L’unico Nuovo Ordine Mondiale accettabile

Si parla sempre dei progetti delle oligarchie globaliste per un Nuovo Ordine Mondiale.
Ovviamente questo sarebbe, nei loro piani, un Ordine in cui pochi super-ricchi governano su una massa sterminata di poveri, e in cui poche nazioni-guida (Stati Uniti e Cina in primis) dettano l’agenda a tutte le altre.
Ma cosa succederebbe se i popoli del mondo si concentrassero su un Nuovo Ordine
Mondiale che è quello che LORO vogliono?
La prospettiva sarebbe ribaltata, poiché ai piani dello 0,01 della popolazione si
sostituirebbe quello del restante 99,99%.
Ma quali caratteristiche dovrebbe avere questo Nuovo Ordine Mondiale “popolare”?
Secondo chi scrive, tre dovrebbero essere i suoi caratteri principali:

1) Maggiore giustizia sociale possibile

La riduzione delle disuguaglianze e la garanzia di un elevato tenore di vita per ogni
essere umano dovrebbe essere l’elemento principale di questo Nuovo Ordine Mondiale, compatibilmente con le risorse disponibili sul pianeta.
Le differenze economiche individuali non dovrebbero essere abolite, ma occorrerebbe
contrastare severamente tutti quegli accumuli di capitale tali da permettere a pochi individui di dettare l’agenda al resto dell’umanità, attraverso una fiscalità
severissima verso i più ricchi e redistribuzioni massicce di ricchezza.
Enti nazionali e sovranazionali dovrebbero provvedere a questo scopo.

2) Libertà, sovranità, autodeterminazione dei popoli

Ogni Stato e ogni popolo dovrebbe essere sovrano, ovvero in grado di eleggere i propri
rappresentanti per gestire le risorse e risolvere i problemi locali, al riparo da ingerenze esterne.
Questa è la base della vera democrazia, quindi dovrebbe essere negata ogni forma di
imperialismo o colonialismo, da parte di altri Stati o soggetti privati.

3) Armonia col Pianeta

Ogni popolo e ogni Stato dovrebbero adottare politiche ecosostenibili, in modo da
impattare il meno possibile sulla Terra e sulle sue risorse.
Dovrebbero essere adottate politiche di sviluppo sostenibile e una severa lotta allo spreco di risorse. Il rapporto tra consumi eccessivi ed eventuale sovrappopolazione dovrebbe essere risolto combattendo gli sprechi, adottando soluzioni ecosostenibili e incentivando una riproduzione consapevole nei Paesi ad alto tasso di natalità.

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E ora fate la coalizione sovranista

Mentre procede la devastazione del Paese ad opera del governo-Nightmare guidato da
Freddy Krueger Conte (l’ultima è stata venderci alla Troika col Recovery Fund,
maggiori dettagli in questo video dell’avvocato Marco Mori e in questo contributo dell’economista Valerio Malvezzi), e dopo la decisione della proroga dello stato d’emergenza (per cui è necessario continuare a fare pressione sulla presidenza della Repubblica perché non ci sia NESSUNA proroga), si è verificato anche qualcosa di buono nel nostro sciagurato Paese.
E precisamente la nascita di Italexit, il partito di Gianluigi Paragone.
Questa è sicuramente una buona notizia, alla luce delle posizioni sempre più europeiste professate da Lega e FdI (per tacer del M5S, che ha tradito tutto ciò che era umanamente tradibile), ma per il nuovo partito vale quanto si è detto in precedenza per Vox di Fusaro.

