I primi passi del governo Meloni: meglio di niente, ma si può fare di più

Sono ormai passati due mesi dalle ultime elezioni politiche, che hanno sancito la vittoria del centrodestra e la disfatta sia dei partiti (solo nominalmente) di sinistra, sia del cosiddetto fronte sovranista, penalizzato da fattori che andremo ad analizzare. 

La vittoria del centrodestra non è del tutto una cattiva notizia, essendo preferibile sia ad una vittoria del centrosinistra, sia ad un governo di larghe intese con dentro Pd e M5S, com’era stato con Draghi.
Un governo di centrodestra a trazione Fratelli d’Italia è quindi un esito che non bisogna subito giudicare come negativo, ma che dovrà naturalmente essere valutato passo dopo passo.

Negli articoli precedenti avevamo caldeggiato la nascita di un fronte unico per la sovranità nazionale e la libertà di scelta, euroscettico e contrario ad ogni coinvolgimento nella guerra in Ucraina, contenente i principali attori sulla scena politica, quali Italexit, Ancora Italia, Vita di Cunial ed altri. Questo fronte non si è concretizzato, portando alla scontata sconfitta di tutti i partitini e movimenti in questione, nessuno dei quali ha superato la soglia di sbarramento. 
Inutile dire che, le elezioni organizzate in fretta e furia in piena estate dai soliti furbetti una volta maturata la pensione dei parlamentari, hanno favorito questa divisione, il resto lo hanno fatto gli egoismi individuali dei singoli capipartito.
A penalizzare i partiti antisistema hanno concorso anche il forte astensionismo (oltre il 40%) e la strategia della Meloni di porsi come unica opposizione al governo Draghi, che le ha permesso di essere percepita come patriottica e – appunto – antisistema, anche strizzando l’occhio al mondo No Vax. Si spera che si riesca a fare tesoro di questa lezione, e presentarsi con una lista unica alle prossime tornate elettorali. 

Per quanto riguarda il nuovo esecutivo, si diceva, è forse il meno peggio. 
Sarebbe stato meglio solo con l’inserimento in maggioranza di un partito come Italexit al posto di Forza Italia, il fratello gemello del Pd, ma perché ciò fosse possibile sarebbero state necessarie percentuali ben oltre il 3% per il partito di Paragone, e la disponibilità ad entrare a far parte di un governo di destra, cosa sempre esclusa dal leader. Quindi in definitiva va bene così. 

Ora però occorre che il nuovo governo attui delle politiche che portino un vero cambiamento rispetto all’agenda Draghi, e questa è la vera sfida dell’esecutivo Meloni. 
Gli inizi sono stati così così: bene il reintegro degli operatori sanitari (sebbene tra mille difficoltà imposte da alcune regioni ed Asl); bene i primi provvedimenti contro Ong e trafficanti del mare; bene gli stanziamenti (21 miliardi) contro il caro bollette e gli incentivi alla natalità. 
Molto meno bene il rinnovo delle sanzioni alla Russia e dell’invio di armi all’Ucraina; la scomparsa della cancellazione delle multe agli over 50 non vaccinati e di forme di risarcimento per i sanitari sospesi dal lavoro; la cancellazione del reddito di cittadinanza prevista per il 2024 (è giusto tenerlo in vita, ma potenziando i controlli e assicurando formazione e forme di impiego anche in lavori di pubblica utilità per chi ne beneficia); l’adesione ad un europeismo convinto, che esclude ogni possibilità di uscita da Ue ed Euro (ricordiamo che prima della fine del governo gialloverde si stava procedendo alla stampa dei famosi minibot, propedeutici ad una possibile uscita dalla moneta unica).  

