I primi passi del governo Meloni: meglio di niente, ma si può fare di più

Sono ormai passati due mesi dalle ultime elezioni politiche, che hanno sancito la vittoria del centrodestra e la disfatta sia dei partiti (solo nominalmente) di sinistra, sia del cosiddetto fronte sovranista, penalizzato da fattori che andremo ad analizzare. 

La vittoria del centrodestra non è del tutto una cattiva notizia, essendo preferibile sia ad una vittoria del centrosinistra, sia ad un governo di larghe intese con dentro Pd e M5S, com’era stato con Draghi.
Un governo di centrodestra a trazione Fratelli d’Italia è quindi un esito che non bisogna subito giudicare come negativo, ma che dovrà naturalmente essere valutato passo dopo passo.

Negli articoli precedenti avevamo caldeggiato la nascita di un fronte unico per la sovranità nazionale e la libertà di scelta, euroscettico e contrario ad ogni coinvolgimento nella guerra in Ucraina, contenente i principali attori sulla scena politica, quali Italexit, Ancora Italia, Vita di Cunial ed altri. Questo fronte non si è concretizzato, portando alla scontata sconfitta di tutti i partitini e movimenti in questione, nessuno dei quali ha superato la soglia di sbarramento. 
Inutile dire che, le elezioni organizzate in fretta e furia in piena estate dai soliti furbetti una volta maturata la pensione dei parlamentari, hanno favorito questa divisione, il resto lo hanno fatto gli egoismi individuali dei singoli capipartito.
A penalizzare i partiti antisistema hanno concorso anche il forte astensionismo (oltre il 40%) e la strategia della Meloni di porsi come unica opposizione al governo Draghi, che le ha permesso di essere percepita come patriottica e – appunto – antisistema, anche strizzando l’occhio al mondo No Vax. Si spera che si riesca a fare tesoro di questa lezione, e presentarsi con una lista unica alle prossime tornate elettorali. 

Per quanto riguarda il nuovo esecutivo, si diceva, è forse il meno peggio. 
Sarebbe stato meglio solo con l’inserimento in maggioranza di un partito come Italexit al posto di Forza Italia, il fratello gemello del Pd, ma perché ciò fosse possibile sarebbero state necessarie percentuali ben oltre il 3% per il partito di Paragone, e la disponibilità ad entrare a far parte di un governo di destra, cosa sempre esclusa dal leader. Quindi in definitiva va bene così. 

Ora però occorre che il nuovo governo attui delle politiche che portino un vero cambiamento rispetto all’agenda Draghi, e questa è la vera sfida dell’esecutivo Meloni. 
Gli inizi sono stati così così: bene il reintegro degli operatori sanitari (sebbene tra mille difficoltà imposte da alcune regioni ed Asl); bene i primi provvedimenti contro Ong e trafficanti del mare; bene gli stanziamenti (21 miliardi) contro il caro bollette e gli incentivi alla natalità. 
Molto meno bene il rinnovo delle sanzioni alla Russia e dell’invio di armi all’Ucraina; la scomparsa della cancellazione delle multe agli over 50 non vaccinati e di forme di risarcimento per i sanitari sospesi dal lavoro; la cancellazione del reddito di cittadinanza prevista per il 2024 (è giusto tenerlo in vita, ma potenziando i controlli e assicurando formazione e forme di impiego anche in lavori di pubblica utilità per chi ne beneficia); l’adesione ad un europeismo convinto, che esclude ogni possibilità di uscita da Ue ed Euro (ricordiamo che prima della fine del governo gialloverde si stava procedendo alla stampa dei famosi minibot, propedeutici ad una possibile uscita dalla moneta unica).  

Insomma: il governo Meloni sta facendo bene in alcuni ambiti, ma potrebbe “osare di più”, e con il pieno sostegno popolare, che l’ha votata anche per le sue posizioni anti-dittatura sanitaria e perché la considera una patriota, quindi pronta a mettere l’interesse nazionale prima dei diktat europei ed atlantici, in un momento in cui seguire gli Usa e Zelensky nella guerra alla Russia sembra sempre più un autogol per tutti i Paesi europei.
Per quanto riguarda l’obbedire ai vincoli di Bruxelles, possiamo solo ricordare come tutti i partiti che hanno dichiarato guerra aperta alla Ue, arrivando ad esprimere persino la volontà di uscirne, hanno ottenuto percentuali da oltre il 30%, M5S prima e Lega salviniana poi. 
Si può fare di più, si deve fare di più. 

P.s. Suggeriamo alcune possibili riforme che il nuovo governo potrebbe fare da subito:

  • Cancellazione integrale del Green Pass, negli ambiti in cui ancora esiste, e impegno a non riportarlo più in auge in alcun modo;
  • Cancellazione di ogni forma di obbligo vaccinale, risarcimento dei lavoratori sospesi per non avervi adempiuto, cancellazione delle multe per gli over 50;
  • Commissione d’inchiesta per la gestione pandemica ad opera dei governi precedenti, come del resto promesso dalla stessa Meloni;
  • Stop alle ostilità verso la Russia con la piena neutralità dell’Italia.
    Abbastanza utopico viste le recenti dichiarazioni di amore della Meloni per Zelensky, ma l’Italia ha tutto da perdere nel continuare a seguire un pazzo cocainomane che a momenti ci trascina nella Terza guerra mondiale (vedi incidente con la Polonia) e i suoi burattinai di Washington. I Fratelli d’Italia dimostrino di essere patrioti di fatto, oltre che di nome.

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Il 25 settembre votate l’Antisistema

Si avvicinano le nuove elezioni politiche (a pensione puntualmente maturata dai parlamentari) e inevitabilmente la domanda è: chi votare?
L’astensionismo sarà con ogni probabilità il grande protagonista di questa tornata elettorale, dopo due anni orribili e i cosiddetti partiti “sovranisti” (M5S e Lega) che hanno tradito tutto quello che avevano promesso, spalleggiando Draghi Goldman Sachs, i diktat europei, la Dittatura Sanitaria e l’invio di armi in Ucraina con le sanzioni alla Russia, nel segno dell’atlantismo più servile e masochistico.
La disaffezione per la politica sarà altissima, ma ovviamente non risolverà nulla.
Anche se votasse il 10% della popolazione, sarebbe quello a decidere il nuovo Parlamento. L’unica soluzione è quindi votare i cosiddetti partiti antisistema.

Nell’ultimo post, abbiamo caldeggiato una unione del fronte sovranista e antisistema tale da creare una grande coalizione, in grado di raggruppare il dissenso e costituire una forte alternativa al Partito Unico della Nato, della Ue e della Dittatura Sanitaria.
Questa unione non si è realizzata a causa dei protagonismi tra le varie parti, portando alla nascita di 4 principali liste sovraniste, tra quelle che sono riuscite a raccogliere le firme in pieno Ferragosto.
Ovvero: Italexit con Paragone, Italia Sovrana e Popolare di Rizzo e Toscano, Vita di Polacco e Cunial, Alternativa per l’Italia di Adinolfi e Di Stefano.
E’ inutile ribadire che queste liste sostanzialmente arriveranno a farsi una sorta di guerra tra poveri e fratricida per superare lo sbarramento, portando avanti più o meno le medesime posizioni sui temi più importanti.
A questo punto, la soluzione migliore per evitare che nessuna di queste liste passi il 3%, sarebbe votare compatti per una sola di loro.
E questa lista, a nostro parere, dovrebbe essere Italexit di Paragone.
Il motivo è semplice: Paragone è il leader mediaticamente più forte di tutti, essendo abituato al confronto pubblico e a gestire i dibattiti televisivi, inoltre ha schierato una squadra di altissimo livello comprendente Giovanni Frajese, Giuseppe Barbaro, Andrea Stramezzi, Marco Mori, Giuseppe Sottile, Stefano Puzzer, Marione Improta, Francesco Amodeo, Nunzia Schilirò, Rosanna Ruscito.
Ovvero i migliori esponenti dell’opposizione all’europeismo, all’atlantismo e alla Dittatura Sanitaria.
Per non parlare del programma (qui sintetizzato in 20 pagine), che comprende punti importanti come: l’uscita da Euro e Ue; il No secco a Green Pass e obbligo vaccinale; una commissione d’inchiesta per la gestione della pandemia; il reintegro con risarcimento di tutti i lavoratori e professionisti sospesi o radiati perché non inoculati; il No secco alle sanzioni alla Russia e all’invio di armi in Ucraina; la lotta a globalismo e neoliberismo; la difesa del Made in Italy; lo stop all’immigrazione clandestina, e tanto altro.
Nessun dubbio, quindi, che Italexit vada sostenuto.
Ma c’è un grande PERO’.

