Fratelli d’Ucraina

Dicesi sovranista (o anche patriota, che è uguale) colui che vuole che l’interesse della sua nazione, della sua Patria, venga prima di quello di altre nazioni, e ancor più, di altre istituzioni socio-economiche come le banche d’affari, i “filantropi” multimiliardari, le corporations transnazionali e di super-stati come, nel nostro caso, la Ue.
Il sovranista è dunque un individuo che vuole eleggere un Parlamento ed un governo che facciano solidamente l’interesse del proprio popolo, e che non siano eterodiretti da alcuna delle istituzioni su citate.
Questo naturalmente non significa andare ad aggredire la sovranità di altre nazioni, ma sicuramente tenere nel massimo conto la propria, come è normale che sia.

Quando gli italiani, lo scorso 25 settembre, hanno votato in massa Fratelli d’Italia, lo hanno fatto essenzialmente per due ragioni.
La prima, è l’aperta opposizione al tirannico governo Draghi e alla Dittatura Sanitaria, unica forza di un certo peso in Parlamento ad attuarla.
La seconda è quell’idea di patriottismo e sovranismo che il “brand” di Fratelli d’Italia ancora contiene, in un mare di forze politiche che fanno a gare per sdilinquirsi nei confronti dello straniero (Usa ed Ue germanocentrica in primis).
Il voto del 25 settembre è stato, dunque, un voto contro Draghi e le forze che lo hanno appoggiato, e un voto sovranista o patriottico.
Peccato che, come scritto nel post pre-elettorale, il vero voto anti-sistema fosse quello a favore dei partiti realmente sovranisti, come Italexit di Paragone o ISP di Rizzo e Toscano, colpevolmente divisi e così incapaci di superare lo sbarramento.
Un’altra ragione che ha frenato un voto massiccio a favore del fronte sovranista (quindi contro l’Ue, l’Euro, l’asservimento agli Usa e la Dittatura Sanitaria) è stata la sua dichiarata non aderenza ad una futura coalizione di governo.
In pratica, Italexit e simili hanno da subito escluso qualsiasi alleanza futura, facendo presagire un ingresso in Parlamento di sterile opposizione col 3-4%. Che è come dire, voti rubati al centrodestra e un grosso regalo al centrosinistra.

Per queste ragioni, il voto degli italiani, pur con tutte le perplessità del caso, è stato alla fine ben indirizzato. Ora però bisogna fare i conti con questi “sovranisti” al governo.
Il governo Meloni è partito abbastanza bene sul fronte sanitario, cancellando Green Pass e obblighi vaccinali, anche se restano alcune criticità come il Pass che viene ancora richiesto in alcune strutture contra legem. Ma rispetto a un anno fa si sta d’oro, anche se, va detto, questa è ormai la tendenza in tutto il mondo.
Lascia certamente a desiderare la questione delle multe per i 50enni non vaccinati, sospese fino al 30 giugno ma non ancora cancellate, e la commissione d’inchiesta sulla gestione pandemica, la cui presidenza è stata assegnata ad Italia Viva, e che dichiaratamente “non affronterà la questione dell’efficacia dei vaccini” con relativi effetti avversi.
Una commissione del genere sembra una inutile messinscena e poco più.

Ma ancor più lascia a desiderare (anzi, allarma espressamente) la gestione da parte dei sedicenti “Fratelli d’Italia” della questione ucraina. Invece di fare l’interesse nazionale e smarcarci, come auspicato da tutti, da un conflitto che si fa ogni giorno più pericoloso (specie con l’invio di carri armati da parte di Washington e Berlino, come da notizie di questi giorni) i nostri “patrioti” insistono testardamente a fare gli zerbini di Biden, inviando altre armi a Kiev e prolungando le sanzioni nei confronti della Russia.
Un atteggiamento irresponsabile, che ci trascina sempre più in una possibile Terza guerra mondiale, laddove la nostra Costituzione “ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali” e quindi ci imporrebbe di insistere sulla via diplomatica.
Più che Fratelli d”Italia, insomma, stanno diventando dei patetici Fratelli d’Ucraina, mentre il costo degli aumenti (utenze, carburanti, materie prime, generi di prima necessità) sulla carne viva della popolazione si fanno sempre più insostenibili.

Ma questo non è l’unico punto ad allarmare. Negli ultimi giorni è tornata di stretta attualità la ratifica della riforma del famigerato Mes (Meccanismo europeo di stabilità), il mortifero fondo salva-stati che dovrebbe essere ribattezzato fondo commissiona-stati.
Il governo non ha espresso la chiara volontà di negare la ratifica, ma si è detto possibilista, anche se ha ovviamente negato l’intenzione di utilizzarlo. Sul perché il Mes, come la sua riforma, siano strumenti pericolosissimi e da uccidere sul nascere, rimandiamo a questa intervista all’economista Lidia Undiemi.

Abbiamo bisogno di un governo che si smarchi sia dalle follie guerrafondaie della Nato, sia dai trattati capestro della Ue.
Né la prima né la seconda condizione sembrano al momento contemplate dall’attuale esecutivo.
Per far entrare un po’ di grano salis nella testa di deputati e ministri, sarebbe bene iniziare una serie di proteste di piazza sul modello francese contro il caro-vita, gli aumenti folli di bollette, carburanti e beni di prima necessità, il nostro inopportuno coinvolgimento nella guerra in Ucraina, la possibile ratifica del Mes.
Facciamo sentire che al governo vogliamo dei veri patrioti, non dei sovranisti di cartone.

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I primi passi del governo Meloni: meglio di niente, ma si può fare di più

Sono ormai passati due mesi dalle ultime elezioni politiche, che hanno sancito la vittoria del centrodestra e la disfatta sia dei partiti (solo nominalmente) di sinistra, sia del cosiddetto fronte sovranista, penalizzato da fattori che andremo ad analizzare. 

La vittoria del centrodestra non è del tutto una cattiva notizia, essendo preferibile sia ad una vittoria del centrosinistra, sia ad un governo di larghe intese con dentro Pd e M5S, com’era stato con Draghi.
Un governo di centrodestra a trazione Fratelli d’Italia è quindi un esito che non bisogna subito giudicare come negativo, ma che dovrà naturalmente essere valutato passo dopo passo.

Negli articoli precedenti avevamo caldeggiato la nascita di un fronte unico per la sovranità nazionale e la libertà di scelta, euroscettico e contrario ad ogni coinvolgimento nella guerra in Ucraina, contenente i principali attori sulla scena politica, quali Italexit, Ancora Italia, Vita di Cunial ed altri. Questo fronte non si è concretizzato, portando alla scontata sconfitta di tutti i partitini e movimenti in questione, nessuno dei quali ha superato la soglia di sbarramento. 
Inutile dire che, le elezioni organizzate in fretta e furia in piena estate dai soliti furbetti una volta maturata la pensione dei parlamentari, hanno favorito questa divisione, il resto lo hanno fatto gli egoismi individuali dei singoli capipartito.
A penalizzare i partiti antisistema hanno concorso anche il forte astensionismo (oltre il 40%) e la strategia della Meloni di porsi come unica opposizione al governo Draghi, che le ha permesso di essere percepita come patriottica e – appunto – antisistema, anche strizzando l’occhio al mondo No Vax. Si spera che si riesca a fare tesoro di questa lezione, e presentarsi con una lista unica alle prossime tornate elettorali. 