Insomma: il governo Meloni sta facendo bene in alcuni ambiti, ma potrebbe “osare di più”, e con il pieno sostegno popolare, che l’ha votata anche per le sue posizioni anti-dittatura sanitaria e perché la considera una patriota, quindi pronta a mettere l’interesse nazionale prima dei diktat europei ed atlantici, in un momento in cui seguire gli Usa e Zelensky nella guerra alla Russia sembra sempre più un autogol per tutti i Paesi europei.
Per quanto riguarda l’obbedire ai vincoli di Bruxelles, possiamo solo ricordare come tutti i partiti che hanno dichiarato guerra aperta alla Ue, arrivando ad esprimere persino la volontà di uscirne, hanno ottenuto percentuali da oltre il 30%, M5S prima e Lega salviniana poi. 
Si può fare di più, si deve fare di più. 

P.s. Suggeriamo alcune possibili riforme che il nuovo governo potrebbe fare da subito:

  • Cancellazione integrale del Green Pass, negli ambiti in cui ancora esiste, e impegno a non riportarlo più in auge in alcun modo;
  • Cancellazione di ogni forma di obbligo vaccinale, risarcimento dei lavoratori sospesi per non avervi adempiuto, cancellazione delle multe per gli over 50;
  • Commissione d’inchiesta per la gestione pandemica ad opera dei governi precedenti, come del resto promesso dalla stessa Meloni;
  • Stop alle ostilità verso la Russia con la piena neutralità dell’Italia.
    Abbastanza utopico viste le recenti dichiarazioni di amore della Meloni per Zelensky, ma l’Italia ha tutto da perdere nel continuare a seguire un pazzo cocainomane che a momenti ci trascina nella Terza guerra mondiale (vedi incidente con la Polonia) e i suoi burattinai di Washington. I Fratelli d’Italia dimostrino di essere patrioti di fatto, oltre che di nome.

Pubblicità

Il 25 settembre votate l’Antisistema

Si avvicinano le nuove elezioni politiche (a pensione puntualmente maturata dai parlamentari) e inevitabilmente la domanda è: chi votare?
L’astensionismo sarà con ogni probabilità il grande protagonista di questa tornata elettorale, dopo due anni orribili e i cosiddetti partiti “sovranisti” (M5S e Lega) che hanno tradito tutto quello che avevano promesso, spalleggiando Draghi Goldman Sachs, i diktat europei, la Dittatura Sanitaria e l’invio di armi in Ucraina con le sanzioni alla Russia, nel segno dell’atlantismo più servile e masochistico.
La disaffezione per la politica sarà altissima, ma ovviamente non risolverà nulla.
Anche se votasse il 10% della popolazione, sarebbe quello a decidere il nuovo Parlamento. L’unica soluzione è quindi votare i cosiddetti partiti antisistema.

Nell’ultimo post, abbiamo caldeggiato una unione del fronte sovranista e antisistema tale da creare una grande coalizione, in grado di raggruppare il dissenso e costituire una forte alternativa al Partito Unico della Nato, della Ue e della Dittatura Sanitaria.
Questa unione non si è realizzata a causa dei protagonismi tra le varie parti, portando alla nascita di 4 principali liste sovraniste, tra quelle che sono riuscite a raccogliere le firme in pieno Ferragosto.
Ovvero: Italexit con Paragone, Italia Sovrana e Popolare di Rizzo e Toscano, Vita di Polacco e Cunial, Alternativa per l’Italia di Adinolfi e Di Stefano.
E’ inutile ribadire che queste liste sostanzialmente arriveranno a farsi una sorta di guerra tra poveri e fratricida per superare lo sbarramento, portando avanti più o meno le medesime posizioni sui temi più importanti.
A questo punto, la soluzione migliore per evitare che nessuna di queste liste passi il 3%, sarebbe votare compatti per una sola di loro.
E questa lista, a nostro parere, dovrebbe essere Italexit di Paragone.
Il motivo è semplice: Paragone è il leader mediaticamente più forte di tutti, essendo abituato al confronto pubblico e a gestire i dibattiti televisivi, inoltre ha schierato una squadra di altissimo livello comprendente Giovanni Frajese, Giuseppe Barbaro, Andrea Stramezzi, Marco Mori, Giuseppe Sottile, Stefano Puzzer, Marione Improta, Francesco Amodeo, Nunzia Schilirò, Rosanna Ruscito.
Ovvero i migliori esponenti dell’opposizione all’europeismo, all’atlantismo e alla Dittatura Sanitaria.
Per non parlare del programma (qui sintetizzato in 20 pagine), che comprende punti importanti come: l’uscita da Euro e Ue; il No secco a Green Pass e obbligo vaccinale; una commissione d’inchiesta per la gestione della pandemia; il reintegro con risarcimento di tutti i lavoratori e professionisti sospesi o radiati perché non inoculati; il No secco alle sanzioni alla Russia e all’invio di armi in Ucraina; la lotta a globalismo e neoliberismo; la difesa del Made in Italy; lo stop all’immigrazione clandestina, e tanto altro.
Nessun dubbio, quindi, che Italexit vada sostenuto.
Ma c’è un grande PERO’.