Le recenti dichiarazione di Paragone, anche in tv dalla Annunziata, non lasciano spazio a dubbi: Italexit non si allea con nessuno. Questo significa che, in caso di ingresso in Parlamento, non supporterà né il centrodestra né il centrosinistra.
E’ una posizione che riteniamo molto pericolosa, e simile al 5 Stelle delle origini (partito gatekeeper che aveva come fine la continuità al governo del centrosinistra).
In breve, se dovesse vincere – come sembra – il centrodestra, e Italexit dovesse superare lo sbarramento, potrebbe togliere al cdx proprio i voti necessari per governare da solo, senza Pd e M5S.
Ma, venendo meno i voti del partito di Paragone, il centrodestra potrebbe essere nuovamente costretto a governare con uno dei partiti di centrosinistra, dando vita ad una grande coalizione simile a quella che ha governato finora con Draghi.
Nessuna novità sostanziale, quindi, rispatto a quanto abbiamo avuto negli ultimi
due anni.
Si potrà obiettare che Lega e Forza Italia hanno obbedito diligentemente a tutto quanto veniva imposto da Draghi, ma un governo interamente di centrodestra resta probabilmente un filino meglio di un governo in cui il Pd sia determinante.
Per cui, come al solito la priorità è rispedire il Pd all’opposizione e tenercelo.

In definitiva, la nostra soluzione per le prossime elezioni è quella di supportare Italexit di Paragone, ma successivamente il partito dovrebbe sostenere la coalizione di centrodestra per evitare un disastroso ritorno del Pd al governo (o anche del M5S, che è sostanzialmente sulle stesse posizioni).
Facendo questo, Italexit potrebbe diventare l’ago della bilancia del prossimo esecutivo, in grado di porre il veto su tutte le tematiche più importanti e anche farlo cadere se necessario.
Diversamente, il partito di Paragone rischia solo di sottrarre voti al centrodestra, costringendolo poi a cercare l’appoggio di qualche partito di centrosinistra e limitandosi ad una sterile opposizione da 3-4%. La stessa strategia del M5S delle origini, che poi non a caso ci regalò il governo Renzi pur di non accordarsi con Bersani.
Al leader del partito la decisione, e la responsabilità per il prossimo esecutivo.

E ora fate la coalizione sovranista – parte seconda

Subito dopo la discesa in campo di Paragone, con la nascita del partito Italexit, scrivemmo questo post in cui si invocava una unità tra tutte le formazioni sovraniste in vista dell’obiettivo comune di “riprenderci le chiavi di casa”, ovvero uscire da Ue ed Euro, e dare all’Italia un governo che facesse finalmente l’interesse nazionale.
Questa necessità va ribadita a maggior ragione oggi, quando si parla di possibili dimissioni di Draghi ad agosto, e in ogni caso a meno di un anno dalla “scadenza” naturale delle Camere.
Italexit, secondo i più recenti sondaggi, avrebbe superato la soglia di sbarramento, permettendo a Paragone e ai suoi di entrare in Parlamento. Se questo è già un ottimo risultato, occorre collocarlo in una prospettiva più ampia.
Se si riuscissero a coinvolgere in una coalizione sovranista anche le altre sigle con obiettivi comuni (e cioè Alternativa, Ancora Italia di Fusaro, Riconquistare l’Italia, Pro Italia di Brandi, SìAmo, il PC di Rizzo, più ottimi elementi come Francesca Donato) le possibilità di ottenere risultati importanti alle prossime elezioni aumenterebbero ulteriormente, evitando di disperdere il voto con esiti da zero virgola.
Questa coalizione sovranista, capeggiata da Italexit, dovrebbe ruotare attorno a tre punti fondamentali:

1) Uscita da Ue ed Euro, con recupero pieno della sovranità nazionale e monetaria;
2) Affermazione della totale libertà di scelta in ambito terapeutico, con eliminazione sia dell’obbligo vaccinale (non solo anti-Covid, ma anche di quello ex legge Lorenzin) sia del Green Pass, per evitare che venga ripresentato in qualsiasi momento. Quindi recupero della sovranità in primis sul PROPRIO CORPO;
3) Uscita dalla Nato, stop all’invio di armi in Ucraina, fine delle sanzioni alla Russia.
Gestire anche la crisi ucraina sotto la lente della nostra Costituzione (che all’art. 11 ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali) e del preminente interesse nazionale.

Attorno a questo nucleo di base, occorrerà inserire altri elementi necessari alla nostra politica nazionale, ovvero: il recupero dello stato sociale contro neoliberismo e privatizzazioni (cancellazione quindi del pareggio di bilancio in Cost.); misure economiche keynesiane volte alla piena occupazione; lotta alle ingerenze di Stati, banche, corporations e “filantropi” esteri sulle nostre istituzioni; controllo dello Stato su settori strategici dell’economia nazionale; un ambientalismo ragionevole e non quello malthusiano dei nazisti di Davos; una gestione decisa dell’immigrazione che preveda un forte controllo sulle frontiere.

Naturalmente occorrerà abbandonare tutte le misure folli imposte in questi due anni, come tamponi e mascherine necessari ovunque, rendendo il loro uso FACOLTATIVO.
E occorrerà smarcarsi dalla logica di “economia bellica” che ci vorrebbero rifilare, con sacrifici inutili (tra bollette alle stelle e razionamenti vari) per una guerra che è solo interesse degli americani prolungare ad oltranza, mentre la diplomazia europea dovrebbe spingere per una rapida fine del conflitto, con concessioni reciproche tra Russia e Ucraina (sarebbero sufficienti il riconoscimento di Donbass e Crimea alla Russia, la neutralità ucraina nel senso di non ingresso nella Nato e nella Ue, e la denazificazione delle istituzioni ucraine, con la rimozione di tutti i personaggi legati all’estrema destra da ruoli di responsabilità).

Per attuare un programma del genere, occorre la formazione di un’ampia coalizione sovranista come su menzionata, e poiché raggiungere il 51% è impresa praticamente impossibile, occorre essere pronti ad allearsi con quegli altri partiti che hanno posizioni condivisibili.
Di quelli attualmente nell’arco parlamentare, vanno coinvolti certamente Fratelli d’Italia più alcuni pezzi di Lega e Movimento 5 Stelle.
Vanno completamente esclusi, invece, Pd e Forza Italia, per ovvi motivi.

La creazione di sinergie in Parlamento è necessaria anche per poter dare l’eventuale autorizzazione a procedere per i crimini ministeriali dallo scoppio della pandemia in poi: è di pochi giorni fa la notizia che mezzo governo Conte Bis è indagato dalla procura di Roma per reati che comprendono l’abuso d’ufficio, il procurato allarme, la diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico, il sequestro di persona e la violenza privata. Per questo l’ideale sarebbe una nuova maggioranza che comprendesse la coalizione sovranista di cui sopra, più Fratelli d’Italia, che non ha partecipato agli ultimi due governi. Servirebbero però percentuali ben oltre il 20% per entrambe le formazioni. Più realistica sarebbe una maggioranza che comprendesse almeno anche la Lega, in grado così di dare l’autorizzazione nei confronti del Conte Bis. Rimarrebbero però quasi sicuramente impuniti i crimini compiuti durante il governo Draghi, cui la Lega ha partecipato.
Per questo è necessaria al più presto una maggioranza che si possa reggere anche solo sulla coalizione sovranista di cui si è detto, più Fratelli d’Italia.
E che questa sia pronta per le prossime elezioni politiche.