In primis, occorre che il nuovo partito sia disposto a “fare squadra”, ovvero rientrare
in una coalizione più ampia di tipo sovranista/patriottico, capace di aggregare numerose personalità di rilievo e così costituire un polo veramente competitivo nei confronti dei partiti tradizionali. Diversamente, si crea solo una squallida “battaglia per lo zero virgola” che non serve a nessuno, specialmente agli italiani.
La seconda condizione è che il partito abbia come unici referenti possibili per un’eventuale alleanza di governo i sovranisti ancora presenti in Lega e FdI.
E quindi, porte spalancate al dialogo con Borghi, Bagnai, Rinaldi e tutti quelli che
ancora hanno un minimo senso dell’interesse nazionale.
Porte chiuse a doppia mandata (rinforzando anche le finestre, per sicurezza) ai traditori bastardi del Pd e a quei M5S che professano le stesse idee (se qualcuno di loro si vuole ancora salvare, farebbe bene a mollare la barca che affonda subito, facendo crollare questo governo vergognoso).

Una volta chiarito questo, la creazione di una vera coalizione sovranista, che potrebbe
ricomprendere Paragone, Vox, FSI, R2020 di Cunial e Barillari, Noi di Amodeo e altri, sarebbe un gran bene per il Paese, costituendo una validissima alternativa ai due poli
e al moribondo M5S. Per rendere ancora più forte la connotazione nazionalista, e per
evitare la retorica del “voto utile”, questa coalizione potrebbe decidere di confluire fin
da subito nella coalizione di centro destra, dove costituirebbe l’ala più radicalmente
anti-europeista, anti-vaccinazista e nel contempo attenta agli aspetti sociali e ambientali.
In alternativa, potrebbe dare fin da subito la sua disponibilità ad una alleanza post-voto, rischiando però così di sottrarre voti preziosi a Salvini e Meloni a favore del centrosinistra + M5S. La prima opzione è, quindi, decisamente preferibile.

Come che sia, occorre mettersi immediatamente tutti al lavoro per l’unico obiettivo che abbia un senso perseguire nella politica italiana: la ricostituzione dell’equivalente del governo giallo-verde, una coalizione che metta assieme gli aspetti securitari, anti immigrazione, nazionalisti e di vicinanza ai valori tradizionali della destra, con le istanze anti-europeiste, sociali, anti-liberiste e anche ambientali dei sovranismo costituzionale.
Il tutto accompagnato dal ferreo rifiuto della dittatura sanitaria e vaccinale in corso e dalla lotta a qualsiasi ingerenza di natura sovranazionale sul processo democratico.
Quello che il governo giallo-verde, sebbene in maniera  imperfetta, stava cominciando.
E’ ora di perfezionare il progetto.

Sul gretinismo, le trappole e le opportunità che offre

Gira un simpatico post su Facebook, che dice pressapoco così: “Volete cambiare il mondo? Sedetevi fuori dal Parlamento con un cartello. Dopo pochi giorni tutti i media parleranno di voi e sarete invitati all’Onu, al Parlamento europeo, a Davos, dai capi di Stato e di governo, dal papa, e vi proporranno per il Nobel. Funziona così. O no?”
Al di là dell’ironia, il post coglie perfettamente la spontaneità del “fenomeno Greta”, creato con abile operazione di marketing e diventato virale negli ultimi tempi.
Non si può non notare la concomitanza della mania “green” con le elezioni europee, in un momento in cui i partiti sovranisti e populisti sono dati in forte ascesa.

È evidente che una tale copertura mediatica viene concessa dai padroni del vapore solo per precisi interessi. E in questo momento, gli interessi in ballo sono quelli di un rilancio dei partiti di centro-sinistra, sempre più odiati dalla popolazione per le loro politiche europeiste, neoliberiste, immigrazioniste e in contrasto alla famiglia naturale. Sconfitti su tutti gli altri campi, a sinistra cercano un rilancio tramite le tematiche verdi, per poi continuare con le solite politiche di sempre (ius soli, immigrati come se piovesse, adozioni gay e utero in affitto, più Europa, più globalizzazione, austerità e macelleria sociale).