Per quanto riguarda il nuovo esecutivo, si diceva, è forse il meno peggio. 
Sarebbe stato meglio solo con l’inserimento in maggioranza di un partito come Italexit al posto di Forza Italia, il fratello gemello del Pd, ma perché ciò fosse possibile sarebbero state necessarie percentuali ben oltre il 3% per il partito di Paragone, e la disponibilità ad entrare a far parte di un governo di destra, cosa sempre esclusa dal leader. Quindi in definitiva va bene così. 

Ora però occorre che il nuovo governo attui delle politiche che portino un vero cambiamento rispetto all’agenda Draghi, e questa è la vera sfida dell’esecutivo Meloni. 
Gli inizi sono stati così così: bene il reintegro degli operatori sanitari (sebbene tra mille difficoltà imposte da alcune regioni ed Asl); bene i primi provvedimenti contro Ong e trafficanti del mare; bene gli stanziamenti (21 miliardi) contro il caro bollette e gli incentivi alla natalità. 
Molto meno bene il rinnovo delle sanzioni alla Russia e dell’invio di armi all’Ucraina; la scomparsa della cancellazione delle multe agli over 50 non vaccinati e di forme di risarcimento per i sanitari sospesi dal lavoro; la cancellazione del reddito di cittadinanza prevista per il 2024 (è giusto tenerlo in vita, ma potenziando i controlli e assicurando formazione e forme di impiego anche in lavori di pubblica utilità per chi ne beneficia); l’adesione ad un europeismo convinto, che esclude ogni possibilità di uscita da Ue ed Euro (ricordiamo che prima della fine del governo gialloverde si stava procedendo alla stampa dei famosi minibot, propedeutici ad una possibile uscita dalla moneta unica).  

Insomma: il governo Meloni sta facendo bene in alcuni ambiti, ma potrebbe “osare di più”, e con il pieno sostegno popolare, che l’ha votata anche per le sue posizioni anti-dittatura sanitaria e perché la considera una patriota, quindi pronta a mettere l’interesse nazionale prima dei diktat europei ed atlantici, in un momento in cui seguire gli Usa e Zelensky nella guerra alla Russia sembra sempre più un autogol per tutti i Paesi europei.
Per quanto riguarda l’obbedire ai vincoli di Bruxelles, possiamo solo ricordare come tutti i partiti che hanno dichiarato guerra aperta alla Ue, arrivando ad esprimere persino la volontà di uscirne, hanno ottenuto percentuali da oltre il 30%, M5S prima e Lega salviniana poi. 
Si può fare di più, si deve fare di più. 

P.s. Suggeriamo alcune possibili riforme che il nuovo governo potrebbe fare da subito:

  • Cancellazione integrale del Green Pass, negli ambiti in cui ancora esiste, e impegno a non riportarlo più in auge in alcun modo;
  • Cancellazione di ogni forma di obbligo vaccinale, risarcimento dei lavoratori sospesi per non avervi adempiuto, cancellazione delle multe per gli over 50;
  • Commissione d’inchiesta per la gestione pandemica ad opera dei governi precedenti, come del resto promesso dalla stessa Meloni;
  • Stop alle ostilità verso la Russia con la piena neutralità dell’Italia.
    Abbastanza utopico viste le recenti dichiarazioni di amore della Meloni per Zelensky, ma l’Italia ha tutto da perdere nel continuare a seguire un pazzo cocainomane che a momenti ci trascina nella Terza guerra mondiale (vedi incidente con la Polonia) e i suoi burattinai di Washington. I Fratelli d’Italia dimostrino di essere patrioti di fatto, oltre che di nome.

Il 25 settembre votate l’Antisistema

Si avvicinano le nuove elezioni politiche (a pensione puntualmente maturata dai parlamentari) e inevitabilmente la domanda è: chi votare?
L’astensionismo sarà con ogni probabilità il grande protagonista di questa tornata elettorale, dopo due anni orribili e i cosiddetti partiti “sovranisti” (M5S e Lega) che hanno tradito tutto quello che avevano promesso, spalleggiando Draghi Goldman Sachs, i diktat europei, la Dittatura Sanitaria e l’invio di armi in Ucraina con le sanzioni alla Russia, nel segno dell’atlantismo più servile e masochistico.
La disaffezione per la politica sarà altissima, ma ovviamente non risolverà nulla.
Anche se votasse il 10% della popolazione, sarebbe quello a decidere il nuovo Parlamento. L’unica soluzione è quindi votare i cosiddetti partiti antisistema.

Nell’ultimo post, abbiamo caldeggiato una unione del fronte sovranista e antisistema tale da creare una grande coalizione, in grado di raggruppare il dissenso e costituire una forte alternativa al Partito Unico della Nato, della Ue e della Dittatura Sanitaria.
Questa unione non si è realizzata a causa dei protagonismi tra le varie parti, portando alla nascita di 4 principali liste sovraniste, tra quelle che sono riuscite a raccogliere le firme in pieno Ferragosto.
Ovvero: Italexit con Paragone, Italia Sovrana e Popolare di Rizzo e Toscano, Vita di Polacco e Cunial, Alternativa per l’Italia di Adinolfi e Di Stefano.
E’ inutile ribadire che queste liste sostanzialmente arriveranno a farsi una sorta di guerra tra poveri e fratricida per superare lo sbarramento, portando avanti più o meno le medesime posizioni sui temi più importanti.
A questo punto, la soluzione migliore per evitare che nessuna di queste liste passi il 3%, sarebbe votare compatti per una sola di loro.
E questa lista, a nostro parere, dovrebbe essere Italexit di Paragone.
Il motivo è semplice: Paragone è il leader mediaticamente più forte di tutti, essendo abituato al confronto pubblico e a gestire i dibattiti televisivi, inoltre ha schierato una squadra di altissimo livello comprendente Giovanni Frajese, Giuseppe Barbaro, Andrea Stramezzi, Marco Mori, Giuseppe Sottile, Stefano Puzzer, Marione Improta, Francesco Amodeo, Nunzia Schilirò, Rosanna Ruscito.
Ovvero i migliori esponenti dell’opposizione all’europeismo, all’atlantismo e alla Dittatura Sanitaria.
Per non parlare del programma (qui sintetizzato in 20 pagine), che comprende punti importanti come: l’uscita da Euro e Ue; il No secco a Green Pass e obbligo vaccinale; una commissione d’inchiesta per la gestione della pandemia; il reintegro con risarcimento di tutti i lavoratori e professionisti sospesi o radiati perché non inoculati; il No secco alle sanzioni alla Russia e all’invio di armi in Ucraina; la lotta a globalismo e neoliberismo; la difesa del Made in Italy; lo stop all’immigrazione clandestina, e tanto altro.
Nessun dubbio, quindi, che Italexit vada sostenuto.
Ma c’è un grande PERO’.