Le recenti dichiarazione di Paragone, anche in tv dalla Annunziata, non lasciano spazio a dubbi: Italexit non si allea con nessuno. Questo significa che, in caso di ingresso in Parlamento, non supporterà né il centrodestra né il centrosinistra.
E’ una posizione che riteniamo molto pericolosa, e simile al 5 Stelle delle origini (partito gatekeeper che aveva come fine la continuità al governo del centrosinistra).
In breve, se dovesse vincere – come sembra – il centrodestra, e Italexit dovesse superare lo sbarramento, potrebbe togliere al cdx proprio i voti necessari per governare da solo, senza Pd e M5S.
Ma, venendo meno i voti del partito di Paragone, il centrodestra potrebbe essere nuovamente costretto a governare con uno dei partiti di centrosinistra, dando vita ad una grande coalizione simile a quella che ha governato finora con Draghi.
Nessuna novità sostanziale, quindi, rispatto a quanto abbiamo avuto negli ultimi
due anni.
Si potrà obiettare che Lega e Forza Italia hanno obbedito diligentemente a tutto quanto veniva imposto da Draghi, ma un governo interamente di centrodestra resta probabilmente un filino meglio di un governo in cui il Pd sia determinante.
Per cui, come al solito la priorità è rispedire il Pd all’opposizione e tenercelo.

In definitiva, la nostra soluzione per le prossime elezioni è quella di supportare Italexit di Paragone, ma successivamente il partito dovrebbe sostenere la coalizione di centrodestra per evitare un disastroso ritorno del Pd al governo (o anche del M5S, che è sostanzialmente sulle stesse posizioni).
Facendo questo, Italexit potrebbe diventare l’ago della bilancia del prossimo esecutivo, in grado di porre il veto su tutte le tematiche più importanti e anche farlo cadere se necessario.
Diversamente, il partito di Paragone rischia solo di sottrarre voti al centrodestra, costringendolo poi a cercare l’appoggio di qualche partito di centrosinistra e limitandosi ad una sterile opposizione da 3-4%. La stessa strategia del M5S delle origini, che poi non a caso ci regalò il governo Renzi pur di non accordarsi con Bersani.
Al leader del partito la decisione, e la responsabilità per il prossimo esecutivo.