Per quanto riguarda il problema del riscaldamento globale, è tematica che deve essere discussa in consessi scientifici (dove ci sono opinioni discordanti, vedi il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia e lo scienziato Antonino Zichichi), e non può essere certo una ragazzina sedicenne semi-handicappata a dettare l’agenda ai capi di governo.
Fa ridere che gli stessi individui che affermano che ci vogliono laurea, Master e specializzazione all’estero per disquisire su qualsiasi cosa – dai vaccini all’Euro – adesso pendano dalle labbra di una sedicenne e abbiano un segretario di partito con la terza media.
E fa pensare la retorica dell’emergenza, che è da sempre lo strumento preferito dalle “élite” quando vogliono qualcosa in fretta: dal “Fate presto” che mandò a casa Berlusconi nel 2011 per far posto a Monti, alla Shock Economy neoliberista ampiamente denunciata da penne quali Naomi Klein: crea un problema, uno shock, poi offri una soluzione, la TUA soluzione.

Ma l’improvviso ringretinimento globale non viene del tutto per nuocere: se si cancella l’evidente manipolazione a fini elettorali, un recupero del senso ambientale è altamente auspicabile, ma in funziona anti-capitalista.
Il principale colpevole della disuguaglianza sociale, così come della distruzione del pianeta, è proprio il capitalismo neoliberista e sregolato: se da un forte movimento verde a livello globale dovesse scaturire la volontà di imporre a Stati e multinazionali leggi stringenti sulle emissioni nocive, sull’abolizione della plastica monouso, sull’utilizzo di materiali interamente ecosostenibili, e si irreggimentasse la bestia impazzita del mercato e dell’industria globale in nome di un bene pubblico superiore, questo sarebbe sicuramente un grande risultato. Purché sia un’occasione per creare una coscienza ecologica diffusa, e non l’ennesimo cavallo di Troia per invocare più Europa e più globalizzazione contro i “cattivi sovranisti e populisti”.
Il nuovo movimento ambientalista dovrebbe naturalmente chiedere anche più giustizia sociale, perché ha poco senso combattere per il bene del pianeta lasciando in piedi tutte le miserie e storture sociali create dal capitalismo sregolato.
Ecologia, giustizia sociale e autodeterminazione dei popoli, dunque, devono procedere di pari passo.

 

 

P.s. In questo articolo i legami tra lo staff di Greta Thunberg e la One Foundation di Bono Vox, finanziata da George Soros e Bill Gates. Dietro il “fenomeno Greta”, dunque, ci sono i soliti volponi di sempre.

La Banca d’Italia ritorni sotto il controllo politico

Ha fatto scalpore la recente lettera del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alle Camere in occasione dell’istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche.
Nella lettera si affermava il principio per cui, in sostanza, il potere bancario è indipendente e quindi non questionabile dalla politica. Bce e Banca d’Italia non possono prendere ordini dai governi nazionali, è questo il succo del discorso di Mattarella, e il Parlamento non deve intromettersi troppo negli affari degli istituti finanziari.

Tutto questo stride clamorosamente col dettato costituzionale, di cui Mattarella dovrebbe essere fedele interprete.
All’art. 47 della nostra Carta si legge, infatti: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”, affermando così in modo inequivocabile la supremazia di Parlamento e Governo, espressioni della volontà popolare, sugli istituti di credito, banca centrale inclusa.
Non solo: l’art. 41 recita “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Cosicché oltre alla finanza, anche le altre attività economiche sono rigorosamente poste al di sotto del supremo principio dell’utilità sociale e, in generale, del bene pubblico.

È la politica che regola le istituzioni finanziarie, e queste non possono ritenersi indipendenti né dal controllo politico né da quello giudiziario, sebbene la prassi degli ultimi anni voglia convincerci del contrario.
La cosiddetta “indipendenza” delle banche centrali, è un concetto caro ai neoliberisti, e che sia un bene per la società sono solo loro a pensarlo.
Citando il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitiz, non vi è alcuna prova che una banca centrale indipendente faccia meglio l’interesse pubblico di una sotto il controllo politico.
Anzi, semmai è nel primo caso che la politica finisce per essere sottoposta ad un cartello di banchieri i cui interessi possono essere decisamente opachi.