Le recenti dichiarazione di Paragone, anche in tv dalla Annunziata, non lasciano spazio a dubbi: Italexit non si allea con nessuno. Questo significa che, in caso di ingresso in Parlamento, non supporterà né il centrodestra né il centrosinistra.
E’ una posizione che riteniamo molto pericolosa, e simile al 5 Stelle delle origini (partito gatekeeper che aveva come fine la continuità al governo del centrosinistra).
In breve, se dovesse vincere – come sembra – il centrodestra, e Italexit dovesse superare lo sbarramento, potrebbe togliere al cdx proprio i voti necessari per governare da solo, senza Pd e M5S.
Ma, venendo meno i voti del partito di Paragone, il centrodestra potrebbe essere nuovamente costretto a governare con uno dei partiti di centrosinistra, dando vita ad una grande coalizione simile a quella che ha governato finora con Draghi.
Nessuna novità sostanziale, quindi, rispatto a quanto abbiamo avuto negli ultimi
due anni.
Si potrà obiettare che Lega e Forza Italia hanno obbedito diligentemente a tutto quanto veniva imposto da Draghi, ma un governo interamente di centrodestra resta probabilmente un filino meglio di un governo in cui il Pd sia determinante.
Per cui, come al solito la priorità è rispedire il Pd all’opposizione e tenercelo.

In definitiva, la nostra soluzione per le prossime elezioni è quella di supportare Italexit di Paragone, ma successivamente il partito dovrebbe sostenere la coalizione di centrodestra per evitare un disastroso ritorno del Pd al governo (o anche del M5S, che è sostanzialmente sulle stesse posizioni).
Facendo questo, Italexit potrebbe diventare l’ago della bilancia del prossimo esecutivo, in grado di porre il veto su tutte le tematiche più importanti e anche farlo cadere se necessario.
Diversamente, il partito di Paragone rischia solo di sottrarre voti al centrodestra, costringendolo poi a cercare l’appoggio di qualche partito di centrosinistra e limitandosi ad una sterile opposizione da 3-4%. La stessa strategia del M5S delle origini, che poi non a caso ci regalò il governo Renzi pur di non accordarsi con Bersani.
Al leader del partito la decisione, e la responsabilità per il prossimo esecutivo.

E ora fate la coalizione sovranista – parte seconda

Subito dopo la discesa in campo di Paragone, con la nascita del partito Italexit, scrivemmo questo post in cui si invocava una unità tra tutte le formazioni sovraniste in vista dell’obiettivo comune di “riprenderci le chiavi di casa”, ovvero uscire da Ue ed Euro, e dare all’Italia un governo che facesse finalmente l’interesse nazionale.
Questa necessità va ribadita a maggior ragione oggi, quando si parla di possibili dimissioni di Draghi ad agosto, e in ogni caso a meno di un anno dalla “scadenza” naturale delle Camere.
Italexit, secondo i più recenti sondaggi, avrebbe superato la soglia di sbarramento, permettendo a Paragone e ai suoi di entrare in Parlamento. Se questo è già un ottimo risultato, occorre collocarlo in una prospettiva più ampia.
Se si riuscissero a coinvolgere in una coalizione sovranista anche le altre sigle con obiettivi comuni (e cioè Alternativa, Ancora Italia di Fusaro, Riconquistare l’Italia, Pro Italia di Brandi, SìAmo, il PC di Rizzo, più ottimi elementi come Francesca Donato) le possibilità di ottenere risultati importanti alle prossime elezioni aumenterebbero ulteriormente, evitando di disperdere il voto con esiti da zero virgola.
Questa coalizione sovranista, capeggiata da Italexit, dovrebbe ruotare attorno a tre punti fondamentali:

1) Uscita da Ue ed Euro, con recupero pieno della sovranità nazionale e monetaria;
2) Affermazione della totale libertà di scelta in ambito terapeutico, con eliminazione sia dell’obbligo vaccinale (non solo anti-Covid, ma anche di quello ex legge Lorenzin) sia del Green Pass, per evitare che venga ripresentato in qualsiasi momento. Quindi recupero della sovranità in primis sul PROPRIO CORPO;
3) Uscita dalla Nato, stop all’invio di armi in Ucraina, fine delle sanzioni alla Russia.
Gestire anche la crisi ucraina sotto la lente della nostra Costituzione (che all’art. 11 ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali) e del preminente interesse nazionale.

Attorno a questo nucleo di base, occorrerà inserire altri elementi necessari alla nostra politica nazionale, ovvero: il recupero dello stato sociale contro neoliberismo e privatizzazioni (cancellazione quindi del pareggio di bilancio in Cost.); misure economiche keynesiane volte alla piena occupazione; lotta alle ingerenze di Stati, banche, corporations e “filantropi” esteri sulle nostre istituzioni; controllo dello Stato su settori strategici dell’economia nazionale; un ambientalismo ragionevole e non quello malthusiano dei nazisti di Davos; una gestione decisa dell’immigrazione che preveda un forte controllo sulle frontiere.

Naturalmente occorrerà abbandonare tutte le misure folli imposte in questi due anni, come tamponi e mascherine necessari ovunque, rendendo il loro uso FACOLTATIVO.
E occorrerà smarcarsi dalla logica di “economia bellica” che ci vorrebbero rifilare, con sacrifici inutili (tra bollette alle stelle e razionamenti vari) per una guerra che è solo interesse degli americani prolungare ad oltranza, mentre la diplomazia europea dovrebbe spingere per una rapida fine del conflitto, con concessioni reciproche tra Russia e Ucraina (sarebbero sufficienti il riconoscimento di Donbass e Crimea alla Russia, la neutralità ucraina nel senso di non ingresso nella Nato e nella Ue, e la denazificazione delle istituzioni ucraine, con la rimozione di tutti i personaggi legati all’estrema destra da ruoli di responsabilità).

Per attuare un programma del genere, occorre la formazione di un’ampia coalizione sovranista come su menzionata, e poiché raggiungere il 51% è impresa praticamente impossibile, occorre essere pronti ad allearsi con quegli altri partiti che hanno posizioni condivisibili.
Di quelli attualmente nell’arco parlamentare, vanno coinvolti certamente Fratelli d’Italia più alcuni pezzi di Lega e Movimento 5 Stelle.
Vanno completamente esclusi, invece, Pd e Forza Italia, per ovvi motivi.