E ora fate la coalizione sovranista – parte seconda

Subito dopo la discesa in campo di Paragone, con la nascita del partito Italexit, scrivemmo questo post in cui si invocava una unità tra tutte le formazioni sovraniste in vista dell’obiettivo comune di “riprenderci le chiavi di casa”, ovvero uscire da Ue ed Euro, e dare all’Italia un governo che facesse finalmente l’interesse nazionale.
Questa necessità va ribadita a maggior ragione oggi, quando si parla di possibili dimissioni di Draghi ad agosto, e in ogni caso a meno di un anno dalla “scadenza” naturale delle Camere.
Italexit, secondo i più recenti sondaggi, avrebbe superato la soglia di sbarramento, permettendo a Paragone e ai suoi di entrare in Parlamento. Se questo è già un ottimo risultato, occorre collocarlo in una prospettiva più ampia.
Se si riuscissero a coinvolgere in una coalizione sovranista anche le altre sigle con obiettivi comuni (e cioè Alternativa, Ancora Italia di Fusaro, Riconquistare l’Italia, Pro Italia di Brandi, SìAmo, il PC di Rizzo, più ottimi elementi come Francesca Donato) le possibilità di ottenere risultati importanti alle prossime elezioni aumenterebbero ulteriormente, evitando di disperdere il voto con esiti da zero virgola.
Questa coalizione sovranista, capeggiata da Italexit, dovrebbe ruotare attorno a tre punti fondamentali:

1) Uscita da Ue ed Euro, con recupero pieno della sovranità nazionale e monetaria;
2) Affermazione della totale libertà di scelta in ambito terapeutico, con eliminazione sia dell’obbligo vaccinale (non solo anti-Covid, ma anche di quello ex legge Lorenzin) sia del Green Pass, per evitare che venga ripresentato in qualsiasi momento. Quindi recupero della sovranità in primis sul PROPRIO CORPO;
3) Uscita dalla Nato, stop all’invio di armi in Ucraina, fine delle sanzioni alla Russia.
Gestire anche la crisi ucraina sotto la lente della nostra Costituzione (che all’art. 11 ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali) e del preminente interesse nazionale.

Attorno a questo nucleo di base, occorrerà inserire altri elementi necessari alla nostra politica nazionale, ovvero: il recupero dello stato sociale contro neoliberismo e privatizzazioni (cancellazione quindi del pareggio di bilancio in Cost.); misure economiche keynesiane volte alla piena occupazione; lotta alle ingerenze di Stati, banche, corporations e “filantropi” esteri sulle nostre istituzioni; controllo dello Stato su settori strategici dell’economia nazionale; un ambientalismo ragionevole e non quello malthusiano dei nazisti di Davos; una gestione decisa dell’immigrazione che preveda un forte controllo sulle frontiere.

Naturalmente occorrerà abbandonare tutte le misure folli imposte in questi due anni, come tamponi e mascherine necessari ovunque, rendendo il loro uso FACOLTATIVO.
E occorrerà smarcarsi dalla logica di “economia bellica” che ci vorrebbero rifilare, con sacrifici inutili (tra bollette alle stelle e razionamenti vari) per una guerra che è solo interesse degli americani prolungare ad oltranza, mentre la diplomazia europea dovrebbe spingere per una rapida fine del conflitto, con concessioni reciproche tra Russia e Ucraina (sarebbero sufficienti il riconoscimento di Donbass e Crimea alla Russia, la neutralità ucraina nel senso di non ingresso nella Nato e nella Ue, e la denazificazione delle istituzioni ucraine, con la rimozione di tutti i personaggi legati all’estrema destra da ruoli di responsabilità).

Per attuare un programma del genere, occorre la formazione di un’ampia coalizione sovranista come su menzionata, e poiché raggiungere il 51% è impresa praticamente impossibile, occorre essere pronti ad allearsi con quegli altri partiti che hanno posizioni condivisibili.
Di quelli attualmente nell’arco parlamentare, vanno coinvolti certamente Fratelli d’Italia più alcuni pezzi di Lega e Movimento 5 Stelle.
Vanno completamente esclusi, invece, Pd e Forza Italia, per ovvi motivi.