In Italia, come sappiamo, il famoso “divorzio” tra Banca d’Italia e Tesoro avvenne nel 1981, quando l’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta notificò con una lettera al governatore di Bankitalia, Azeglio Ciampi, che non avrebbe più dovuto acquistare buoni del Tesoro nazionali in caso di necessità, costringendo così lo Stato italiano a doversi rifornire dai cosiddetti “mercati”, ovvero altri finanziatori pubblici o privati.
Secondo illustri economisti come Nino Galloni, ex direttore del Ministero del Lavoro, è da quel momento che il debito pubblico italiano ha iniziato ad impennarsi, e questo non per la “politica sprecona”, come spesso si dice, bensì proprio per il divorzio Bankitalia-Tesoro.
Secondo Galloni, tutto ciò è stato il frutto di una precisa manovra franco-tedesca volta a deindustrializzare e desovranizzare l’Italia, eseguita con la complicità di numerosi traditori interni. Per far ripartire il Paese, secondo l’economista, si dovrebbe tornare ad una condizione pre-1981, con una moneta nazionale e ampia libertà di spesa pubblica.

È inevitabile che la rinascita, quindi, passi da un’uscita dall’Euro, per cui sarebbe auspicabile un referendum consultivo come invocato nel precedente articolo, e la ripresa degli strumenti di politica monetaria ed economica ad oggi ceduti in modo assolutamente controproducente alla Bce e alla Ue.
All’interno della gabbia europea, nella moneta unica e lasciando il controllo delle nostre finanze ad istituzioni escluse dal controllo politico, l’Italia non si riprenderà mai.
Occorre pertanto che la politica riprenda in mano quegli strumenti che servono a far ripartire il Paese, se necessario uscendo unilateralmente da Euro e Ue, e rimettendo la Banca d’Italia sotto il controllo governativo.

Che Mattarella poi neghi al Parlamento e al Governo il diritto-dovere non solo di investigare a fondo su eventuali illeciti in ambito bancario, ma anche di mettere il settore sotto controllo, è totalmente assurdo e incostituzionale.
Ricordiamo che il PdR è il garante della Costituzione: qualora si ponga in evidente difesa dell’Ue e di oscuri interessi bancari invece che dei cittadini italiani, sconfina pericolosamente nelle fattispecie di alto tradimento e attentato alla Costituzione, reati previsti dall’articolo 90 della nostra Carta. Il Parlamento valuti se sia necessario prendere provvedimenti.

Organizzate il referendum sull’Italexit

Uno dei motivi per cui M5S e Lega hanno preso così tanti voti alle scorse politiche è stato sicuramente l’essere percepiti come ostili verso l’Ue e l’Euro.
Il M5S ha annunciato per anni di voler organizzare un referendum sulla moneta unica (consultivo, perché quello abrogativo non si può fare sui trattati internazionali), mentre la Lega ha a lungo portato avanti la campagna “Basta Euro”, pubblicato un libricino dal nome “Oltre l’Euro” dove venivano enunciate tutte le criticità della moneta unica, e messo in squadra pezzi da novanta dell’euroscetticismo quali Borghi e Bagnai.

Dopo tutto ciò, i partiti della maggioranza non possono tirarsi indietro sul tema della critica alla moneta unica, sebbene di recente Di Maio e Salvini abbiano più volte affermato di non avere più alcuna intenzione di metterla in discussione.
Gli italiani hanno votato per un governo sostanzialmente sovranista, e quella monetaria è probabilmente la più importante sovranità di uno Stato, così come essenziale è la possibilità di determinare le proprie politiche economiche senza dover chiedere il permesso agli squali di Bruxelles, eterodiretti da Germania, Francia e dalla Bce.