Facciamo come in Canada (e lavoriamo al prossimo governo)

Le file che in questi giorni si vedono davanti alle procure per denunciare Draghi e il suo governo discriminatorio e liberticida sono un ottimo segnale, soprattutto grazie all’iniziativa di Italexit, il partito di Paragone, e dei suoi legali, Marco Mori in primis (qui le prossime date in tutta Italia e qui il modulo da scaricare, compilare e depositare presso le Forze dell’Ordine).
Che il governo sia denunciato in tutto il Paese è assolutamente necessario, per le ripetute e palesi violazioni delle libertà e dei diritti basilari dei cittadini, quindi è fondamentale che questa iniziativa continui e si moltiplichi in ogni città. Un magistrato che sia uno, che abbia ancora a cuore la Costituzione e gli essenziali diritti umani, si dovrebbe trovare.
A questo vanno aggiunte le proteste di piazza, che non saranno mai abbastanza e mai abbastanza partecipate. Di sabato o in qualsiasi altra giornata: più ce ne sono, di manifestazioni anti-Green Pass e obbligo vaccinale, meglio è. Non foss’altro che per testimoniare la presenza di un nutrito numero di persone che non accettano passivamente la dittatura sanitaria e di fare da topini da laboratorio di Big Pharma.
E’ superfluo, poi, ricordare la potenza della Disobbedienza Civile: in ogni luogo, nel proprio quotidiano, bisogna disapplicare queste regole folli, in tutti i modi che ognuno ha a disposizione, fino alla definitiva abrogazione. Questo naturalmente dipende dalla organizzazione e dalle condizioni di ciascuno.
Alcuni interessanti esempi sono costituiti dagli aperitivi di massa nelle piazze italiane, organizzati in città come Torino e Livorno per protestare contro l’obbligo di NaziPass nei locali aperti al pubblico, o l’iniziativa di ritirare tutti i soldi dai propri conti come reazione all’imposizione del GP per entrare nelle poste o nelle banche.
Infine c’è il Canada. Da qualche giorno un eccezionale numero di camion si è spostato da tutto il Paese verso la capitale, Ottawa, costringendo persino il premier Trudeau ad una fuga precipitosa “per precauzione”.
Ai camionisti, che protestano per l’obbligo vaccinale scattato da qualche giorno per trasportare merci dal Canada agli Stati Uniti, si sono uniti poi comuni cittadini, costituendo una folla oceanica di uomini e mezzi che hanno dato vita a una fenomenale forma di protesta popolare contro i sieri obbligatori e tutta l’agenda nazifascista che vi è stata costruita sopra dai comparucci del Forum di Davos.
Il sindaco di Ottawa ha dovuto addirittura dichiarare lo stato d’emergenza, mentre iniziativi simili si sono ripetute anche a Toronto e Quebec City.
Donald Trump ed Elon Musk hanno appoggiato la protesta, definendola una “battaglia di libertà”.
Su Twitter è nato l’hashtag #FreedomConvoy e il 14 febbraio è previsto un appuntamento da tutta Europa a Bruxelles. Manifestazioni simili a quella canadese si stanno verificando anche in Germania e Olanda.
In Italia camion e camionisti sembra che non manchino, l’hashtag ufficiale esiste già. Vogliamo imitare i fratelli canadesi e creare un po’ di disagi nelle principali città fino alla cancellazione di GP e obbligo vaccinale? Chissà che zio Trump dall’America non ci dia una mano.

E da qui ci spostiamo alla politica.

Duole annunciare che, in seguito alla rielezione di Sergio Mattarella a PdR, il centodestra italiano (che pure ha la maggioranza relativa dei seggi in Parlamento e quindi poteva insistere su un suo candidato) è MORTO, DEFUNTO, TRAPASSATO.
Qualcuno dica a Borghi, Bagnai e Rinaldi che, se vogliono salvare la faccia, farebbero bene ad abbandonare la barca che affonda, come ha fatto per tempo la Donato.
Si salva solo la Meloni, ma con simili compagni di viaggio non può andare lontano.

Per questo occorre rilanciare il progetto di una coalizione che comprenda Italexit di Paragone, federato con gli altri partiti sovranisti e anti-dittatura sanitaria, Fratelli d’Italia (se è disposta a staccarsi dal centrodestra dopo i recenti sconvolgimenti) e – SOLO IN ULTIMA ISTANZA – quel poco di buono che rimane della Lega salviniana, da raccattare nel caso che i voti dei primi due partiti-coalizioni non dovessero essere sufficienti per avere la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Si intende che, dopo i clamorosi tradimenti operati da M5S e Lega con la partecipazione al governo Draghi e alla rielezione di Mattarella, è necessario che la coalizione sovranista capeggiata da Paragone e Fratelli d’Italia ottengano la quantità di voti più alta possibile, in modo da provare ad escludere altre forze dal governo. Ma se questo non dovesse essere sufficiente, è bene iniziare a preparare la collaborazione con qualche leghista che non abbia perso del tutto lo spirito sovranista.
Occorre mettersi al lavoro ora per costruire il Parlamento e il governo più sovranisti, euroscettici e anti-dittatura sanitaria possibile nel 2023. Liberandoci dal maggior numero di traditori.

Il “presidente” Bidet e il ritorno del lockdown. Ovvero: l’assalto globale alla democrazia

Locandina di Matteo Brandi

Chi segue questo blog sa che ormai da mesi abbiamo messo in connessione la nascita della pandemia con i piani dei peggiori supercapitalisti d’Occidente, mostrando come coloro che prevedevano da anni il suo avvento, nel frattempo finanziassero la Gain of function del Coronavirus da pipistrello proprio nel laboratorio di Wuhan.
Ora, alla luce di quello che è accaduto e sta accadendo in questi giorni negli Usa, è evidente che quegli stessi soggetti stanno accelerando nel loro progetto verso il cosiddetto Nuovo ordine mondiale, quello che secondo Jacques Attali sarebbe proprio “nato grazie ad una piccola pandemia”.

Quando scrivevamo, in diversi post precedenti, che il Coronavirus serve sostanzialmente a instaurare dei regimi autoritari facendo a pezzi la democrazia e i diritti dei cittadini, a creare una società a due strati con pochissimi super-ricchi e una moltitudine di super-poveri, e a imporre a tutti vaccini e forme di tracciamento di massa, mai ci saremmo sognati di vedere l’esempio lampante di questo processo in atto nel più importante Paese del mondo occidentale, gli Stati Uniti d’America.

L’assalto al presidente Trump e allo stesso concetto di democrazia non è casuale, e solo i ciechi (o i tifosi di pentapiddina appartenenza, che è lo stesso) non sono in grado di vedere l’incredibile entità dei brogli avvenuti nei giorni scorsi negli Usa per piazzare alla Casa Bianca il novello fantoccio delle oligarchie liberiste e ultracapitaliste, Joe Biden (o “presidente” Bidet, che dir si voglia).
Per chi non ha seguito bene la vicenda o ha tenuto la testa sotto terra come gli struzzi, facciamo un piccolo riepilogo.

1) Secondo la narrazione ufficiale, Biden avrebbe preso 78 milioni di voti, più di qualsiasi altro presidente americano NELLA STORIA, stracciando letteralmente il record di Barack Obama del 2008 (69 milioni di voti).
Ora, Biden potrà pure avere un certo fascino per le signore di una certa età e vicine alla menopausa, ma da qui a pensare che un ottantenne con l’Alzheimer e una particolare “simpatia” per le minorenni possa battere di gran lunga il record di preferenze di qualsiasi altro presidente sembra a dir poco lunare. Tenendo anche conto che, nella storia Usa, il presidente in carica parte da sempre favorito e che chi conquista Stati decisivi come la Florida o l’Ohio (andati a Trump) quasi sempre conquista la Casa Bianca.