La creazione di sinergie in Parlamento è necessaria anche per poter dare l’eventuale autorizzazione a procedere per i crimini ministeriali dallo scoppio della pandemia in poi: è di pochi giorni fa la notizia che mezzo governo Conte Bis è indagato dalla procura di Roma per reati che comprendono l’abuso d’ufficio, il procurato allarme, la diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico, il sequestro di persona e la violenza privata. Per questo l’ideale sarebbe una nuova maggioranza che comprendesse la coalizione sovranista di cui sopra, più Fratelli d’Italia, che non ha partecipato agli ultimi due governi. Servirebbero però percentuali ben oltre il 20% per entrambe le formazioni. Più realistica sarebbe una maggioranza che comprendesse almeno anche la Lega, in grado così di dare l’autorizzazione nei confronti del Conte Bis. Rimarrebbero però quasi sicuramente impuniti i crimini compiuti durante il governo Draghi, cui la Lega ha partecipato.
Per questo è necessaria al più presto una maggioranza che si possa reggere anche solo sulla coalizione sovranista di cui si è detto, più Fratelli d’Italia.
E che questa sia pronta per le prossime elezioni politiche.

E adesso fate l’alleanza populista

Ennesimo bagno di sangue nel Pd e vittoria di 5 Stelle e Salvini. Questo l’esito delle elezioni del 4 marzo.
Gli italiani hanno parlato forte e chiaro: no ai partiti di centrosinistra, europeisti e pro-immigrazione, si alle forze euroscettiche (o percepite come tali), anti-establishment e anti-immigrazione.
5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, pur non avendo la maggioranza nelle rispettive coalizioni, insieme valgono quasi il 55% dei voti. Un trionfo del “populismo”.
Ora, come ribadito più volte in articoli precedenti, è necessario che queste forze si uniscano per dare all’Italia il governo più euroscettico e sovranista possibile, unica via per fare realmente l’interesse degli italiani.
Berlusconi e Renzi, delegittimati dal voto dopo i loro inciuci passati, devono restare fuori dal governo. Un governo del M5S col Pd, anche derenzizzato, è una sciagura da evitare in ogni modo.
Quindi non ci sono molte scelte: 5 Stelle e Salvini devono trovare un accordo (che potrebbe includere anche FdI) per governare assieme ed esprimere un esecutivo duro verso Euro e Unione Europea fino alla rottura, rigidissimo sul tema immigrazione, e pronto a ridare all’Italia tutte le sovranità perdute, in contrasto con ogni imposizione esterna contraria all’interesse nazionale.
Questa coalizione dovrà far ripartire l’economia affrontando il tema del lavoro e della sovranità monetaria, cancellare il pareggio di bilancio dalla Costituzione e risolvere i tanti guai creati dal Pd, tra cui la sciagurata legge Lorenzin (da abrogare senza se e senza ma).
Ogni altra alchimia di governo è da considerarsi un golpe e alto tradimento verso il popolo italiano.

Il 4 marzo votate in massa Lega. Contro l’Eurodittatura e contro l’immigrazione di massa

Tra un mese si vota, finalmente.
Dopo un supplizio durato 5 anni a base di piddismo-boldrinismo e larghe intese, c’è ora la possibilità di cambiare qualcosa. Non tutto, forse, ma qualcosa.
Facciamola breve: alle prossime elezioni bisogna votare Lega. E spiego subito perché.

Innanzitutto perché il vero nemico dell’Italia si chiama Unione Europea, con le sue regole assurde e il grimaldello infernale chiamato Euro che ci stanno riducendo inesorabilmente a un Paese del Terzo Mondo. Per cui bisogna rafforzare i partiti più ostili verso l’Ue e la moneta unica (oltre che verso il Fiscal compact e il pareggio di bilancio), che allo stato attuale sono Lega, Fratelli d’Italia (che però sembra molto tiepida su temi come il pareggio di bilancio) e Casapound.
La differenza è che la Lega, se adeguatamente sostenuta, potrebbe essere la forza trainante del centrodestra, al posto della europeista Forza Italia (già pronta alle larghe intese col Pd), mentre gli altri due partiti, pur potendo entrare in Parlamento, non avranno un numero di uomini talmente alto da risultare determinanti.
Per cui è sulla Lega che bisogna puntare a questo giro, anche grazie alla presenza di pezzi da novanta del sovranismo quali Borghi, Bagnai, Zanni e Siri.