Per questo Di Maio e Salvini farebbero bene, se non vogliono dare una cocente delusione al proprio elettorato già provato dal grave voltafaccia sul tema vaccini (su cui sostanzialmente si è continuata la linea di Burioni e Lorenzin, e forse con ancora maggiore durezza), a organizzare un doppio referendum consultivo sull’uscita dell’Italia dall’Euro e dalla Ue.
Dopo tanti anni di permanenza nella moneta unica e una condizione economica disastrosa, e dopo i continui e insopportabili diktat cui l’Italia è sottoposta da esseri insignificanti quali Juncker o Moscovici, gli italiani hanno il diritto di esprimersi sulla loro volontà di rimanere in questa gabbia oppure no.
Si chiama democrazia, ed è proprio ciò che più odia il regime di Bruxelles e Francoforte.

Sovranità monetaria e libertà vaccinale

Le elezioni regionali delle ultime settimane (Abruzzo e Sardegna) hanno sancito alcune importanti novità sul piano politico: il centrodestra unito stravince ovunque, il centrosinistra straperde ovunque (anche se loro sembrano contenti, il che è bene, avranno ancora molte batoste da festeggiare 😀 ), il M5S sta inesorabilmente crollando.

Il motivo di questi risultati è chiaro: la gente sta punendo duramente sia il centrosinistra per l’orrenda gestione delle politiche economiche e migratorie, tutte orientate a fare gli interessi dell’Ue e degli immigrati e MAI quelli degli italiani, sia il M5S per le mille promesse tradite: in primo piano quelle sulla libertà vaccinale e sulla linea dura verso l’Ue e l’Euro, accantonate subito dopo le elezioni del 4 marzo.
A queste si possono aggiungere la linea ambigua sull’immigrazione, a causa delle continue ed inopportune esternazioni di personaggi come Fico, l’appoggio alle lobby Lgbt di sindaci pentastellati come Appendino, Raggi e Nogarin, e le giravolte sull’Ilva di Taranto (dalla chiusura alla vendita a stranieri) e sulla Tap. Sulla Tav staremo a vedere se resteranno fermi sul No oppure tradiranno pure quest’altra battaglia.

Se le urne stanno punendo com’è giusto i tradimenti verso il popolo italiano del Pd e del M5S , il centrodestra vive il suo momento di maggiore grazia, trainato dalla Lega di Salvini. Ci teniamo a precisare che questo innamoramento è temporaneo e facile a dissolversi. Se il lavoro di Salvini su immigrazione e sicurezza è encomiabile e merita ogni appoggio (anche contro certi giudici eversori di Magistratura Democratica), non bisogna dimenticare che buona parte del successo del vicepremier è dovuto alle sue promesse contro l’Euro e contro l’obbligo vaccinale imposto dalla Lorenzin.
Ora, di recente Salvini ha più volte dichiarato di voler restare nella moneta unica nonostante le evidenze dei danni che questa comporta per l’economia italiana.
C’è chi ritiene che questa sia solo una “strategia” per evitare l’impennata dello spread.
Altri invece ritengono che effettivamente Salvini e i suoi abbiano abbandonato la guerra all’Ue e alla moneta unica per promuovere una maggiore integrazione europea (i famosi – e mai avallati dal popolo – Stati Uniti d’Europa).

Staremo a vedere: se subito dopo le Europee Salvini e i suoi non procederanno con i minibot e con l’approntamento di tutto quanto è necessario al recupero della sovranità monetaria (Banca centrale alle dipendenze della politica, ultimatum alle istituzioni europee per rivedere tutti i trattati in un senso più favorevole all’Italia pena l’uscita da moneta unica e Ue), e se prima di queste non si sarà abrogata la legge Lorenzin con contestuale affermazione del principio di libertà vaccinale (come del resto accade in numerosi Paesi europei, dove non vi è alcuna obbligatorietà), avremo la prova che anche la Lega ha detto solo tante chiacchiere acchiappa-voti, per poi dimenticarsi delle promesse una volta conquistate le poltrone.
Ci auguriamo che Salvini e i suoi vogliano conservare ancora a lungo il loro momento magico con il popolo italiano, e che il M5S voglia scongiurare la propria prossima estinzione mantenendo almeno alcune delle promesse fatte.