2) Il voto postale è stato propagandato principalmente dai Democratici. E’ vero quindi che la maggior parte di questi voti sono stati probabilmente assegnati a Biden.
Ma affermare che in alcune contee il 95-100% dei voti postali sia stato assegnato al candidato democratico (come ci hanno raccontato nel caso delle centinaia di migliaia di voti miracolosamente comparsi nel Michigan e nel Wisconsin alle 4 del mattino, che avrebbero ribaltato in pochi minuti l’esito della corsa in questi Stati a favore di Biden), è assolutamente inverosimile.
Anche tra i sostenitori di Trump, molti avranno avuto paura del virus e votato per posta, o saranno stati impossibilitati a recarsi ai seggi nonostante gli appelli del presidente. Quindi queste maggioranze bulgare per il candidato Dem appaiono quantomeno sospette.
A detta di tutti gli esperti, poi, il voto postale è quello che più si presta a brogli e maneggi vari. Che la pandemia abbia consentito l’uso massiccio di questa forma di voto, con tutti i brogli che vedremo tra poco, è solo il raggiungimento di uno degli obiettivi per cui questa è stata organizzata e poi scatenata dalla stessa élite che ora vorrebbe “salvarci” vendendoci il suo vaccino.

3) Le cause legali e i riconteggi in corso.
Il team di Trump sta indagando e raccogliendo evidenze su numerosi casi di frode elettorale, in particolare negli Stati in bilico come Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Arizona, Georgia e Nevada. Qui sono in corso riconteggi e sono state avviate cause legali.
Numerosi testimoni hanno deciso di rilasciare dichiarazioni giurate (“affidavit”, il team di Trump ha detto di averne raccolte 234 pagine SOLO PER UNA CONTEA DEL MICHIGAN) con le quali hanno denunciato la manipolazione delle schede elettorali, pacchi di voti con la stessa firma, l’esclusione di scrutatori repubblicani dai seggi, l’arrivo di scatoloni sospetti con centinaia di migliaia di schede nel cuore della notte e dal retro dei seggi elettorali tutte a favore del candidato Dem, voti conteggiati più volte, altri convalidati anche se privi di firma e timbro postale, addirittura l’apposizione di fogli di carta e materiali di vario genere alle finestre dei seggi per impedire la visione di ciò che accadeva all’interno. Il team legale di Trump ha riscontrato numerosi casi di defunti il cui voto sarebbe stato conteggiato (21.000 nelle liste elettorali della sola Pennsylvania, da qui l’ironico riferimento alla notte dello spoglio come “la notte dei morti votanti”. Judicial Watch ha scoperto quasi 2 milioni di “elettori fantasma” iscritti ai registri elettorali) e procedure opache nel ricevimento dei voti postali messi in atto in alcuni Stati, come la decisione della Corte suprema della Pennsylvania di autorizzare il conteggio anche di schede elettorali arrivate dopo il 3 novembre, pure se senza timbro né firma (decisione poi contestata dalla Corte Suprema Federale, che ha chiesto di separare tutte le schede arrivate dopo l’Election Day). Alcuni whistleblower del servizio postale sono usciti allo scoperto in Michigan e Pennsylvania dichiarando di aver ricevuto l’ordine di retrodatare alcuni plichi elettorali per renderli validi (qui un thread che raccoglie link su irregolarità di ogni tipo).
E’ ritenuto “unprecedented” anche il fatto che lo spoglio si sia fermato in sei Stati chiave nel cuore della notte, poco prima che arrivassero questi misteriosi carichi di voti Dem. Ricordiamo che in Stati come Michigan e Pennsylvania Trump conduceva con un cospicuo vantaggio fino allo stop del conteggio e al verificarsi di questi episodi, tanto che gli Antifa e i Black Lives Matter avevano iniziato a creare disordini nelle città perché si riteneva che il presidente la stesse spuntando. La Pennsylvania, la notte elettorale, era praticamente stata assegnata a Trump che aveva 700mila voti di vantaggio, e per recuperare Biden avrebbe dovuto ricevere, per ammissione degli addetti ai lavori, qualcosa come il 75% delle schede rimanenti. E’ stata poi assegnata al candidato Dem con oltre 60mila voti di scarto, dopo molti giorni e una pioggia di provvidenziali voti postali.
E’ venuto fuori che alcuni software usati per conteggiare i voti ne avrebbero passati migliaia da Trump a Biden “per errore”, rendendo così necessario il riconteggio manuale. Trump ha parlato di quasi 3 milioni di voti a lui “rubati” tramite questo sistema.
Sono stati chiamati in causa i software Hammer, Scorecard e il sistema Dominion, utilizzato in tutti gli Stati in bilico, nella cui compagnia alcuni esponenti di spicco dei Dem (come il capo dello staff di Nancy Pelosi e il marito della senatrice Feinstein) avrebbero quote azionarie e ruoli dirigenziali, e con la quale avrebbe una partnership anche la famiglia Clinton.
Di tutto questo sapremo di più man mano che le prove vengono raccolte e portate davanti ai giudici: vedremo se saranno sufficienti per permettere al team di Trump di ribaltare il risultato.
Di certo, se Stati come la Pennsylvania, il Michigan e il Wisconsin fossero assegnati a Trump dopo la cancellazione di un cospicuo numero di voti per irregolarità varie, questo gli sarebbe sufficiente per tornare in corsa per la Casa Bianca, togliendo a Biden lo status di “presidente eletto” che i principali media si sono affrettati a dargli. E a proposito…

4) L’orrendo ruolo dei media, mainstream e social.
Mai si era vista tanta malafede da parte di tutti i media in una elezione precedente.
In pochi giorni abbiamo assistito ad un coro di voci levarsi nell’acclamare il nuovo presidente, sebbene Trump e il suo staff si fossero sbracciati fin da subito a chiarire che l’esito sarebbe stato deciso dai tribunali, “congelando” di fatto l’elezione.
In un precedente importante, nel 2000, Al Gore era stato pure acclamato dai media come nuovo presidente, fin quando la Corte Suprema non assegnò la vittoria a George W. Bush, spegnendo l’entusiasmo dei Dem. Qui potrebbe accadere la stessa cosa.
Ma il comportamento dei media non è stato vergognoso solo per questo, che sarebbe il meno.
Le principali emittenti americane hanno censurato il discorso di Trump dopo la notte delle elezioni, quello in cui denunciava apertamente i brogli avvenuti, staccando la linea e togliendogli letteralmente la parola.
E stiamo parlando del presidente americano tuttora in carica!
Un comportamento del genere è inaudito per la supposta professionalità del mestiere giornalistico, che vuole che il reporter si limiti (appunto) a riportare quello che viene affermato, sotto la sua responsabilità, da uno dei due candidati, senza permettersi di dare giudizi sulla “veridicità” di quanto da lui detto (saranno i tribunali a stabilirlo, in questo caso).
Quanto accaduto la notte delle elezioni invece, con i media che si sono affrettati a bollare come “bugie” le frasi di Trump, rappresenta il punto più basso mai raggiunto dal giornalismo occidentale.

A ciò va sommata la censura dei social media.
Dall’Election Day, Facebook e Twitter sembrano essere diventate delle succursali del Partito Democratico, arrogandosi il diritto di oscurare i post del presidente Usa o di mettere degli “avvisi” sotto di essi in cui ricordano a tutti che Biden è il nuovo presidente secondo i principali media e che le accuse di frode sono infondate.
Fb ha addirittura eliminato la dicitura “presidente degli Stati Uniti” sotto il profilo di Trump, sostituendolo con “candidato politico”.
Lo ribadiamo: finché c’è un contenzioso legale in corso e gravissime accuse di brogli, non c’è nessun presidente eletto, ed è incredibile che tutti i media e i principali social ignorino questa ovvietà. Ma in tempo di dittatura “Democratica”, dire l’ovvio è diventato rivoluzionario.