Il secondo motivo è legato chiaramente alle sconsiderate politiche migratorie appoggiate dai nipotini di Soros del Pd, Leu e Più Europa: per evitare di diventare una provincia africana sia economicamente che etnicamente, occorre chiudere ermeticamente i confini e rispedire al mittente un cospicuo numero di illegali e delinquenti, curandosi che non ritornino. Per i musulmani servirebbe addirittura un numero chiuso, per evitare che comincino ad avanzare pretese con la “politica del ventre” (sfornando cinque figli a testa e chiedendo che le norme italiane si adeguino progressivamente ai loro capricci medievali).
Anche per questo motivi i partiti di destra-destra vanno assolutamente sostenuti mentre bisogna lasciare a becco asciutto Boldrine, Bonine e pidioti vari.

Poi occorreranno politiche per il lavoro e la natalità, ma questo passa evidentemente dal recupero della sovranità monetaria e dall’abbandono di qualsiasi imposizione legata ai disastrosi trattati europei. Inoltre occorrerà abolire la sciagurata legge Lorenzin, che ha reso i bambini italiani delle cavie per le folli sperimentazioni di Obama e della case farmaceutiche. Sapremo in futuro come è stata ricompensata la pazza per i suoi servigi: magari un incarico importante in qualche azienda privata? Non ci stupirebbe.

In definitiva, l’obiettivo per queste elezioni è formare il Parlamento, e possibilmente il governo, più sovranista, euroscettico e anti-immigrazione possibile, sperando che l’entità della vittoria del centrodestra sia tale (40% circa) da scongiurare nuove larghe intese.
Tutti gli indecisi sono chiamati a dare il loro contributo.

P.s. Non si pensi neanche per un secondo che la soluzione sia il M5S.
Dopo il tentato ingresso nell’Alde, il pranzo con la Trilaterale, i mille viaggi a Washington e Londra di Di Maio, e le sue rassicurazioni sul non voler uscire dall’Euro, il M5S è un partito pro-establishment come tanti altri.

La politica no alleanze dei 5 Stelle ci consegnerà una nuova legislatura di larghe intese. A meno che stravinca il centrodestra

