
In qualsiasi gioco di ruolo o racconto fantasy che si rispetti, il Drago è sempre uno degli avversari più ostici, nonché uno dei boss finali.
E poiché da oltre un anno siamo immersi in una specie di romanzo fantasy/horror distopico, dove praticamente nulla corrisponde più ai canoni della normalità, ecco arrivare a sostituire l’orribile Conte Bis nientemeno che il governo Draghi, già previsto da anni da intellettuali come Diego Fusaro e Cesare Sacchetti.
Fare peggio dell’avvocato della Merkel/Dittatorello delle Bananas non sarà semplice, ma confidiamo che l’uomo del Britannia, di Goldman Sachs, di Bilderberg e Trilaterale, della svendita del patrimonio pubblico, della lettera/testa di cavallo della Bce a Berlusconi nel 2011, della distruzione della Grecia e dei derivati creativi quando era direttore del Tesoro, ci metterà particolare impegno.
Già dal suo primo discorso in Senato è stato possibile capire l’andazzo del terzo governo della legislatura, il secondo completamente illegittimo, perché in nulla rispondente alla volontà popolare: Euro irreversibile, governo europeista e atlantista, cessioni di sovranità che dovrà essere “condivisa” con l’Ue, primato dell’ambientalismo tanto caro ai malthusiani, ecc.
E questo nonostante il voto del 2018 sia stato INEQUIVOCABILMENTE un voto anti Euro e Ue.
E’ chiaro che Draghi non sarà né il salvatore della patria né l’uomo della Provvidenza, quanto il sicario della Troika in Italia, un Mario Monti al cubo. Meno chiaro è l’appoggio al “vile affarista”, come ebbe a chiamarlo Cossiga, da parte di quei partiti che hanno fatto le loro fortune elettorali con il “basta Euro” e la lotta ai poteri forti.
M5S e Lega devono i loro voti proprio alle battaglie contro tutto ciò che Mario Draghi incarna.
Allora da dove deriva questo improvviso collaborazionismo?
Se per il M5S la risposta è semplice, attaccamento alla poltrona ed ennesimo tradimento dei loro elettori prima di finire nella pattumiera della storia, per la Lega la questione si fa più complessa.
E’ evidente che Salvini avrebbe preferito nuove elezioni. Ed è altrettanto evidente che Mattarella si sarebbe fatto scuoiare vivo piuttosto che concederle. Il rifiuto di entrare nel nuovo governo avrebbe significato una nuova maggioranza giallorossa, allargata a Forza Italia (maggioranza Ursula).
Da qui la decisione, piuttosto a sorpresa, di entrare nel nuovo esecutivo.
La mossa però potrebbe rivelarsi un trappolone fatale.
Se, stando nel governo, Salvini e i suoi riescono a bloccare almeno in parte l’immigrazione clandestina, mai cessata neanche in tempo di Covid; se riescono a permettere la riapertura dei locali e il rilancio del turismo (con il pieno recupero delle libertà personali, in primis quelle di lavoro e di movimento); se riescono ad impedire la svendita del Paese alla Ue dei trattati capestro e se riescono a ridurre il livello di follia sanitaria imperante sotto il Conte Bis bene, anzi benissimo: ma se la musica non dovesse cambiare (o dovesse addirittura peggiorare) rispetto all’esecutivo precedente, il nostro consiglio e di sfilarsi con una certa rapidità e prepararsi assieme alla Meloni a stravincere le elezioni del 2023.
Farsi logorare stando al governo, ma rendendosi complici di scelte scellerate e senza la possibilità di incidere sul serio, sarebbe la prospettiva peggiore e il modo della Ue di disinnescare definitivamente la “minaccia sovranista” italiana.
Salvini, Borghi e Bagnai valutino bene: la linea di demarcazione tra fini strateghi e traditori della patria potrebbe essere, in questo caso, più sfumata che mai.