La creazione di sinergie in Parlamento è necessaria anche per poter dare l’eventuale autorizzazione a procedere per i crimini ministeriali dallo scoppio della pandemia in poi: è di pochi giorni fa la notizia che mezzo governo Conte Bis è indagato dalla procura di Roma per reati che comprendono l’abuso d’ufficio, il procurato allarme, la diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico, il sequestro di persona e la violenza privata. Per questo l’ideale sarebbe una nuova maggioranza che comprendesse la coalizione sovranista di cui sopra, più Fratelli d’Italia, che non ha partecipato agli ultimi due governi. Servirebbero però percentuali ben oltre il 20% per entrambe le formazioni. Più realistica sarebbe una maggioranza che comprendesse almeno anche la Lega, in grado così di dare l’autorizzazione nei confronti del Conte Bis. Rimarrebbero però quasi sicuramente impuniti i crimini compiuti durante il governo Draghi, cui la Lega ha partecipato.
Per questo è necessaria al più presto una maggioranza che si possa reggere anche solo sulla coalizione sovranista di cui si è detto, più Fratelli d’Italia.
E che questa sia pronta per le prossime elezioni politiche.

Guerra e pandemia, stessa strategia

Se nel 2023 non ci sarà l’invasione aliena, sarà considerato un anno noioso.
Dopo due anni di pandemia e pandemenza (che ha colpito le capacità cerebrali di capi di governo, media e popolazione civile in un trionfo di ipocondria collettiva e regole liberticide), per rilassarsi un po’ non c’era niente di meglio che una bella guerra, potenzialmente mondiale e nucleare.
Certo, non è che la Nato abbia fatto tutto il possibile per evitarla: sono decenni che la cosiddetta alleanza “difensiva” atlantica recluta Paesi dell’ex blocco sovietico e piazza basi militari a pochi km dai confini russi.
Come ben diceva Crozza in questo sketch, ne manca solo una dentro i bagni del Cremlino.
Se poi ci mettiamo i colpi di Stato fomentati dalla stessa Nato più la Cia (o “rivoluzioni colorate” che dir si voglia, in cui spesso entrano in scena quei movimenti finanziati da Soros che abbiamo imparato a conoscere), tra cui quello proprio ai danni dell’Ucraina nel 2014, il cerchio si chiude.
Per non citare le violenze perpetrate ai danni dei cittadini russofoni del Donbass, sempre dal 2014 in poi, da parte delle milizie neonaziste ucraine.
Tutto questo giustifica l'”operazione militare speciale” di Putin in Ucraina?
Se non la giustifica, certamente la rende più comprensibile. E rende anche chiare le responsabilità occidentali per quanto sta accadendo.
Per capire meglio le cause del conflitto in corso, è indispensabile visionare l’ottimo documentario “Ukraine on Fire” di Oliver Stone (qui con i sottotitoli in italiano) e seguire alcuni giornalisti che da anni raccontano le violenze perpetrate ai danni delle popolazioni russe del Donbass da parte del governo ucraino, come Giorgio Bianchi, Vittorio Rangeloni e Maurizio Vezzosi, solitamente ignorati dai grandi media.
Quegli stessi grandi media che ora, improvvisamente, si mostrano scioccati dall’azione di Putin, definendolo pazzo, nuovo Hitler, guerrafondaio, e ricoprendo di guano i russi in genere come poco prima avevano fatto con i No Vax.
L’Occhio di Sauron, in breve, ha solo cambiato bersaglio.
Così, mentre già Sua Maestà Draghi parla allegramente di razionamento delle risorse in conseguenza alle tafazziane sanzioni alla Russia (che naturalmente faranno molto più male a noi che a Putin), l’intero arco parlamentare si sbraccia per appoggiarne in maniera acefala le ultime follie, tra cui l’invio di armi agli ucraini che – questa l’intenzione dichiarata – dovrebbero favorire un accordo pacifico.
Com’è noto, gettando benzina sul fuoco questo prima o poi si spegnerà.
Non citiamo poi quello statista di Giggino dal San Paolo, che nella sua nuova veste di fine diplomatico, ha dato del “meno che un animale” al presidente russo, facendoci rischiare seriamente un’atomica su Roma da un giorno all’altro.
Ma noi italiani siamo fatti così, ci piace farci del male.
O forse, dovremmo dire che l’intera classe politica che sta appoggiando Draghi, sta appoggiando un banchiere messo lì dai soliti compagnucci di Davos a fare quello che se fare meglio: la liquidazione degli ultimi asset italiani.
E quindi il risparmio privato, le case di proprietà, le concessioni balneari, le ultime aziende di valore, la piccola e media impresa: questi bastardi ci vogliono togliere TUTTO.
Come è già stato fatto con la Grecia, ma in Italia c’è molto più da spolpare.
La pandemia e la guerra sono solo delle scuse: il vero obiettivo, come in 1984 di Orwell, è la povertà della popolazione, ipnotizzata prima da una pandemia e poi da un guerra eterne.
Ce lo ricordiamo il conflitto con l’Eurasia? I due minuti d’odio verso il “nemico comune” (i dissidenti)? L’immiserimento e il controllo della popolazione? I diritti umani rimossi?
Ecco, è quella roba lì.
Sostituite all’Ingsoc il club dei piccoli stronzetti nazistelli viziati di Davos.

Come se ne esce, è presto detto.
Se Zelensky non fosse una squallida marionetta nella mani della Nato, dovrebbe banalmente accettare le condizioni di Putin, tutte ragionevoli, per il cessate il fuoco.
Che sono: il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Lugansk (nel martoriato Donbass russofono), il riconoscimento della Crimea russa (già annessa nel 2014), la denazificazione del Paese (con la rimozione da ruoli di responsabilità di elementi di chiara ispirazione neonazista, tra cui quelli incorporati all’esercito ucraino, come i membri del famigerato battaglione Azov), la neutralità del Paese intesa come non adesione alla Nato e all’Ue, la sua smilitarizzazione per non costituire un pericolo per il Cremlino.
Accettate queste condizioni assolutamente ragionevoli (alla luce di quanto accaduto dal 2014 in poi), la guerra finirebbe poco dopo, e Putin non si sognerebbe certo di attaccare un Paese Nato, scatenando (in quel caso colpevolmente) una guerra mondiale.
Ma poiché questo pagliaccio cocainomane, ex comico ed ex ballerino in tacchi a spillo, creato come politico dal nulla con artefici hollywoodiani, prende evidentemente ordini da Washington, è chiaro che proverà in tutti i modi a trascinare i principali stati europei in una guerra aperta contro la Russia, come ha già fatto invocando ripetutamente una No Fly Zone sul suo Paese (che significherebbe scontri sui cieli dell’Ucraina tra aerei russi e Nato, ovvero Terza Guerra Mondiale assicurata), tra gli applausi scroscianti di migliaia di idioti sventolanti bandiere della pace (!!!).
Sarebbe necessario che la diplomazia internazionale si muovesse per farlo capitolare, facendogli accettare le condizioni russe nel superiore interesse del popolo ucraino (e di quello del resto del mondo, ovviamente). Difficile pensare a un tale esito, però, quando statisti illuminati come il banchiere pazzo non eletto da nessuno, dichiarano in Parlamento che continueranno ad inviare armi all’Ucraina e che sosterranno l’ingresso di Kiev in Ue. Qualcuno spieghi a nonno Mario che, con quel che costa in questi giorni, a furia di gettare benzina sul fuoco si (e ci) rovinerà.