Su questo sito abbiamo caldeggiato più volte un’alleanza “populista” tra 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, con lo scopo principale di attuare la linea più dura possibile verso Euro e Ue, fermare l’immigrazione di massa, cancellare il pareggio di bilancio dalla Costituzione, stracciare trattati come il Ceta e il Fiscal Compact, abrogare la orrenda legge Lorenzin sui vaccini e attuare politiche il più sovraniste possibile.
L’occasione delle prossime politiche è ghiottissima per fare un Parlamento e un governo profondamente euroscettici, inoltre – sondaggi alla mano – una simile alleanza garantirebbe una maggioranza e un governo stabili.
Ma la ostinazione del M5S a rifiutare ogni alleanza e la vittoria in Sicilia hanno  resuscitato Berlusconi e ricompattato il centrodestra, nonostante le evidenti differenze di vedute su temi centrali tra Salvini e il leader di Forza Italia.
Si prospetta quindi un nuovo scontro a tre (o a quattro, se il centrosinistra si presenterà frammentato) con il centrodestra favorito. Senza alleanze né accordi post-voto, il M5S replicherà il risultato del 2013, giungendo terzo dietro le due grandi coalizioni (i sondaggi lo danno sotto il 30%, e per avere la maggioranza in Parlamento dovrebbe superare il 40%), e si consegnerà nuovamente all’opposizione e quindi all’insignificanza politica. Nel giro di pochi mesi molti elettori delusi lo abbandoneranno, ridimensionandolo in modo considerevole. Sarà assolta così la funzione di gatekeeper del Mò Vi Mento: sterilizzare la protesta portandola su un binario morto.
Considerato questo, la vittoria del centrodestra sarà il male minore.
Di fronte a un Pd vergognosamente prono ai diktat dell’Ue, delle banche d’affari, di Soros, e di fronte alle prese in giro di un M5S che, da movimento di protesta, si è trasformato in un partito pro-Ue, pro-Usa, pro-Nato, pro-Alde, pro-Trilaterale, pro-neoliberismo e che non sembra avere alcuna intenzione di governare, il ritorno del centrodestra potrebbe significare – almeno in potenza – politiche meno accondiscendenti nei confronti di Bruxelles, migliori rapporti con la Russia, politiche di protezione verso gli italiani e il Made in Italy, stop all’immigrazione clandestina. Già questo sarebbe soddisfacente dopo lo sfacelo causato da Renzi e compagni.
La prima incognita è chiaramente l’entità di un’eventuale vittoria del centrodestra. Per avere la maggioranza – come detto – Salvini, Meloni e Berlusconi dovrebbero ottenere circa il 40%, una soglia non impossibile dopo il trionfo in Sicilia e visti i sondaggi.
La seconda è nei rapporti tra Berlusconi e i suoi alleati. Se Salvini e Meloni hanno atteggiamenti dichiaratamente ostili verso l’Ue, Silvio sembra molto (troppo) conciliante, anche per via della sentenza in arrivo dalla Corte europea dei diritti umani sulla legge Severino, necessaria al Cavaliere per poter tornare in campo da protagonista. E mentre Borghi sbugiarda il falso problema del debito pubblico, Brunetta ripete in modo sconfortante i triti dogmi neoliberisti (privatizzare, tagliare la spesa pubblica, rientrare nei conti e bla bla). Contrasti che probabilmente si sarebbero riproposti anche nel caso di una ipotetica alleanza Lega-M5S, dato che il Mò Vi Mento trabocca di neoliberisti bocconiani, tra cui lo stesso Davide Casaleggio e il celebre (famigerato, meglio) David Borrelli.
Non resta che stare a vedere: di certo, in caso di affermazione secca del centrodestra, vedremo ricomparire in scena l’arnese infernale dello spread, le agenzie di rating e strane manovre delle banche d’affari, oltre ai soliti scandali mediatico-giudiziari ad orologeria, come accadde nel 2011. E questo starà a dimostrare come alle elite globaliste risulti molto più indigesto un governo di centrodestra che uno di centrosinistra. E forse anche di uno (altamente improbabile) del M5S.

Contro l’inciucio Renzi-Berlusconi occorre un’alleanza M5S-Lega-FdI e partiti sovranisti

E’ sempre più chiaro, in questi giorni, come l’accordo Renzi-Berlusconi sia destinato ad essere replicato anche alle prossime elezioni politiche (se e quando mai ci saranno).
Dopo aver incassato una gran vittoria alle amministrative (con la conseguente batosta tutta renziana in città rosse come Genova, Pistoia, Carrara, L’Aquila, Sesto San Giovanni etc etc), il centrodestra resta diviso per la linea troppo europeista di Forza Italia, che è riuscito pure a votare il Ceta assieme al Pd in Senato (Commissione Esteri), rimarcando una evidente differenza di vedute con gli “alleati” Salvini e Meloni.
Sul rapporto con Europa e trattati internazionali, la linea di Lega e FdI si avvicina piuttosto a quella della frangia più euroscettica del M5S, che infatti si è schierato contro il Ceta.
Sondaggi alla mano, un’alleanza M5S-Lega-FdI garantirebbe attualmente una maggioranza in Parlamento, unica combinazione vincente. Sarebbe quindi sufficiente chiarirsi su alcuni punti di massima per un futuro governo di coalizione “populista”.
Ad esempio:

1) Lotta dura ad Euro e Unione Europea
I recenti sviluppi della questione migranti, con “l’Europa dei popoli e della pace” che chiude le frontiere e lascia l’Italia da sola ad affrontare il fenomeno, dimostra ancora una volta che da questa Ue l’Italia ha solo da perdere, come già risultava evidente dai costi/benefici dell’Euro e dall’adesione a pareggio di bilancio e trattati-capestro comunitari (parametri di Maastricht e da ultimo il Fiscal Compact).
Non v’è quindi motivo né convenienza nel restarci, ma solo un sadomasochistico massacro del popolo italiano. Per questo serve una coalizione in grado di raggiungere la maggioranza in Parlamento (già c’è, come visto) e costituire un governo euroscettico che ci traghetti fuori dall’inferno europeista per tornare a fare gli interessi della Nazione Italia (e non quelli della Nazione Germania, servita dagli scendiletto del Pd).