5) Il paradosso dei Democratici che fanno a pezzi la democrazia.
E’ evidente che tutte queste performance di sedicenti “Democratici” che fanno brogli, cercano di rubare le elezioni, censurano le ragioni dei propri avversari politici, fomentano rivolte di strada di gruppi a loro legati come i Black Lives Matter e gli Antifa, stilano vere e proprie liste di proscrizione (lo abbiamo visto dai tweet di Alexandria Ocasio-Cortez, che invitava a schedare i sostenitori di Trump e a quelli della giornalista del Washington Post Jennifer Rubin, che invitava ad ostracizzare dalla società chiunque mettesse in discussione l’esito delle elezioni), dimostrano solo quanto queste persone siano i più feroci haters della democrazia e della libera autodeterminazione dei popoli.
Inclini a fare ogni tipo di porcheria pur di far prevalere la loro agenda, questi individui, lungi dall’essere la parte migliore dell’umanità come spesso si ritengono, rappresentano la principale minaccia a libertà, giustizia e democrazia.

La loro agenda poi coincide quasi sempre con quella dei super-ricchi multimiliardari “filantropi” quali Bill Gates, la famiglia Rockefeller, la famiglia Rothschild, George Soros, Warren Buffet, Jeff Bezos, Elon Musk, la Silicon Valley, le principali banche e multinazionali, insomma, la solita cricca di ricconi “arcobaleno”, con il cuore a sinistra e il portafoglio molto a destra.
Questa gente si ritiene talmente piena di amore per il pianeta, da voler in suo nome ridurre l’umanità sia di numero che in miseria, naturalmente mantenendo tutti i propri privilegi, anzi, accrescendoli ulteriormente.
Inoltre, poiché l’umanità avrebbe anche il brutto vizio di voler scegliere autonomamente i propri governanti e legislatori, adesso hanno anche deciso che questo diritto gli deve essere tolto, se necessario ricorrendo a brogli plateali.
“Noi facciamo colpi di Stato dove ci pare, fatevene una ragione” twittava qualche mese fa tronfio Elon Musk, un membro di questa “élite” psicopatica.
Al presidente Trump e a tutti gli uomini liberi il compito di dimostrare che si sbagliava.


P.s. Mentre negli Usa andava in scena quello che si può solo definire un colpo di Stato, in Italia grazie al governo abusivo MAI VOTATO DAGLI ITALIANI tornava progressivamente il lockdown, con la suddivisione del Paese in zone gialle, arancioni e rosse.
L’agenda globale vuole la distruzione delle piccole e medie imprese per far posto al dominio delle grandi catene multinazionali, ed è quello che accadrà con questa seconda ondata di contagi piovuti dal nulla e di chiusure.
In maniera molto sospetta, poi, il giorno dopo la “proclamazione mediatica” di Bidet, veniva annunciata al mondo la sicurezza “al 90%” del vaccino della Pfizer. Il Coronavirus è servito anche per togliere di mezzo Trump, e se lui non troverà il modo di capovolgere la situazione nei prossimi giorni, l’agenda globale incentrata sul vaccino per tutti comincerà a mettersi in moto.
Sarà bene ribadire forte e chiaro il NO a qualsiasi imposizione vaccinale e al lockdown, almeno da parte di quelle persone che non hanno perso il lume della ragione in mezzo a questa psicosi collettiva.

La dittatura della museruola

Se gli italiani riuscissero a cogliere le occasioni quando si presentano, il lavoro di liberazione del Paese sarebbe già a buon punto.
Il 20 e 21 settembre scorsi si era presentata l’opportunità di dare una pesantissima mazzata al governo Conte bis e alla maggioranza, in primis rigettando il truffaldino taglio dei parlamentari, riforma sognata da Licio Gelli per portare avanti una svolta autoritaria in Italia e realizzata, proprio per questo motivo, nel 1929 da Mussolini (che ridusse la Camera a precisamente 400 deputati nominati dal solo partito fascista), e “in secundis” legnando sonoramente il Pd alle Regionali, con un passivo tale da mettere in crisi il governo.
La cosa non è riuscita, per la beota testardaggine con cui il centrodestra ha invitato i suoi elettori a votare Sì (Belusconi era membro della P2 e si può capire, meno comprensibile è l’appoggio di Fratelli d’Italia e Lega. Davvero non hanno colto l’effetto devastante che una sconfitta al referendum e alle Regionali avrebbe significato per il M5S, azionista di maggioranza del governo? Mah..) e per la commovente e lungimirante “resistenza” di toscani, pugliesi e campani, che rivotando Pd hanno dato ossigeno al governo più abusivo e disastroso della storia repubblicana, al di là delle questioni territoriali che in questo frangente rivestivano un’importanza di molto secondaria.

E dopo questo capolavoro di idiozia collettiva, ecco i primi risultati del verdetto delle urne: proroga dello stato d’emergenza fino al 31 gennaio 2021 (e poi avanti fino all’elezione del nuovo PdR, se il Covid scompare lo importiamo con gli immigrati), Conte che torna a fare il dittatore sudamericano via Dpcm, mascherine imposte anche all’aperto, nuove strette sulla vita sociale ed economica (orari di chiusura dei locali anticipati, feste in famiglia vietate), nuove minacce di lockdown.
Sulle mascherine/museruole, in particolare, siamo ormai al delirio: già non servono quasi a nulla al chiuso (poiché bloccano le goccioline di saliva ma non certo i virus, che sono delle dimensioni di nanometri: praticamente servono solo se qualcuno vi tossisce o starnutisce in faccia), figuriamoci all’aria aperta.
Qui bisognerebbe metterle solo dove non sia possibile tenersi a distanza dagli altri, mentre si è deciso di imporle all’aperto tout court salvo che non si sia in luoghi completamente isolati: una follia criminale che servirà solo ad asfissiare nella propria anidride carbonica chiunque sia così stupido da seguire queste regole alla lettera.
E’ evidente come l’imposizione della mascherina h24 sia utile solo a sottomettere la popolazione e renderla docile e ubbidiente (la museruola, appunto) mettendo a tacere ogni voce di dissenso al regime (il bavaglio). Inoltre serve a far percepire la attualità di una minaccia volutamente amplificata, aumentare il senso di pericolo, e anche a ridurre
l’afflusso di ossigeno al cervello, rendendo la popolazione più stupida, impaurita, malaticcia e così facilmente dominabile. Così la mascherina diventa il simbolo perfetto dell’asservimento di un popolo: un’efficacia irrisoria dal punto di vista sanitario e un’efficacia pazzesca dal punto di vista psicologico e simbolico.
Se poi ci mettiamo pure il fatto che a produrle sono gli Elkann, gli stessi che controllano il gruppo Gedi e quindi Repubblica e La Stampa per dirne solo due, si capisce quali interessi ruotino attorno al business delle mascherine e alla propaganda sul loro uso continuo.

Si dirà: “Sì, ma i contagi sono tornati a crescere, e così i decessi. Bisogna fare
più attenzione e inasprire le misure di contenimento”.
La questione è sempre la stessa: i contagi crescono perché ogni giorno aumentano i tamponi, quindi si scoprono ogni giorno nuovi positivi che in realtà stanno benissimo, in quanto asintomatici.
Prendiamo i dati del 12 ottobre.
Su 4619 nuovi positivi (risultanti da ben 85.442 tamponi effettuati), i ricoverati in ospedale sono 302 e in terapia intensiva ci sono altre 32 persone.
Il che significa che i restanti 4.300 positivi, in isolamento a casa, hanno sintomi così lievi da non necessitare di un ricovero in ospedale.
In pratica, è come se avessero sì e no una comune influenza.
L’aumento dei decessi (oggi 39) è sicuramente preoccupante, ma:

1) 30-40 decessi al giorno non sono certo un numero spaventoso su una popolazione di 60 milioni di abitanti. Lo sarebbero per una città con qualche migliaio di abitanti. E comunque a marzo i decessi giornalieri da Covid erano arrivati a oltre 900;
2) E’ tutto da dimostrare che questi 30-40 decessi siano realmente da imputare al Covid, dal momento che, come ben sappiamo, ogni morto che risulti positivo al tampone viene classificato come deceduto a causa del Coronavirus, anche se ha subito un incidente stradale. E pure i tamponi sono tutt’altro che infallibili.