Possiamo solo sperare che gli altri Stati europei abbiano meno voglia di una guerra nucleare dell’inquilino abusivo di Palazzo Chigi. Se le sue condizioni saranno accettate, Putin ritirerà le truppe, e non ci saranno ulteriori attacchi ad altri Paesi, come paventato dal Metternich del San Paolo, che evidentemente considera la politica internazionale una partita a Risiko, in cui non si finisce mai di invadere altri territori.
Certo, se la Cia e la Nato la smettessero di provocare in ogni occasione l’orso russo con colpi di Stato e basi militari piazzate sotto il suo naso, forse avremmo la certezza di una pace duratura.
Ma il vero problema è che i pazzi guerrafondai stanno ad Ovest, non ad Est.
E che con Trump ancora in sella, tutto questo non sarebbe accaduto.

Facciamo come in Canada (e lavoriamo al prossimo governo)

Le file che in questi giorni si vedono davanti alle procure per denunciare Draghi e il suo governo discriminatorio e liberticida sono un ottimo segnale, soprattutto grazie all’iniziativa di Italexit, il partito di Paragone, e dei suoi legali, Marco Mori in primis (qui le prossime date in tutta Italia e qui il modulo da scaricare, compilare e depositare presso le Forze dell’Ordine).
Che il governo sia denunciato in tutto il Paese è assolutamente necessario, per le ripetute e palesi violazioni delle libertà e dei diritti basilari dei cittadini, quindi è fondamentale che questa iniziativa continui e si moltiplichi in ogni città. Un magistrato che sia uno, che abbia ancora a cuore la Costituzione e gli essenziali diritti umani, si dovrebbe trovare.
A questo vanno aggiunte le proteste di piazza, che non saranno mai abbastanza e mai abbastanza partecipate. Di sabato o in qualsiasi altra giornata: più ce ne sono, di manifestazioni anti-Green Pass e obbligo vaccinale, meglio è. Non foss’altro che per testimoniare la presenza di un nutrito numero di persone che non accettano passivamente la dittatura sanitaria e di fare da topini da laboratorio di Big Pharma.
E’ superfluo, poi, ricordare la potenza della Disobbedienza Civile: in ogni luogo, nel proprio quotidiano, bisogna disapplicare queste regole folli, in tutti i modi che ognuno ha a disposizione, fino alla definitiva abrogazione. Questo naturalmente dipende dalla organizzazione e dalle condizioni di ciascuno.
Alcuni interessanti esempi sono costituiti dagli aperitivi di massa nelle piazze italiane, organizzati in città come Torino e Livorno per protestare contro l’obbligo di NaziPass nei locali aperti al pubblico, o l’iniziativa di ritirare tutti i soldi dai propri conti come reazione all’imposizione del GP per entrare nelle poste o nelle banche.
Infine c’è il Canada. Da qualche giorno un eccezionale numero di camion si è spostato da tutto il Paese verso la capitale, Ottawa, costringendo persino il premier Trudeau ad una fuga precipitosa “per precauzione”.
Ai camionisti, che protestano per l’obbligo vaccinale scattato da qualche giorno per trasportare merci dal Canada agli Stati Uniti, si sono uniti poi comuni cittadini, costituendo una folla oceanica di uomini e mezzi che hanno dato vita a una fenomenale forma di protesta popolare contro i sieri obbligatori e tutta l’agenda nazifascista che vi è stata costruita sopra dai comparucci del Forum di Davos.
Il sindaco di Ottawa ha dovuto addirittura dichiarare lo stato d’emergenza, mentre iniziativi simili si sono ripetute anche a Toronto e Quebec City.
Donald Trump ed Elon Musk hanno appoggiato la protesta, definendola una “battaglia di libertà”.
Su Twitter è nato l’hashtag #FreedomConvoy e il 14 febbraio è previsto un appuntamento da tutta Europa a Bruxelles. Manifestazioni simili a quella canadese si stanno verificando anche in Germania e Olanda.
In Italia camion e camionisti sembra che non manchino, l’hashtag ufficiale esiste già. Vogliamo imitare i fratelli canadesi e creare un po’ di disagi nelle principali città fino alla cancellazione di GP e obbligo vaccinale? Chissà che zio Trump dall’America non ci dia una mano.

E da qui ci spostiamo alla politica.

Duole annunciare che, in seguito alla rielezione di Sergio Mattarella a PdR, il centodestra italiano (che pure ha la maggioranza relativa dei seggi in Parlamento e quindi poteva insistere su un suo candidato) è MORTO, DEFUNTO, TRAPASSATO.
Qualcuno dica a Borghi, Bagnai e Rinaldi che, se vogliono salvare la faccia, farebbero bene ad abbandonare la barca che affonda, come ha fatto per tempo la Donato.
Si salva solo la Meloni, ma con simili compagni di viaggio non può andare lontano.

Per questo occorre rilanciare il progetto di una coalizione che comprenda Italexit di Paragone, federato con gli altri partiti sovranisti e anti-dittatura sanitaria, Fratelli d’Italia (se è disposta a staccarsi dal centrodestra dopo i recenti sconvolgimenti) e – SOLO IN ULTIMA ISTANZA – quel poco di buono che rimane della Lega salviniana, da raccattare nel caso che i voti dei primi due partiti-coalizioni non dovessero essere sufficienti per avere la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Si intende che, dopo i clamorosi tradimenti operati da M5S e Lega con la partecipazione al governo Draghi e alla rielezione di Mattarella, è necessario che la coalizione sovranista capeggiata da Paragone e Fratelli d’Italia ottengano la quantità di voti più alta possibile, in modo da provare ad escludere altre forze dal governo. Ma se questo non dovesse essere sufficiente, è bene iniziare a preparare la collaborazione con qualche leghista che non abbia perso del tutto lo spirito sovranista.
Occorre mettersi al lavoro ora per costruire il Parlamento e il governo più sovranisti, euroscettici e anti-dittatura sanitaria possibile nel 2023. Liberandoci dal maggior numero di traditori.

I burattinai del Covid-19

E’ appena uscito sulla piattaforma di self-publishing Youcanprint “I burattinai del Covid-19”, primo libro di Domenico Alessandro Mascialino, giornalista che cura questo sito.

Il libro riassume due anni di pandemia e quelle informazioni che sono state omesse dal circuito mainstream sulla natura del virus, su quei soggetti che avevano “previsto” da anni il suo avvento e sull’agenda globale avviata dopo i primi contagi in Occidente.

Titoli dei capitoli:

  • Introduzione
  • Il virus cinese. Oppure no?
  • Quei “profeti” del Coronavirus
  • La Cina e le sue omissioni
  • Gli errori nella gestione della pandemia. Colpe macroscopiche o dolo?
  • Chi si avvantaggia della pandemia? Il Grande Reset
  • Nuove pandemie in arrivo?
  • Conclusioni. Che fare?

