Facciamo come in Canada (e lavoriamo al prossimo governo)

Le file che in questi giorni si vedono davanti alle procure per denunciare Draghi e il suo governo discriminatorio e liberticida sono un ottimo segnale, soprattutto grazie all’iniziativa di Italexit, il partito di Paragone, e dei suoi legali, Marco Mori in primis (qui le prossime date in tutta Italia e qui il modulo da scaricare, compilare e depositare presso le Forze dell’Ordine).
Che il governo sia denunciato in tutto il Paese è assolutamente necessario, per le ripetute e palesi violazioni delle libertà e dei diritti basilari dei cittadini, quindi è fondamentale che questa iniziativa continui e si moltiplichi in ogni città. Un magistrato che sia uno, che abbia ancora a cuore la Costituzione e gli essenziali diritti umani, si dovrebbe trovare.
A questo vanno aggiunte le proteste di piazza, che non saranno mai abbastanza e mai abbastanza partecipate. Di sabato o in qualsiasi altra giornata: più ce ne sono, di manifestazioni anti-Green Pass e obbligo vaccinale, meglio è. Non foss’altro che per testimoniare la presenza di un nutrito numero di persone che non accettano passivamente la dittatura sanitaria e di fare da topini da laboratorio di Big Pharma.
E’ superfluo, poi, ricordare la potenza della Disobbedienza Civile: in ogni luogo, nel proprio quotidiano, bisogna disapplicare queste regole folli, in tutti i modi che ognuno ha a disposizione, fino alla definitiva abrogazione. Questo naturalmente dipende dalla organizzazione e dalle condizioni di ciascuno.
Alcuni interessanti esempi sono costituiti dagli aperitivi di massa nelle piazze italiane, organizzati in città come Torino e Livorno per protestare contro l’obbligo di NaziPass nei locali aperti al pubblico, o l’iniziativa di ritirare tutti i soldi dai propri conti come reazione all’imposizione del GP per entrare nelle poste o nelle banche.
Infine c’è il Canada. Da qualche giorno un eccezionale numero di camion si è spostato da tutto il Paese verso la capitale, Ottawa, costringendo persino il premier Trudeau ad una fuga precipitosa “per precauzione”.
Ai camionisti, che protestano per l’obbligo vaccinale scattato da qualche giorno per trasportare merci dal Canada agli Stati Uniti, si sono uniti poi comuni cittadini, costituendo una folla oceanica di uomini e mezzi che hanno dato vita a una fenomenale forma di protesta popolare contro i sieri obbligatori e tutta l’agenda nazifascista che vi è stata costruita sopra dai comparucci del Forum di Davos.
Il sindaco di Ottawa ha dovuto addirittura dichiarare lo stato d’emergenza, mentre iniziativi simili si sono ripetute anche a Toronto e Quebec City.
Donald Trump ed Elon Musk hanno appoggiato la protesta, definendola una “battaglia di libertà”.
Su Twitter è nato l’hashtag #FreedomConvoy e il 14 febbraio è previsto un appuntamento da tutta Europa a Bruxelles. Manifestazioni simili a quella canadese si stanno verificando anche in Germania e Olanda.
In Italia camion e camionisti sembra che non manchino, l’hashtag ufficiale esiste già. Vogliamo imitare i fratelli canadesi e creare un po’ di disagi nelle principali città fino alla cancellazione di GP e obbligo vaccinale? Chissà che zio Trump dall’America non ci dia una mano.

E da qui ci spostiamo alla politica.

Duole annunciare che, in seguito alla rielezione di Sergio Mattarella a PdR, il centodestra italiano (che pure ha la maggioranza relativa dei seggi in Parlamento e quindi poteva insistere su un suo candidato) è MORTO, DEFUNTO, TRAPASSATO.
Qualcuno dica a Borghi, Bagnai e Rinaldi che, se vogliono salvare la faccia, farebbero bene ad abbandonare la barca che affonda, come ha fatto per tempo la Donato.
Si salva solo la Meloni, ma con simili compagni di viaggio non può andare lontano.

Per questo occorre rilanciare il progetto di una coalizione che comprenda Italexit di Paragone, federato con gli altri partiti sovranisti e anti-dittatura sanitaria, Fratelli d’Italia (se è disposta a staccarsi dal centrodestra dopo i recenti sconvolgimenti) e – SOLO IN ULTIMA ISTANZA – quel poco di buono che rimane della Lega salviniana, da raccattare nel caso che i voti dei primi due partiti-coalizioni non dovessero essere sufficienti per avere la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Si intende che, dopo i clamorosi tradimenti operati da M5S e Lega con la partecipazione al governo Draghi e alla rielezione di Mattarella, è necessario che la coalizione sovranista capeggiata da Paragone e Fratelli d’Italia ottengano la quantità di voti più alta possibile, in modo da provare ad escludere altre forze dal governo. Ma se questo non dovesse essere sufficiente, è bene iniziare a preparare la collaborazione con qualche leghista che non abbia perso del tutto lo spirito sovranista.
Occorre mettersi al lavoro ora per costruire il Parlamento e il governo più sovranisti, euroscettici e anti-dittatura sanitaria possibile nel 2023. Liberandoci dal maggior numero di traditori.