In sostanza, si continua a spargere terrore e allarmismo a piene mani, ignorando l’effetto disastroso sull’economia, sulla società e sulla salute stessa della popolazione che questo continuo clima di terrore produce.
Tutto questo non si comprende se non si guarda al piano superiore: l’obiettivo della classe politica abusiva al governo non è certamente quello di lavorare per il bene della popolazione e della Nazione, ma quello di attuare l’agenda globale dei loro danti causa: usare quella che è poco più di un’influenza per instaurare una dittatura globale, come profetizzato da Jacques Attali, distruggere le libertà civili e soggiogare i popoli, imporre vaccinazioni di massa e tutto quanto è ad esse collegato (non dimentichiamoci di ID2020 e della schedatura tecnologica delle persone), indurre una paurosa crisi economica che renderà i super-ricchi ancora più ricchi, mentre farà a pezzi tutti coloro che non sono tutelati dal “nuovo ordine” (o “nuova normalità” come amano chiamarla).
I dati ci dicono che la pandemia ha ulteriormente arricchito i Paperoni del globo, dimostrando la natura classista del virus: globalista, anti-sovranista, ipercapitalista, nemico del ceto medio-basso e pure un po’ radical-chic.
Del resto è stato Zingaretti a dire che la mascherina “sarebbe dovuta diventare una moda” a fine maggio, quando i contagi stavano già calando drasticamente e dopo aver causato disastri con i suoi “aperitivi antirazzisti” a Milano, quando veramente un po’ di prevenzione e cautela sarebbero state necessarie.
Adesso, grazie a TeleCovid24, il Tg continuo sul Covid a reti unificate, tutti i sovranisti sembrano essere in affanno rispetto ai Dem: Trump sta soffrendo l’andamento della pandemia in America e vedremo tra pochi giorni come andranno le sue elezioni, Salvini sta perdendo consensi in Italia sebbene la Lega resti il primo partito e il referendum costituzionale del 2016 è stato praticamente vanificato dalla vittoria del Sì di pochi giorni fa, Boris Johnson non se la passa benissimo in Uk: tre situazioni impensabili fino a un anno fa.
Questo SarsCov2 è stato una vera manna dal cielo per Dem e affini, che hanno potuto rifiatare dopo una serie incessante di batoste elettorali.
Verrebbe quasi da pensare che se lo siano creato loro per raggiungere proprio questi obiettivi: e se il dottor Fauci, collaboratore di Bill Gates, non avesse finanziato fino al 2019 la dottoressa Zhengli Shi e i suoi esperimenti sulla Gain of function del Coronavirus proprio nel laboratorio di Wuhan, saremmo inclini a credere in un clamoroso colpo di fortuna.
Ma siccome questi intrecci tra Deep State americano e laboratorio di Wuhan esistono, allora parlare di semplice coincidenza è perlomeno da ingenui, anche alla luce delle numerose previsioni che personaggi come Gates, Fauci e la fondazione Rockefeller hanno fatto sull’avvento di un’imminente pandemia. Il modo più facile per prevedere qualcosa e azzeccarci, è organizzarla tu stesso. Ed è quello che è avvenuto anche con il Coronavirus e la follia che ci circonda in questi giorni.

P.s.
Sabato 10 ottobre si è tenuta a Piazza San Giovanni, a Roma, la Marcia della Liberazione.
Sono intervenuti numerosi esponenti del sovranismo italiano come Marco Mori e Francesco Toscano di Vox, Sara Cunial, Francesco Amodeo, Fulvio Grimaldi, Matteo Brandi, il Fronte Sovranista Italiano, Mohamed Konarè e tanti altri.
Sembra che l’intento sia quello di dare vita ad un fronte comune contro il governo Conte, l’Unione Europea e la dittatura sanitaria.
Naturalmente appoggiamo con decisione questo tentativo, come scritto in un post precedente, con l’avvertimento però di non dare vita ad un M5S secondo, che si finga sovranista, anti-europeo e patriottico, per poi correre a unirsi a Pd e dintorni. Siamo già stati fregati una volta.
Ogni accordo politico dovrà essere preso con i veri patrioti, sovranisti e nazionalisti presenti a destra. Di traditori e imbroglioni ne abbiamo le tasche piene.

Votare NO al referendum e centrodestra alle regionali. Per spedire a casa il governo più abusivo della storia patria

Dato che votare negli ultimi tempi è diventato un lusso, perlomeno facciamolo bene.
Il 20 e 21 settembre non bisogna lasciarsi sfuggire un’occasione unica per mostrare
a Conte, M5S, Pd e renziani il nostro ammmore nei loro confronti, e quanto abbiamo gradito, nell’ordine:

1) L’aver stravolto il voto del 4 marzo 2018, sostituendo al governo giallo-verde, il migliore dei governi possibili, l’obbrobrio giallo-rosso, mai legittimato dal voto popolare.
Se il primo esecutivo teneva piena fede alla volontà dei cittadini, bloccando l’immigrazione di massa, garantendo maggiore sicurezza, adottando una linea più dura verso la Ue e adottando misure sociali, il Conte bis andava a fare l’esatto contrario, riportando in auge il business dell’immigrazione e gli sbarchi selvaggi, scarcerando boss mafiosi, azzerbinandosi completamente all’Ue e distruggendo la piccola e media impresa con le assurde misure di “contenimento” del Covid;

2) L’aver sequestrato in casa 60 milioni di italiani per mesi con la scusa del Covid,
l’averli perseguitati con elicotteri e droni pure per delle passeggiate solitarie o delle grigliate familiari, l’averli ammazzati vietando le autopsie e non prendendo misure preventive agli inizi della pandemia, l’averli privati del lavoro e di fonti di reddito decenti durante il lockdown, l’aver insistito con misure distruggi-economia in seguito (pensiamo al turismo bloccato da Paesi come Usa, Russia e Cina);

3) L’aver votato per il rinvio a giudizio di Salvini, una vigliaccata giustificata solo
con la volontà di sbarazzarsi dell’avversario politico, dopo aver deciso assieme a lui (almeno il M5S) lo stop alle Ong e all’immigrazione selvaggia ai tempi del governo giallo-verde.

Per non parlare dei mille diritti costituzionali calpestati in questi mesi: dalla libertà
personale di movimento e di circolazione, al diritto di riunione, fino al diritto di esercitare il proprio culto religioso, tutto in nome di un virus farlocco la cui pericolosità è stata vergognosamente pompata per portare avanti un’agenda di controllo globale sulla popolazione e imporre a tutti un inutile vaccino.

Per tutti questi motivi, il 20-21 settembre c’è solo una cosa che l’italiano che abbia ancora un minimo di raziocinio deve fare: votare NO al referendum costituzionale, una
riforma già bocciata nel 2016 ai tempi di Renzi (e non si vede perché la si debba
accettare oggi solo perché a sbolognarcela sono i 5 Stelle: è la stessa merda autoritaria
che volevano Licio Gelli della P2 e la banca d’affari JpMorgan), e votare centrodestra in tutte le regioni.
Questo per dare un fortissimo segnale di sfiducia al governo (che ne potrebbe anche
causare la caduta), rigettare una riforma costituzionale che avrebbe l’unica funzione
di ridurre la rappresentanza senza procurare un apprezzabile risparmio sui conti pubblici (rendendo molto più facile per pochi capi partito e relativi burattinai sovranazionali controllare il Parlamento), e per mostrare solidarietà a Salvini,
attaccato per via politico-giudiziaria per aver fatto quello che gli hanno chiesto gli
italiani.