Se non ora, quando?

In Francia sta accadendo da settimane una nuova rivoluzione, con i gilet gialli che portano avanti una serie di rivendicazioni che si possono definire pienamente socialiste, o “populiste” come direbbe la neolingua globalista.
Secondo l’economista Jacques Sapir, molte di queste sono incompatibili con la permanenza della Francia nell’Euro.
I francesi hanno commesso il grave errore, lo scorso anno, di scegliere il candidato peggiore all’Eliseo, scartando le alternative Le Pen e Melenchon, e adesso stanno cercando di recuperare terreno. Ci riusciranno? Difficile a dirsi.
Sicuramente apprezziamo lo spirito con cui l’intera nazione si sta ribellando alle politiche globaliste e neoliberiste del pupazzo dei Rothschild e di Attali.

Noi che il nostro Macron l’abbiamo già avuto, nelle forme di Monti prima e di Renzi poi, abbiamo dato la maggioranza a due schieramenti dichiaratamente ostili all’Ue, all’obbligo vaccinale e all’immigrazione incontrollata.
Almeno stando alle dichiarazioni pre elettorali. Perché subito dopo il M5S si è improvvisamente rivelato pro Ue, pro Euro, pro Nato, pro obbligo vaccinale e pro immigrazione di massa. Se su quest’ultimo punto non è passata la linea Fico è solo perché la Lega fa dello stop all’immigrazione clandestina il punto cardine del proprio programma, e quindi non realizzarlo significherebbe la rottura dell’accordo di governo.
Ma l’ambiguità del M5S sull’argomento si palesa ogni giorno, come su tutti gli altri temi.
E il rischio di un inciucio futuro con il Pd, magari dopo il cambio di segretario, è sempre dietro l’angolo.

Adesso che lo scontro con l’Ue sulla manovra di bilancio entra nel vivo, l’esecutivo gialloverde sembra sempre più conciliante ogni giorno che passa, al punto che Monti già gongola intravedendo un “momento Tsipras”.
Non è per questo che questa maggioranza è stata votata.
Gli italiani vogliono i minibot, il recupero della sovranità monetaria, la fine della sudditanza da Bruxelles, lo sforamento dei ridicoli parametri di Maastricht e spesa pubblica a volontà per far ripartire l’economia e garantire nuovamente il benessere.
Se necessario, uscendo sia dall’Euro che dall’Ue.
Inoltre gli italiani vogliono lo stop all’immigrazione di massa, più sicurezza, e la fine del vergognoso obbligo vaccinale imposto dalla Lorenzin.

Se il M5S, come sembra, non vuole realizzare nulla di tutto questo, è bene che scompaia al più presto dalle scelte di voto degli italiani, lasciando il posto ad una maggioranza composta da Lega, Fratelli d’Italia e Casapound.
Per mettere su un governo che, senza ambiguità, metta al primo posto l’interesse nazionale fermando l’immigrazione in modo netto, garantendo la sicurezza, rompendo con l’Ue su tutto ciò che va contro il nostro interesse (fino alla doppia Italexit e alla nazionalizzazione della Banca d’Italia con pieno recupero della sovranità monetaria) e garantendo la libera scelta in ambito vaccinale, come da proposta della Lega prima che il ministro Grillo seguisse pedissequamente le orme della Lorenzin.

Il tempo degli inganni è finito: gli italiani vogliono un esecutivo e una maggioranza dichiaratamente SOVRANISTI, e non c’è Mattarella, Commissione Europea o Bce che tengano. Torniamo padroni a casa nostra.

