritengono che il vero motivo della guerra all’Isis sia intervenire sull’Iraq e la Siria di Assad.
Sono state persino trovate evidenze su soldati britannici che combattono fianco a fianco con lo Stato islamico.
Inoltre sono venute fuori rivelazioni riguardanti il trattamento di alcuni miliziani dell’Isis, vezzeggiati e coccolati nelle basi Nato in Turchia, e sui rifornimenti di armi, uomini e denaro allo Stato islamico, provenienti direttamente dagli Stati Uniti e arrivati a destinazione tramite la Turchia (membro cardine della Nato).
A questa già abbondante mole di prove vanno sommati i recenti video sospetti dei ”terroristi” (su cuiesperti hanno ravvisato montature di vario genere); le informazioni su di loro provenienti in larga parte dal Site, gestito da Rita Katz, una sionista convinta (e probabile spia del Mossad); le dichiarazioni di un ex ufficiale americano, Kenneth O Keefe, e dell’ex agente Cia Steven Kelley, per i quali l’Isis è stata creata dagli Usa; e un report delle Nazioni Unite secondo il quale Israele sta collaborando con lo Stato islamico.
Insomma, la storia della guerra al terrore, ancora una volta, non regge.
Stiamo parlando dell’ennesima montatura made in Usa – Israele per giustificare un intervento militare in Iraq e Siria e per destabilizzare un governo, quello di Assad, democraticamente eletto.
Del resto la storia dei due Paesi è piena di interventi militari e di colpi di Stato targati Cia – Mossad, per detronizzare capi di governo poco graditi a Washington e Tel Aviv. Così come di organizzazioni terroristiche da loro finanziate e armate per raggiungere scopi politici.
Barricate ne ha parlato durante l’intervista a John Perkins, ex “sicario dell’economia” e ora in prima linea nel denunciare i crimini dell’Impero americano. Anche Paolo Barnard ha descritto il terrorismo di marca occidentale in modo molto puntuale nel suo libro “Perché ci odiano”.
Si tratta quindi solo dell’ennesimo tassello di un grande – e cruento – puzzle.