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Sull’avvocato della Merkel (che deve dimettersi immediatamente e poi essere processato), sul Mes, sulle sardine piddine e su Vox di Fusaro

Periodo turbolento quello che stiamo vivendo prima della fine dell’anno, con tanta roba sul piatto com’è tipico delle festività.
Cominciamo con la portata principale: “Giuseppi” Conte, che va rosolato per bene.

Il fu avvocato del popolo è oramai passato al tristissimo ruolo di avvocato della Merkel, dopo il suo assenso a giugno alla modifica di un trattato (il Meccanismo Europeo di Stabilità) che il Parlamento gli aveva intimato di rigettare. Il Mes riformato comporterà per l’Italia nuove spese, a fronte dell’obbligo di ristrutturare in modo pauroso i conti pubblici (le solite privatizzazioni, tagli della spesa e ipoteca di asset statali) nel caso sia necessario chiedere i suoi (i nostri) soldi in prestito, e questa volta senza neanche passare da un dialogo istituzionale con Commissione ed Eurogruppo.
Una porcata colossale che servirà solo a salvare le banche tedesche con le tasche degli italiani e con il rischio di un commissariamento stile Troika. Come se non bastassero già i parametri di Maastricht, il pareggio di bilancio in Cost., il Fiscal Compact.

Avendo disatteso le indicazioni del Parlamento e non avendone chiarito le motivazioni, oltre che per l’aver commesso il reato di infedeltà negli affari di Stato, Conte non può che dimettersi ed essere anche perseguito legalmente, come ben spiegato in questo articolo di Becchi e Palma. Il Movimento 5 Stelle, che finora lo ha difeso, non può che scaricare lui e questa vergognosa alleanza col Pd, come già fatto dal bravissimo Gianluigi Paragone. E successivamente rifiutarsi di ratificare in Parlamento la modifica del Mes. Salverebbe così almeno quel poco di credibilità che gli è rimasta dopo un numero esagerato di tradimenti ai danni del popolo italiano.

Il secondo piatto è costituito dalle sardine, che ben si prestano ad essere inscatolate e divorate. L’ultima, patetica, trovata dei sinistri nasce da una serie di esigenze che andiamo ad elencare:

  1. Il terrore piddino di perdere l’Emilia e la Toscana;
  2. L’impossibilità di riproporre l’alleanza col M5S, uscita devastata dal voto in Umbria;
  3. La necessità di un movimento apparentemente “nuovo” e “apartitico” per raccogliere i voti degli sprovveduti e riportarli convenientemente a sinistra, togliendoli alla destra (stessa funzione assolta finora dal M5S);
  4. Il bisogno di un’arma di distrazione di massa che faccia dimenticare gli scandali Bibbiano (ubicato proprio in Emilia) e Csm, il Mes stesso, la manovra finanziaria, i porti nuovamente aperti e le mille altre porcate del governo abusivo.

Vignetta di Ghisberto sulle “sardine”

Che dietro le sardine ci sia il Pd e la galassia arcobaleno ormai lo hanno capito anche i sassi: se comunque qualcuno dovesse ancora credere, oltre che a Babbo Natale, anche alla spontaneità di tale movimento, segnaliamo questo articolo della bravissima Francesca Totolo, che ha “schedato” buona parte dei dirigenti del branco ittico.  A partire dal suo leader, che è nel team di una rivista, “Energia”, curata da una società fondata da Romano Prodi (sardine e mortadella, pessima combinazione).
E se non bastasse, facciamo notare come le “sardine” modenesi stiano apertamente facendo campagna elettorale per Bonaccini (Pd).

Dulcis in fundo, Vox di Fusaro. Il nuovo partito è sicuramente interessante in prospettiva futura, ma solo a due condizioni:

  1. Mantenere la barra dritta sull’Italexit, da Euro e Ue, senza se e senza ma, assieme al rifiuto di ogni trattato internazionale/capestro e della logica dell’austerity. Quindi no Mes, no Ceta e Ttip, abrogazione pareggio di bilancio e Fiscal Compact, sì a politiche economiche keynesiane di piena occupazione e spesa pubblica con MONETA SOVRANA, pieno controllo politico su Bankitalia, ritorno dello “stato imprenditore”;
  2. E’ assolutamente necessario che Vox sia pronto ad allearsi con la destra di Salvini e Meloni. Spiego il motivo: se Vox è contro l’immigrazione di massa, per la difesa della famiglia tradizionale e dell’identità e interesse nazionale, non può che schierarsi a destra, mantenendo nel contempo le sue istanze sociali e keynesiane in favore di disoccupati, precari e lavoratori.
    Se invece dovesse correre da solo, rischia di rubare voti “sovranisti” da destra, per poi riportarli a Pd e dintorni, in una operazione sciagurata simile a quella già portata avanti dal M5S (e dai suoi burattinai sovranazionali).

 

Se Vox non vuole essere l’ennesimo partito nato per “sterilizzare il dissenso” e “impedire alle destre nazionaliste di prendere il potere”, dovrà per forza di cose avviare un fitto dialogo con Salvini, Meloni, Borghi e Bagnai, in vista di una possibile alleanza futura.
I nemici da sconfiggere e ridurre all’impotenza in Italia restano il Pd e le sinistre sorosiane, europeiste e liberiste. Una destra compatta, nazionalista ed euroscettica, ma al contempo attenta all’aspetto sociale e ambientale (e non solo a quello imprenditoriale), è altamente auspicabile.