 

La sovranità appartiene al popolo o allo spread? Intervista ad Antonio Rinaldi

Antonio Rinaldi è un economista e docente universitario, anima del sito Scenari Economici e coautore del recente libro “La sovranità appartiene al popolo o allo spread?”.
In questa intervista abbiamo parlato con lui delle politiche del nuovo governo, del Piano B per l’uscita dall’Euro di Scenari Economici, di pareggio di bilancio e Fiscal Compact, del tema immigrazione di massa e dei trattati di libero scambio quali il Ceta e il Jefta.
Intervista a cura di Domenico Alessandro Mascialino.

 

 

 

Le nostre richieste al nuovo governo

Governo gialloblue

Il nostro sito ha caldeggiato sin dal principio un’alleanza populista includente M5S-Lega-Fratelli d’Italia e altri partiti sovranisti.
Ora che quella alleanza si è – almeno in parte – concretizzata in una coalizione di governo (e auspichiamo l’ingresso della Meloni per aumentare il coefficiente di “patriottismo” dell’esecutivo), non resta che vedere cosa sarà effettivamente fatto dai nuovi ministri.
Non nascondiamo la simpatia per numerose delle figure di governo, e auspichiamo che realizzino realmente il Cambiamento che hanno promesso, a parole e in quanto scritto nel contratto tra Lega e M5S. In particolare:

  • Al ministro dell’Interno e vicepremier Salvini chiediamo di avere la linea più dura possibile verso l’immigrazione di massa, verso le Ong che trafficano carne umana nel Mediterraneo con la scusa dell’umanitarismo, e di garantire la sicurezza nel Paese, divenuto un colabrodo dopo anni di malgoverno piddino. Siamo sicuri che farà del suo meglio.
  • Al ministro dell’Economia Tria chiediamo non di fare dichiarazioni roboanti, che potrebbero creare turbolenze nei “mercati”, ma NEI FATTI disapplicare quei trattati che ci hanno portato con l’acqua alla gola, quali Fiscal Compact, gli stessi parametri di Maastricht, il pareggio di bilancio in Cost., la religione dell’austerità.
    Chiediamo quindi che si proceda al più presto con la realizzazione dei minibot di Borghi, con l’approntamento del famoso Piano B per l’uscita dall’Euro teorizzato tra gli altri da Paolo Savona, e con la spesa a deficit necessaria per rilanciare l’economia del Paese, in totale spregio di irrazionali vincoli internazionali che hanno fatto il loro tempo. L’interesse economico della Nazione deve venire prima di tutto.
  • Al ministro del Lavoro e vicepremier Di Maio chiediamo di abrogare il Jobs Act, ripristinare l’art. 18 e le tutele minime nei confronti di tutti i lavoratori, garantire il reddito di cittadinanza (o un adeguato sussidio di disoccupazione) a coloro che sono privi del lavoro NON PER LORO VOLONTA’, come previsto dalla Costituzione, e coniugare occupazione e sicurezza sul lavoro ovunque ciò sia necessario. Chiediamo anche che lo Sviluppo Economico della Nazione si svolga nel modo più ecosostenibile possibile, favorendo l’utilizzo di fonti rinnovabili e riducendo al minimo l’utilizzo di materiali inquinanti, come ad esempio le plastiche monouso degli imballaggi, che andrebbero proibite per legge e sostituite con materiali biodegradabili.
  • Alla ministra della Salute Grillo chiediamo l’immediata abrogazione della Legge Lorenzin sui vaccini e la garanzia della libertà di scelta. Si potrebbe altrimenti tornare alla normativa previgente, con l’obbligatorietà solo per un numero limitato e realmente necessario di vaccini. Di certo devono finire sia le discriminazioni pecuniarie che quelle sociali e scolastiche per le famiglie dubbiose nei confronti dei vaccini. Anche i medici scettici sull’efficacia delle vaccinazioni a tappeto radiati dall’Albo devono essere immediatamente reintegrati e deve tornare ad essere consentito il dibattito su questi argomenti.
  • Ai ministri della Difesa, degli Affari europei e degli Esteri chiediamo di agire solo e soltanto nell’interesse nazionale, rifiutando tutti quegli accordi militari, politici ed economici che confliggerebbero con la nostra sovranità e i nostri interessi.
    Quindi no agli Stati Uniti d’Europa (mai accettati o visti con favore dal popolo italiano) e a una maggiore integrazione comunitaria, no a spericolate missioni Nato, no a un rapporto conflittuale con la Russia (bene in questo senso i primi passi del nuovo governo), no a trattati internazionali di libero scambio che penalizzerebbero la nostra economia, i nostri standard qualitativi e il Made in Italy (Ttip, Ceta e simili). Si a mettere l’interesse italiano e la nostra Costituzione prima di qualsiasi trattato internazionale, coma già enunciato nel contratto di governo.
  • Al ministro della Famiglia Fontana chiediamo di vigilare che il concetto di famiglia resti quello tradizionale: no a uteri in affitto, no ad adozioni gay, rendere ILLEGALI le cd famiglie “arcobaleno” come quella di Nichi Vendola, realizzate andando in Paesi più “compiacenti” (o cerebrolesi) da questo punto di vista.
    Si alle sole unioni civili, fin quando le si considera una specie di “contratto” tra le parti per regolare alcuni rapporti in tema di gestione dei beni comuni e di successione, e non certo come qualcosa di assimilabile a un “matrimonio”, che deve restare quello tra uomo e donna.
  • Al ministro delle Infrastrutture Toninelli chiediamo di bloccare quelle grandi opere inutili che non servono all’Italia e che sono viste come fumo negli occhi dalle comunità locali. Alludiamo in particolare alla Tav e al Tap.