Il libro è disponibile per l’ordine sullo store di Youcanprint (dove è possibile anche leggerne un estratto) in versione cartacea e in versione e-book Pdf.

Tra i temi trattati nei capitoli:
– Le tesi a sostegno della natura artificiale del virus;
– I finanziatori americani dei progetti di Gain of Function nel laboratorio di Wuhan;
– I “profeti” che avevano previsto la pandemia anni prima che scoppiasse;
– Le omissioni della Cina nel contenere il virus e nel diffondere informazioni utili sul suo conto;
– Gli errori clamorosi (ai limiti del dolo) compiuti dal governo italiano nel gestire la pandemia;
– I numeri gonfiati relativi a contagi e decessi, i vaccini sperimentali come unica soluzione prevista;
– I progetti delle oligarchie globaliste per servirsi della pandemia: il Grande Reset;
– L’assoluta illegalità del Green Pass per contrasto con Costituzione, diritti umani, regole Ue;
– Le previsioni di nuove pandemie in arrivo.

10, 100, 1000 Trieste

Superman, Batman e gli Avengers possono farsi da parte: il mondo ora ha dei veri eroi da seguire.
Lo sciopero dei portuali di Trieste, che hanno bloccato il porto cittadino dal 15 al 18 ottobre fino allo sgombero in stile cileno del governo, in segno di protesta contro l’imposizione del Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro, ha mostrato la via che ogni cittadino deve seguire per fermare questa follia del NaziPass.
E cioè scioperare, fermare le attività economiche, disertare gli uffici pubblici, finché questo strumento infernale non sarà abrogato definitivamente.
Se qualcuno pensa che siano solo pochi portuali a doversi sobbarcare la responsabilità di combattere per tutti, si sbaglia di grosso.
L’esempio di questi lavoratori coraggiosi deve essere ripetuto in tutte le città d’Italia, non solo con manifestazioni di piazza, ma con scioperi che rendano il Paese ingovernabile fino al raggiungimento del risultato finale.
Ricordiamo che emanare un decreto legge che cancelli il Green Pass, non solo per il lavoro ma anche per ogni altra attività, è qualcosa che può essere fatto nel giro di un paio di giorni.
Occorre COSTRINGERE Draghi e la sua maggioranza a procedere in questa direzione, sotto pressioni che provengano dall’intero Paese.

Sabato 23 ottobre, in tutte le città d’Italia si terranno manifestazioni contro il Green Pass e in appoggio ai portuali di Trieste.
Occorre la massima mobilitazione da parte di ognuno, e che in quante più città possibile si creino disagi e scioperi simili a quelli della città friulana.
Se il Paese verrà paralizzato, il governo sarà costretto a tornare sui propri passi e ristabilire una forma di VERA NORMALITA’.
Questo strumento di pressione popolare su scala nazionale dovrà andare di pari passo con le battaglie legali: occorre adire la Corte Costituzionale attraverso delle cause di tribunale in cui si contesti la palese violazione dei diritti costituzionalmente garantiti avvenuta con l’imposizione del GP (in particolare dei primi 4 articoli); occorre denunciare il governo Draghi per violenza privata se non per estorsione, e occorre continuare a raccogliere le firme per il referendum abrogativo dei decreti istitutivi del certificato verde, qui il link per firmare on-line e di persona.
Ogni mezzo di pressione popolare dovrà essere dispiegato per portare alla fine di questa mostruosità filonazista: se poi partiti, associazioni e sindacati volessero farci anche il grande piacere di togliere il loro sostegno al vile affarista, liquidatore dell’industria pubblica italiana, affamatore della Grecia, golpista nel 2011 nei confronti del governo Berlusconi tramite la Bce, sicario di Goldman Sachs e dei peggiori poteri finanziari internazionali, e ora esecutore mai eletto dal popolo di una spietata dittatura sanitaria per conto di Big Pharma e del Grande Reset di Davos, questa sarebbe di sicuro una buona notizia.

No al NaziPass. Opporsi in tutti i modi a questa deriva totalitaria

Sui social circola un simpatico post che spiega cosa fosse l’AhnenPass. E precisamente, un passaporto genealogico/lasciapassare che identificava, durante il regime nazista, i possessori di sangue ariano, non “inquinati” da tracce genetiche ebraiche o di altre razze ritenute inferiori.
Il pass era essenziale, tra le altre cose, per rivestire incarichi pubblici. Gli ebrei, come sappiamo, erano invece esclusi da un gran numero di mestieri e professioni e confinati nei loro ghetti.
Tutto benedetto e giustificato dalla “Scienza” dell’epoca.

Ora, a distanza di quasi un secolo, torna tra noi la discriminazione tra cittadini in base al possesso di un lasciapassare, e non a causa del proprio sangue o della propria razza, ma in virtù dell’aver ricevuto o meno il battesimo di quella religione laica e satanica che mira al transumanesimo.
Ovvero il “sacro” vaccino sperimentale a Rna, quella porcheria che sta mietendo vittime in tutto il Paese (tra miocarditi, trombosi e “malori” fatali come mai ne sono accaduti, consultare pure questo link per un elenco abbastanza esaustivo) e di cui non è ancora dato sapere con certezza cosa contenga, visto che ricercatori indipendenti come i dottori Montanari e Gatti si sono visti negare la facoltà di analizzarli per bene.
Quindi, per quanto ne sappiamo, potrebbero contenere di tutto: dalla biotecnologia finalizzata a produrre la particella Spike, a metalli di ogni genere, fino a nanobot di controllo.

Del resto, è lo stesso Klaus Schwab del World Economic Forum di Davos ad averci spiegato nei suoi libri come il sogno dei supercapitalisti sia iniettare negli individui la Smart Dust, una tecnologia invisibile ad occhio nudo ma fatta di microrobot capaci di andare ad interagire con l’organismo umano, persino connettendolo a Internet o ad altre forme di Hi-Tech. Non è fantascienza, ce ne ha parlato lui in maniera molto entusiasta, come si può riscontrare in questo articolo pubblicato da ByoBlu.

Per non parlare della ossessione malthusiana delle élite mondialiste per il depopolamento, per cui siamo in troppi e, per il bene del pianeta, bisogna dare una bella sfoltita al gregge umano. Magari ammazzandone un certo numero con sostanze tossiche e sterilizzandone un’altra bella fetta, come nel libro Inferno di Dan Brown (noto massone) o nel film campione d’incassi Avengers Endgame. Ricordiamoci che da sempre l’industria dello “spettacolo” anticipa quello che gira nella testa dei suoi finanziatori, preparando il terreno sociale all’accettazione di future decisioni politiche.