2) Lotta dura all’immigrazione di massa
Basta con questa invasione avallata dal solito Pd e dalle cancellerie europee più Soros e le sue Ong. La nuova coalizione di governo, oltre ad organizzare l’Italexit, deve chiudere i porti italiani alle Ong “umanitarie” e dirottarle verso altri Paesi (preferibilmente Tunisia o Malta, per disincentivare il business del traffico illegale di carne umana). Deve inoltre ripartire i migranti arrivati in massa negli ultimi anni con gli altri Paesi europei, minacciando conseguenze diplomatiche in caso di diniego.

3) Ritiro del Ceta e del Fiscal Compact
Oltre a cancellare il pareggio di bilancio in Costituzione e a portare avanti l’Italexit, il nuovo governo dovrà stracciare il Fiscal Compact e il Ceta, che lo sciagurato Gentiloni e il suo Parlamento abusivo stanno ratificando in questi giorni.

4) Cancellazione del decreto Lorenzin
Quella mostruosità del decreto Lorenzin deve essere cancellata il giorno dopo l’insediamento del nuovo governo. I suoi promotori devono essere perseguiti per attentato alla salute pubblica. Ricordiamo che non esistono studi scientifici sugli effetti di 12 vaccinazioni sui bambini, quindi questo equivale a fare dei piccoli italiani delle CAVIE, in un momento in cui non c’è NESSUNA EMERGENZA a giustificare l’imposizione coatta di un numero così alto di vaccinazioni.
L’unica emergenza è evidentemente quella delle casse della Glaxo.

5) Politiche per rilanciare il lavoro, il welfare e la famiglia
La propaganda fasciorenziana continua a ripetere che servono gli immigrati perché gli italiani non fanno più figli. Questa stronzata colossale, che serve a coprire gli affari delle coop con il business dell’accoglienza e gli interessi elettorali del Pd legati allo Ius Soli, dimentica volutamente l’ovvio: gli italiani non fanno figli perché non se li possono permettere e perché temono per il futuro, anche grazie a politiche di precarizzazione come il Jobs Act e l’abolizione dell’art. 18.
Per risolvere il problema è sufficiente garantire lavoro e welfare per tutti (e lo puoi fare solo fuori da Euro, Ue, Fiscal Compact, Ceta e pareggio di bilancio), permettendo una vita dignitosa e con i giusti ammortizzatori sociali ad ogni italiano. I figli, a quel punto, non tarderanno ad arrivare.

6) Tornare a valorizzare la specificità italiana
L’Italia è un Paese di cui essere molto fieri. Pieno di bellezza, con una storia e una cultura invidiabili, un patrimonio gastronomico e naturale unico, e piccoli tesori ed eccellenze da scoprire ovunque. Gettare tutto questo ben di Dio a mare, o svenderlo, in nome di una finta internazionalizzazione, è follia e tradimento, e il Pd è stato in prima linea per anni in questo processo. Torniamo a fare i nostri interessi, com’è giusto e normale.

 

P.s. E’ superfluo ribadire come un M5S morbido con l’Europa finirebbe per essere la brutta copia del Pd, non sarebbe in grado di risolvere nessun problema strutturale del Paese e si condannerebbe quindi a scomparire nell’arco di un paio di anni.
Stessa cosa accadrebbe se si rifiutasse ancora di fare alleanze, consegnando il Paese a un nuovo governo di centro-sinistra-destra.