
Dicesi sovranista (o anche patriota, che è uguale) colui che vuole che l’interesse della sua nazione, della sua Patria, venga prima di quello di altre nazioni, e ancor più, di altre istituzioni socio-economiche come le banche d’affari, i “filantropi” multimiliardari, le corporations transnazionali e di super-stati come, nel nostro caso, la Ue.
Il sovranista è dunque un individuo che vuole eleggere un Parlamento ed un governo che facciano solidamente l’interesse del proprio popolo, e che non siano eterodiretti da alcuna delle istituzioni su citate.
Questo naturalmente non significa andare ad aggredire la sovranità di altre nazioni, ma sicuramente tenere nel massimo conto la propria, come è normale che sia.
Quando gli italiani, lo scorso 25 settembre, hanno votato in massa Fratelli d’Italia, lo hanno fatto essenzialmente per due ragioni.
La prima, è l’aperta opposizione al tirannico governo Draghi e alla Dittatura Sanitaria, unica forza di un certo peso in Parlamento ad attuarla.
La seconda è quell’idea di patriottismo e sovranismo che il “brand” di Fratelli d’Italia ancora contiene, in un mare di forze politiche che fanno a gare per sdilinquirsi nei confronti dello straniero (Usa ed Ue germanocentrica in primis).
Il voto del 25 settembre è stato, dunque, un voto contro Draghi e le forze che lo hanno appoggiato, e un voto sovranista o patriottico.
Peccato che, come scritto nel post pre-elettorale, il vero voto anti-sistema fosse quello a favore dei partiti realmente sovranisti, come Italexit di Paragone o ISP di Rizzo e Toscano, colpevolmente divisi e così incapaci di superare lo sbarramento.
Un’altra ragione che ha frenato un voto massiccio a favore del fronte sovranista (quindi contro l’Ue, l’Euro, l’asservimento agli Usa e la Dittatura Sanitaria) è stata la sua dichiarata non aderenza ad una futura coalizione di governo.
In pratica, Italexit e simili hanno da subito escluso qualsiasi alleanza futura, facendo presagire un ingresso in Parlamento di sterile opposizione col 3-4%. Che è come dire, voti rubati al centrodestra e un grosso regalo al centrosinistra.
Per queste ragioni, il voto degli italiani, pur con tutte le perplessità del caso, è stato alla fine ben indirizzato. Ora però bisogna fare i conti con questi “sovranisti” al governo.
Il governo Meloni è partito abbastanza bene sul fronte sanitario, cancellando Green Pass e obblighi vaccinali, anche se restano alcune criticità come il Pass che viene ancora richiesto in alcune strutture contra legem. Ma rispetto a un anno fa si sta d’oro, anche se, va detto, questa è ormai la tendenza in tutto il mondo.
Lascia certamente a desiderare la questione delle multe per i 50enni non vaccinati, sospese fino al 30 giugno ma non ancora cancellate, e la commissione d’inchiesta sulla gestione pandemica, la cui presidenza è stata assegnata ad Italia Viva, e che dichiaratamente “non affronterà la questione dell’efficacia dei vaccini” con relativi effetti avversi.
Una commissione del genere sembra una inutile messinscena e poco più.
Ma ancor più lascia a desiderare (anzi, allarma espressamente) la gestione da parte dei sedicenti “Fratelli d’Italia” della questione ucraina. Invece di fare l’interesse nazionale e smarcarci, come auspicato da tutti, da un conflitto che si fa ogni giorno più pericoloso (specie con l’invio di carri armati da parte di Washington e Berlino, come da notizie di questi giorni) i nostri “patrioti” insistono testardamente a fare gli zerbini di Biden, inviando altre armi a Kiev e prolungando le sanzioni nei confronti della Russia.
Un atteggiamento irresponsabile, che ci trascina sempre più in una possibile Terza guerra mondiale, laddove la nostra Costituzione “ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali” e quindi ci imporrebbe di insistere sulla via diplomatica.
Più che Fratelli d”Italia, insomma, stanno diventando dei patetici Fratelli d’Ucraina, mentre il costo degli aumenti (utenze, carburanti, materie prime, generi di prima necessità) sulla carne viva della popolazione si fanno sempre più insostenibili.
Ma questo non è l’unico punto ad allarmare. Negli ultimi giorni è tornata di stretta attualità la ratifica della riforma del famigerato Mes (Meccanismo europeo di stabilità), il mortifero fondo salva-stati che dovrebbe essere ribattezzato fondo commissiona-stati.
Il governo non ha espresso la chiara volontà di negare la ratifica, ma si è detto possibilista, anche se ha ovviamente negato l’intenzione di utilizzarlo. Sul perché il Mes, come la sua riforma, siano strumenti pericolosissimi e da uccidere sul nascere, rimandiamo a questa intervista all’economista Lidia Undiemi.
Abbiamo bisogno di un governo che si smarchi sia dalle follie guerrafondaie della Nato, sia dai trattati capestro della Ue.
Né la prima né la seconda condizione sembrano al momento contemplate dall’attuale esecutivo.
Per far entrare un po’ di grano salis nella testa di deputati e ministri, sarebbe bene iniziare una serie di proteste di piazza sul modello francese contro il caro-vita, gli aumenti folli di bollette, carburanti e beni di prima necessità, il nostro inopportuno coinvolgimento nella guerra in Ucraina, la possibile ratifica del Mes.
Facciamo sentire che al governo vogliamo dei veri patrioti, non dei sovranisti di cartone.