Allora vien da chiedersi: a cosa serve insistere con una foga vaccinale senza precedenti, quando in questi giorni di fine luglio i morti da Covid (ammesso che siano veramente da Covid) sono inferiori ai 10 al giorno?
Evidentemente in questi vaccini c’è qualcosa che non ci è stato spiegato del tutto, e di questa terapia genica sperimentale a Rna e di aziende che si chiamano BioNTech (Biologia e Tecnologia, coproduttori assieme alla Pfizer del siero miracoloso) non si può che diffidare.

E’ chiaro che il progetto del Green Pass ha radici antiche, e si lega ad una forma di controllo orwelliano della popolazione. Bill Gates lo aveva già in serbo sin dall’inizio della pandemia in Occidente: a metà marzo 2020, sul social Reddit, il nostro “filantropo” veggente vaticinò: “Alla fine avremo dei certificati digitali che permetteranno di indicare chi è guarito dal Covid, chi ha effettuato un test negativo e, una volta che avremo un vaccino, chi lo ha ricevuto”.
Caspita, questo Gates non ne sbaglia una.
Come quando predisse l’arrivo di una pandemia nel 2015.
O come quando mise su una simulazione pandemica da Coronavirus nell’ottobre del 2019, a poco più di un mese dai primi casi ufficiali a Wuhan.
Anche lì era presente, tra gli organizzatori, proprio il World Economic Forum di Davos dell’amico Klaus Schwab.

Che la pandemia sia un evento organizzato da alcuni super-miliardari occidentali con la complicità del regime cinese, l’abbiamo già sostenuto in altri articoli precedenti e lo ribadiamo qui.
Gli obiettivi ultimi sono il cosiddetto Grande Reset, con tutte le sue sfaccettature, e il progetto ID2020 di Gates e Rockefeller.
Mettendo insieme questi due obiettivi, si capiscono molte cose della road map della pandemia:
– La creazione di una crisi economica paurosa, volta a mettere in ginocchio le classi medio-basse in favore di pochi super-ricchi;
– La vaccinazione coatta a Rna di sempre più individui, con una tecnologia capace di modificare il nostro Dna in un modo che non è chiaro se non ai creatori della tecnologia stessa;
– Il controllo sempre più pervasivo della popolazione con la scusa del virus, con l’aiuto di tecnologie orwelliane;
– Il sabotaggio di quelle cure che potevano rendere non necessario l’uso del vaccino, e il terrorismo sparso a piene mani dai media a libro paga di Big Pharma su di un virus che non è certo la peste bubbonica, ma che ammazza solo quelle categorie fragili che sarebbero in pericolo pure con la comune influenza.

Ed ecco arrivare il lasciapassare nazista tanto agognato da Gates, Rockefeller e dalla loro ID2020 Alliance, che dal 2015 vogliono dotare ogni abitante del pianeta anche di una identità digitale collegata in modo “biometrico” (cioè legata al corpo umano) al possessore e al suo registro delle vaccinazioni.
I possessori del NaziPass saranno i nuovi ariani, quelli resi transumani (e manipolabili) dal battesimo satanico (perché è ovvio che nessuno si farà dei tamponi a pagamento ogni tre giorni per mangiarsi una pizza con gli amici o andare al cinema); il resto della popolazione, sana ma non vaccinata, i nuovi ebrei, definiti no-vax, negazionisti, untori. O sorci, come li ha chiamati Burioni usando un termine molto scientifico.

E’ solo il caso di ricordare che, mentre i sedicenti paladini dei diritti si sbracciano per il DDL Zan e quindi per vietare ogni discriminazione o presunta tale verso il loro elettorato Lgbtqwertyuiop, stanno bombardando con le V2 i principi supremi della nostra Costituzione, in particolare l’art. 3 che recita quanto segue:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Per non parlare dell’art 13 che recita: La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.”

E dell’art. 32, naturalmente, per cui Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

Ma ci sarebbero da citare anche l‘art. 4 (“La Repubblica garantisce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto) per quanto riguarda l’accesso ai concorsi pubblici e alle professioni per cui è scattato l’obbligo di vaccinazione, e l‘art. 9 (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica“) per quanto riguarda l’accesso ai musei e ad altri luoghi di cultura.

Senza dimenticare i principi sanciti dopo il Processo di Norimberga, per i quali costringere qualcuno ad un trattamento sanitario sperimentale contro il suo consenso è un crimine verso l’umanità.

Ma venendo a tempi più recenti, è la stessa Unione Europea, tanto amata da piddini e simili, a vietare specificamente discriminazioni nei confronti di chi non sia vaccinato, come si può leggere proprio nel regolamento europeo sul Green Pass.
Ma quindi, secondo Letta dovremmo “Morire per Maastricht”, ma quando quest’Europa finalmente ne azzecca una, la vogliamo ignorare? E’ tutto molto curioso.

A questo punto, cosa fare.
Il 24 luglio è stata giornata molto proficua, per la mobilitazione generale in tutte le piazze d’Italia. Ma non può bastare.
Stiliamo un elenco delle iniziative da mettere in atto per sabotare questa immane porcheria:

1) Continuare a protestare nelle piazze, in maniera regolare e partecipata;
2) Disobbedienza Civile: non scaricare il Pass, non frequentare i locali che lo richiedono, appoggiare quelli che se ne fregano altamente;
3) Per chi ha conoscenze nel settore, chiedere alle Forze dell’Ordine di lasciare in pace i disobbedienti, cittadini ed esercenti, non facendo controlli e non sanzionando;
4) Depositare presso le procure e le Forze dell’Ordine moduli di denuncia collettiva predisposti da avvocati amici contro Draghi, Speranza e tutti gli altri ministri coinvolti, per aver calpestato dei diritti costituzionalmente garantiti;
5) Ricorrere alla Corte Costituzionale per far radere al suolo questo decreto;
6) Chiedere ai propri parlamentari di riferimento di cancellare o modificare questa porcata, ai propri politici regionali e locali di sabotarla;
7) Raccogliere le firme per indire un referendum abrogativo.

Se vogliamo fermare queste nuove leggi razziali e questo apartheid a norma di legge, occorre che ognuno faccia la sua parte con quanto ha a disposizione. Non è possibile che non si possa entrare in un museo, in un ristorante al chiuso, in una palestra o in un teatro senza la punturina “magica” o un tampone.
Chi non si attiva, anche minimamente, è complice dello schifo che si sta concretizzando davanti ai nostri occhi.

L’obbligo vaccinale è follia pura. Rifiutiamolo in massa (e pure il Green Pass)

Come ogni mese di luglio, arriva il caldo africano e qualcuno inizia a dare di matto.
Il leitmotiv di quest’anno, per tutti gli sciroccati di sinistra e destra, è “ci vuole l’obbligo vaccinale per tutti”.
Lo stanno invocando Burioni, Bassetti e Letta , il Cts lo sta raccomandando, Figliuolo lo sta “valutando“, e torme di invasati sono pronti con la lanterna in mano a urlare “crucifige!” al no-vax di turno.
Il tutto sulla scia di Macron, che da pochi giorni ha deciso di rendere obbligatorio il Green Pass per accedere a qualsiasi locale pubblico, inclusi bar e ristoranti, stadi, trasporti, cinema e musei. In pratica un obbligo vaccinale indiretto.