Conte e i suoi complici devono andare a casa ed essere processati per i loro tanti crimini.
Dopodiché, bisognerà chiedere a gran voce nuove elezioni, e un governo REALMENTE
rappresentativo della volontà popolare.

 

 

P.s. In questo articolo dell’avvocato Giuseppe Palma una sintesi dei motivi per i quali bisogna votare NO al taglio dei parlamentari.
Ogni punto è analizzato nei video sul suo profilo Fb.

P.p.s. Palma è in buona compagnia. Ben 264 costituzionalisti, in un documento comune,
si sono schierati per il NO. Qui il testo aggiornato con le nuove firme.

 

Questo governo non rappresenta più nessuno. Il popolo scenda in piazza e Mattarella sciolga le Camere

Il voto in Emilia ha dimostrato che in Italia esistono ancora delle frange – veramente illuminate – di popolazione in grado di legittimare il governo abusivo del peggior partito d’Italia, d’Europa e forse del pianeta: Il Partito Democratico .
E’ commovente vedere come, dopo i bambini sottratti alle famiglie di Bibbiano e dintorni, dopo che le nostre città sono state riempite di clandestini che finiscono ad ingrassare mafie e coop e a fare (se va bene) gli schiavi nei campi di pomodori e (se va male) gli spacciatori o le prostitute, dopo la distruzione dei nostri diritti sociali e delle nostre imprese in ossequio alle folli regole di Bruxelles e Francoforte, e dopo il totale spregio della democrazia con cui il voto del 4 marzo 2018 è stato ribaltato riportandoci al potere un governo ultraeuropeista e ultraimmigrazionista, ci sia ancora qualcuno nel Paese disposto a votare per questi cialtroni anti-italiani, per giunta abboccando al richiamo di 4 fessacchiotti come le Sardine (movimento messo su dagli amici di Prodi e benedetto da Soros e dai Benetton) e assecondando le manovre di Grillo e dei 5 Stelle, che suicidandosi hanno fatto di tutto per fare vincere i Dem.

E’ evidente che a Bologna, Reggio Emilia, Modena e dintorni le clientele funzionano ancora, così come la suggestione idiota di sentirsi “partigiani” rifiutando un governo di destra, per poi dare campo libero all’ultrafascismo sovranazionale dell’Ue franco-tedesca, delle Ong sponsorizzate da Soros e della finanza internazionale.
Gli emiliani raccoglieranno presto quello che hanno seminato: tanto per iniziare tutto il marcio relativo al caso Bibbiano sarà prontamente insabbiato, come le collusioni tra Pd e magistratura, e i magnifici assistenti sociali locali torneranno a fare carne di porco delle famiglie emiliane. Continueranno le politiche di nazismo vaccinale, che hanno in paesi come Rimini il loro epicentro. E ci auguriamo che le suddette città si riempiano di immigrati spacciatori ad ogni angolo di strada, visto che li amano tanto.

Chiuso il capitolo Emilia-Romagna, passiamo alle conseguenze nazionali del voto. Ovviamente Conte e i suoi amiconi Dem sono corsi a parlare di “sconfitta di Salvini” (pochi giorni prima era “solo un voto regionale”, guarda un po’), blindando la legislatura fino al 2023. E’ un esito scontato ed infausto, ma se fossimo in una normale democrazia questo non avrebbe senso.
Il Pd dopo 9 elezioni regionali, tiene sono nel suo fortino di sinistrati irrecuperabili.
Nel resto del Paese in due anni ha sempre preso sonore batoste.
Il M5S è scomparso dalla faccia del pianeta: non controlla nessuna regione, alle ultime elezioni regionali ha preso meno del 10% e nei sondaggi non va oltre il 15%.
Di conseguenza il partito di maggioranza relativa nel Parlamento non rappresenta più minimamente il Paese come lo faceva due anni fa, e il Pd, che ha straperso le politiche del 2018 e tutte le elezioni fino a domenica scorsa, resta saldamente anche nei sondaggi solo il secondo partito del Paese, dopo la Lega.
Il centrodestra, oltre ad aver vinto tutte le elezioni degli ultimi due anni, vola nei sondaggi verso il 50%.
Lo scollamento tra Parlamento e Paese reale è quindi oramai troppo forte, e le Camere dovrebbero essere sciolte per condurre l’Italia a nuove elezioni, come previsto dai padri costituenti. Questo se avessimo un presidente della Repubblica veramente rispettoso di democrazia e Costituzione, e non un piddino servo della U€.

Poiché è assolutamente necessario far fuori questo governo per ripristinare un minimo di democrazia nel Paese, due sono le strade, percorribili allo stesso tempo:

  1. Manifestare nelle piazze con la maggiore frequenza possibile, come sta accadendo da mesi in Francia, per chiedere la fine di questo esecutivo illegittimo e nuove elezioni, che ci ridiano una maggioranza e un governo realmente rispettosi della sovranità popolare;
  2. Che alcuni “dissidenti” del M5S, nostalgici del governo gialloverde, abbandonino l’attuale maggioranza, facendo cadere il governo in Senato, passando dalla parte del centrodestra. Pensiamo in particolare a Gianluigi Paragone, cacciato per “eccesso di coerenza”, e ad altri come lui. Dovrebbero bastare una quindicina di senatori, che il centrodestra sarà ben felice di ricandidare in caso di elezioni anticipate.

Alla Lega in particolare conviene ribaltare immediatamente la situazione, specie in vista dell’accanimento giudiziario che si prospetta verso il suo leader: dopo il processo Gregoretti si avvicina anche un processo Open Arms, e il mostro pentapiddino sarà ben contento di scaraventarlo nelle grinfie dei giudici “Democratici”.
A questo proposito, invitiamo Salvini ad abbandonare la linea “moderata” assunta di recente: se continuerà ad appoggiare Draghi come prossimo presidente della Repubblica, a rifarsi alla Thatcher e al suo noto neoliberismo spinto, a dire di voler “cambiare l’Europa dall’interno” anche dopo la Brexit e ad affermare che “l’Euro è irreversibile”, durerà molto poco e, oltre ad essere perseguitato dai giudici, perderà anche il feeling con gli elettori che lo considerano un sovranista e campione della difesa della nazione.
A lui la scelta se vuole risorgere o crollare definitivamente.

Polverizzare Conte, M5S, Pd e Renzi

Ci siamo: con l’avvicinarsi delle elezioni in Emilia-Romagna e in Calabria, gli italiani hanno un’occasione formidabile per piazzare un colpo devastante, forse definitivo, al governo abusivo nato per volere di Mattarella, Merkel e Macron.

Tutti hanno capito infatti che il vergognoso golpe avvenuto il 9 settembre 2019, con la nascita del Conte Bis, è da ascriversi unicamente alla volontà degli Stati dominanti dell’Ue, della finanza internazionale e dei loro maggiordomi piddini e a 5 Stelle, di sbarazzarsi di Salvini e di quei partiti (più o meno) sovranisti e nazionalisti, che ancora non si piegano a una condizione di totale sudditanza nei loro confronti.
Da qui la necessità di ribaltare l’esito del voto del 4 marzo 2018, che – lo ricordiamo – fu un voto CONTRO  l’Ue e l’immigrazione di massa, per promuovere un esecutivo che incredibilmente esclude la coalizione uscita vittoriosa nelle urne (il centrodestra a trazione leghista, 37% dei consensi) e riporta al potere il Pd, uscito sconfitto a tutte le elezioni dal dicembre 2016 (referendum costituzionale) in poi.

Una simile manovra antidemocratica è stata possibile solo in un Paese a sovranità limitata come il nostro, in cui il presidente (piddino) della Repubblica, invece di scagliarsi contro le ingerenze estere di Usa, Gb, Ue franco-tedesca, George Soros e organizzazioni ipercapitaliste come Bilderberg e Commissione Trilaterale di Rockefeller, le coccola, le invita al Quirinale o tollera le loro visite a Palazzo Chigi (vedere l’incontro di Mattarella con la Commissione Trilaterale e il colloquio di Soros con Gentiloni), e inveisce quotidianamente contro “le derive sovraniste e nazionaliste”, che altro non sono che la legittima richiesta del popolo italiano di autodeterminarsi come in qualsiasi altro Stato-nazione.