A tutti gli altri ministri chiediamo di avere buon senso e riportare la NORMALITA’ e il benessere in questo Paese, devastato da anni di malgoverno piddino. Per finire al presidente del Consiglio Conte, auguriamo di essere il giusto interprete delle istanze dei due partiti che compongono la maggioranza di governo, con un occhio attento a far prevalere quelle che più incontrano il favore degli italiani. Mettere insieme la sensibilità leghista e quella grillina su certi temi non sempre deve essere semplice.

 

 

E adesso fate l’alleanza populista

Ennesimo bagno di sangue nel Pd e vittoria di 5 Stelle e Salvini. Questo l’esito delle elezioni del 4 marzo.
Gli italiani hanno parlato forte e chiaro: no ai partiti di centrosinistra, europeisti e pro-immigrazione, si alle forze euroscettiche (o percepite come tali), anti-establishment e anti-immigrazione.
5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, pur non avendo la maggioranza nelle rispettive coalizioni, insieme valgono quasi il 55% dei voti. Un trionfo del “populismo”.
Ora, come ribadito più volte in articoli precedenti, è necessario che queste forze si uniscano per dare all’Italia il governo più euroscettico e sovranista possibile, unica via per fare realmente l’interesse degli italiani.
Berlusconi e Renzi, delegittimati dal voto dopo i loro inciuci passati, devono restare fuori dal governo. Un governo del M5S col Pd, anche derenzizzato, è una sciagura da evitare in ogni modo.
Quindi non ci sono molte scelte: 5 Stelle e Salvini devono trovare un accordo (che potrebbe includere anche FdI) per governare assieme ed esprimere un esecutivo duro verso Euro e Unione Europea fino alla rottura, rigidissimo sul tema immigrazione, e pronto a ridare all’Italia tutte le sovranità perdute, in contrasto con ogni imposizione esterna contraria all’interesse nazionale.
Questa coalizione dovrà far ripartire l’economia affrontando il tema del lavoro e della sovranità monetaria, cancellare il pareggio di bilancio dalla Costituzione e risolvere i tanti guai creati dal Pd, tra cui la sciagurata legge Lorenzin (da abrogare senza se e senza ma).
Ogni altra alchimia di governo è da considerarsi un golpe e alto tradimento verso il popolo italiano.