Peccato che il vaccino anti-Covid, quale che sia la marca (tra poco ce lo rifileranno pure agli Hard Discount) oltre a causare una valanga di effetti collaterali anche fatali (per avere una lista che renda l’idea di cosa stiamo parlando, consultare il sito “Esclusacorrelazione.it“), NON dà la minima garanzia di rendere immuni dal Covid, come dimostrato dai tanti casi di vaccinati poi risultati positivi, e dagli studi (ad esempio quello israeliano e quello britannico) che dimostrano come le c.d. “varianti” sfuggano in modo significativo alla vaccinazione.
Tutto da rifare, quindi.
Forse aveva ragione Montagnier quando diceva che in piena pandemia NON si dovrebbe vaccinare perché questo favorisce le mutazioni del virus. Ossia proprio le terribili varianti.

Ma cosa volete che gliene freghi a multinazionali del farmaco e governi: i primi possono continuare a produrre sempre nuovi vaccini per sempre nuove varianti (ora si sono fissati con l’alfabeto greco, poi passeranno all’ebraico e al fenicio, probabilmente), i secondi invece possono continuare a mantenere questo clima di tensione permanente e restrizione dei diritti individuali, almeno finché c’è qualche pollo che ci casca e continua a dargli retta.
Quindi, come sempre, sta ai cittadini mandare tutto questo circo in malora e pretendere di vivere NORMALMENTE, come del resto sta già succedendo in Gran Bretagna, nonostante l’impennata dei casi di contagio.

A proposito di restrizione dei diritti individuali: i nazifascisti contemporanei stanno procedendo spediti nel loro gioco di ruolo di emulazione del Ventennio: Facebook ha cancellato la pagina di Sara Cunial, YouTube ha sospeso per alcuni giorni il canale di Visione Tv (gestito da Francesco Toscano, poi riattivato), medici e infermieri contrari all’obbligo vaccinale rischiano il posto di lavoro e si sono appellati al Tar, le voci libere sono censurate in maniera sempre più pervasiva.
In ambito lavorativo, di recente sono state chiuse la Torteria “ribelle” di Chivasso, gestita da Rosanna Spatari, e il locale “Da Tito” di Firenze, gestito da Momi El Hawi, leader del movimento Io Apro. Al secondo la licenza è stata revocata ma poi il locale ha riaperto perché questa è stata intestata alla sorella; ciò non toglie il clima di pesante intimidazione verso tutti i “non allineati” in corso.

Che questi atti di squadrismo parafascista avvengano proprio in contemporanea all’invocazione sempre più frequente di un obbligo vaccinale “erga omnes” deve naturalmente essere visto solo come una curiosa coincidenza.
Così come deve essere considerata solo una semplice “svista” l’errata traduzione del regolamento Ue sul Green Pass, nella versione italiana del quale è scomparsa la parte in cui si impegnano gli Stati alla “non discriminazione verso coloro che SCELGONO di non vaccinarsi”.
Questa cosa di poter scegliere cosa inoculare nel proprio corpo è proprio mal vista dalle nostre parti.
Chissà, forse sarà dovuto a quel simpatico meeting del 2014 alla Casa Bianca tra la Lorenzin, Ranieri Guerra, il presidente dell’Aifa Pecorelli, Obama e numerosi capi di Stato e di governo, nel quale si decise che l’Italia avrebbe fatto, negli anni a venire, da “capofila per le strategie vaccinali” a livello mondiale. Leggi: Paese cavia.
Non saremo mai abbastanza riconoscenti alla Lorenzin e all’allora premier, Matteo Renzi, per questo onore.

Fatto sta che da allora l’Italia è bersagliata da una foga vaccinale senza precedenti: prima la legge Lorenzin con la ridicola scusa del morbillo e l’imposizione di 10 vaccini ai bambini in età scolare, poi l’imposizione dell’obbligo di vaccino anti-Covid per i sanitari, e adesso stanno salendo i cori per l’obbligo vaccinale esteso a tutti.
L’unica risposta a questi fenomeni è mandarli al diavolo, se necessario ricorrendo ad avvocati e tribunali, oltre che alle manifestazioni di piazza e a una sana Disobbedienza Civile.

Poi c’è il capitolo Green Pass.
Nonostante la furia vaccinale dei nazisti nostrani, la Commissione Ue ha chiarito ampiamente che la libertà di circolazione è un cardine dei principi comunitari, e che quindi non la si può limitare in caso di mancata vaccinazione. Stessa cosa viene affermata dal regolamento europeo approvato di recente da Europarlamento e Consiglio, per cui gli Stati non devono discriminare in alcun modo chi sceglie di non vaccinarsi.
Questo mette una pietra tombale sulle pretese di chicchessia di limitare i diritti dei non vaccinati.
Tuttavia, anche in Italia si sta cercando di imporre il Green Pass modello francese, ovvero un obbligo vaccinale indiretto. Il Pass verde sarebbe obbligatorio, nelle intenzioni del governo, in tutti i luoghi a rischio assembramento: trasporti a lunga percorrenza (navi, treni e aerei), stadi, palestre e centri sportivi, concerti e spettacoli, eventi, convegni, feste e banchetti. Questo significa che, chi non si vuole vaccinare, dovrebbe comunque fare il tampone a sue spese prima di entrare in qualsiasi luogo pubblico tra quelli previsti dalla legge, oppure dimostrare di essere già guarito dal Covid. Una soluzione improponibile e scomodissima per chi non abbia avuto la malattia e non si voglia vaccinare, quindi una discriminazione di fatto.
A questo punto, è di molto preferibile richiedere a chi non dovesse essere in possesso di Green Pass di utilizzare mascherina e distanziamento come si è fatto finora, invece di imporgli multe fino a 400 euro.

Per tutte queste misure (vaccini obbligatori o quasi, obbligo di tampone e certificati di avvenuta guarigione) ci auguriamo una fine immediata, così come auguriamo al Green Pass la stessa fine dell’app Immuni.
I dati sanitari sono dati sensibili e non debbono essere manipolati così alla leggera, come testimoniato dalle tante perplessità del Garante della privacy sul Pass verde italiano. E non è possibile subordinare le libertà costituzionali all’avvenuta vaccinazione o all’esibizione di un Pass sanitario.
Per cui l’unico principio deve essere: se hai sintomi riconducibili al Covid, devi stare a casa e non puoi viaggiare.
Se non hai sintomi, puoi andare dove ti pare, sebbene (ancora per qualche tempo) con le dovute precauzioni: mascherina e distanziamento. Può essere utile un certificato di buona salute rilasciato dal medico, ma questo controllo digitale e orwelliano collegato a Covid e vaccinazioni deve essere cancellato quanto prima.
Anche perché parte di un’agenda globale molto più vasta, come scritto nei post precedenti.