Per tutti questi motivi, il voto del 26 gennaio, assume una valenza che trascende di gran lunga i confini regionali, diventando un voto contro il Pd e contro la maggioranza giallorossa qualora l’esito dovesse essere la vittoria del centrodestra, specialmente nella regione “rossa” per definizione: l’Emilia-Romagna.
Una vittoria di Salvini e Meloni in Emilia sarebbe l’ennesimo schiaffo al centrosinistra, ma anche al Conte bis, all’immigrazione sregolata tornata in auge, e al “sistema Bibbiano” che ha proprio nella regione il suo epicentro.
Sarebbe inoltre un importante attestato di fiducia nei confronti di Salvini, nel momento in cui si stanno usando i soliti metodi giudiziari per farlo fuori: un film già visto col Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) e con Berlusconi. Ogniqualvolta in Italia una classe politica cerca di governare senza l’assenso dei poteri forti sovranazionali (finanza internazionale, massoneria, Ue, Stati esteri) si utilizza l’arma giudiziaria per farla fuori.

A questo proposito bisogna aprire una parentesi.
Salvini ha commesso, secondo noi, 3 grossi errori negli ultimi due anni.
Il primo è stato non votare l’impeachment a Mattarella quando ne ha avuto la possibilità, ovvero quando il PdR stava nominando un governo Cottarelli e rifiutando Savona a ministro dell’Economia. In quei giorni Di Maio e Meloni erano d’accordo, e un impeachment ci avrebbe liberato da un PdR totalmente prono all’asse franco-tedesco e alle direttive del suo partito, il Pd.
Il secondo errore è stato, naturalmente, aver fatto cadere il governo gialloverde, il migliore dei governi possibili pur con tutti i suoi limiti, e sebbene abbondantemente provocato a farlo.
Con Mattarella al Quirinale, le pressioni dall’Ue e il M5S ormai pronto a qualsiasi tradimento, la nascita del governo giallorosso era più che scontata, così come le grane giudiziarie nei suoi confronti. Sarebbe stato di gran lunga più utile lanciare un ultimatum per un rimpasto, chiedendo la rimozione dei ministri più fastidiosi, quali Tria, Trenta, Grillo e Moavero. In caso di rifiuto del M5S, Salvini avrebbe avuto una scusa fenomenale (a quel punto sì) per far cadere tutto, addossando le colpe ai pentastellati.
L’ultimo errore è stato, pochi giorni fa, far votare i suoi senatori a favore del processo Gregoretti, quando la maggioranza ha disertato la commissione. Se Salvini deve essere rinviato a giudizio, che siano M5S e Pd a sporcarsi le mani e prendersene la responsabilità: pagheranno abbondantemente questa decisione. Non si capisce però perché il leader leghista debba facilitargli il lavoro: solo per dare prova di “coraggio” in vista delle prossime elezioni? Mah.

In definitiva, Salvini ha commesso diversi errori grossolani nel corso di questi anni, ma resta il politico che attualmente più merita il sostegno degli italiani, assieme alla Meloni, in funzione di recupero della sovranità nazionale e di difesa del popolo italiano.
Il suo consenso, dobbiamo dirlo, è però strettamente legato a questa funzione: se il leader leghista dovesse dismettere ogni ostilità verso l’Ue e l’Euro (abbiamo visto spiacevoli passi in questa direzione) e dovesse condurre, una volta al governo, una politica eccessivamente liberista e appiattita sui diktat statunitensi e israeliani, il consenso nei suoi confronti non esiterà a calare in maniera drastica.
Importante sarà il contributo alla coalizione dato dalla Meloni: se la leader di Fratelli d’Italia saprà dare al suo partito un taglio sinceramente patriottico e sovranista, di destra sociale vicina a tutte le classi penalizzate, e difendere il territorio non meno che le esigenze degli imprenditori (ambientalismo “sovranista”), si realizzerà un equilibrio che porterà la coalizione molto lontano.

Tutto però parte dal crollo di questo governo abusivo e del suo premier sponsorizzato dalla Vinavil. Il 26 emiliani e calabresi hanno una grande occasione. La sfruttino nel migliore dei modi.

 

Togliere il voto agli anziani e darlo ai sedicenni. Taglio della rappresentanza. Tasse e immigrati come se piovesse. Il governo degli usurpatori ha già fatto abbastanza danni. A casa quanto prima

Che questo governo di golpisti traditori avrebbe fatto danni incalcolabili al Paese, era ampiamente prevedibile. Ma che inanellassero così tante bestialità in un mese scarso di legislatura, non poteva essere previsto neppure dagli analisti (o maghi) più lungimiranti.

Prima di tutto, la questione del taglio dei parlamentari.
Una riforma inutile, che farà risparmiare due spicci in cambio di una drastica riduzione della rappresentanza, come ben spiegato in questo articolo di Becchi e Palma.
Dispiace che partiti come la Lega o Fratelli d’Italia si siano accodati a questa riforma piduista del M5S (tagliare i parlamentari era uno degli obiettivi di Licio Gelli) solo per non essere accusati di voler “salvare le poltrone”.
In realtà, se tagliare alcuni privilegi e benefit dei parlamentari può essere una mossa benemerita, tagliarne il numero significa sconvolgere l’equilibrio disegnato dai padri costituenti e ridurre la rappresentatività di ognuno di essi. Inoltre, in questo modo i pochi deputati e senatori rimasti saranno più facilmente “controllabili” da coloro che muovono i fili dei partiti di massa, visibili o no. Non è quindi una riforma che faccia bene alla democrazia, ed è necessario che qualche partito o qualche comitato civico chieda il referendum confermativo come fu per quella di Renzi del 2016.
E’ giusto che gli italiani si possano esprimere nuovamente in merito.

Poi ci sono le deliranti proposte in materia di diritto di voto: prima Enrico Letta ha proposto la sua estensione ai sedicenni (che notoriamente sanno quasi nulla delle questioni portanti di una nazione, come il diritto, l’economia e la politica estera, però sono molto suggestionabili dalle “mode” calate dall’alto), incassando l’appoggio di Di Maio e Zingaretti, poi, come se non bastasse, Grillo ha suggerito l’abolizione del diritto di voto per gli anziani.
Proposte che non si sa se avranno un seguito, ma intanto hanno aperto un dibattito che non era neppure il caso di aprire, per la loro assurdità.

Infine ci sono il capitolo tasse e quello immigrazione: nella nuova manovra sono previsti 8 miliardi di nuove tasse, e gli sbarchi sono ripresi a pieno regime, con il ministro dell’Interno Lamorgese pateticamente impegnata a chiedere all’Ue un aiuto che non arriverà mai.

In questo scenario desolante si colloca il voto in Umbria, primo test per il Governo del Tradimento M5S-Pd.
Quelli che dicevano “Mai col partito di Bibbiano” e “Non facciamo alleanze con nessuno” in questo giorni stanno facendo campagna elettorale fianco a fianco fisicamente con Zingaretti e Speranza e idealmente con Renzi e Boschi, che hanno il potere di far cadere il governo in ogni momento.
Questo dopo aver sabotato in ogni modo il governo gialloverde, perfettamente rappresentativo della volontà popolare, e aver formato un governo benedetto solo da Mattarella, Napolitano, Monti, Merkel e Macron.
Conte ha persino umiliato gli umbri dicendo che il loro voto conta come quello della “provincia di Lecce”.

Meritano una severa lezione, e ci auguriamo la ricevano già questa domenica.
Il governo degli usurpatori golpisti deve andare a casa il prima possibile, e permettere agli italiani di tornare al voto senza ulteriori giochi di palazzo.
Hanno già fatto abbastanza danni.