
Chi segue questo blog sa che ormai da mesi abbiamo messo in connessione la nascita della pandemia con i piani dei peggiori supercapitalisti d’Occidente, mostrando come coloro che prevedevano da anni il suo avvento, nel frattempo finanziassero la Gain of function del Coronavirus da pipistrello proprio nel laboratorio di Wuhan.
Ora, alla luce di quello che è accaduto e sta accadendo in questi giorni negli Usa, è evidente che quegli stessi soggetti stanno accelerando nel loro progetto verso il cosiddetto Nuovo ordine mondiale, quello che secondo Jacques Attali sarebbe proprio “nato grazie ad una piccola pandemia”.
Quando scrivevamo, in diversi post precedenti, che il Coronavirus serve sostanzialmente a instaurare dei regimi autoritari facendo a pezzi la democrazia e i diritti dei cittadini, a creare una società a due strati con pochissimi super-ricchi e una moltitudine di super-poveri, e a imporre a tutti vaccini e forme di tracciamento di massa, mai ci saremmo sognati di vedere l’esempio lampante di questo processo in atto nel più importante Paese del mondo occidentale, gli Stati Uniti d’America.
L’assalto al presidente Trump e allo stesso concetto di democrazia non è casuale, e solo i ciechi (o i tifosi di pentapiddina appartenenza, che è lo stesso) non sono in grado di vedere l’incredibile entità dei brogli avvenuti nei giorni scorsi negli Usa per piazzare alla Casa Bianca il novello fantoccio delle oligarchie liberiste e ultracapitaliste, Joe Biden (o “presidente” Bidet, che dir si voglia).
Per chi non ha seguito bene la vicenda o ha tenuto la testa sotto terra come gli struzzi, facciamo un piccolo riepilogo.
1) Secondo la narrazione ufficiale, Biden avrebbe preso 78 milioni di voti, più di qualsiasi altro presidente americano NELLA STORIA, stracciando letteralmente il record di Barack Obama del 2008 (69 milioni di voti).
Ora, Biden potrà pure avere un certo fascino per le signore di una certa età e vicine alla menopausa, ma da qui a pensare che un ottantenne con l’Alzheimer e una particolare “simpatia” per le minorenni possa battere di gran lunga il record di preferenze di qualsiasi altro presidente sembra a dir poco lunare. Tenendo anche conto che, nella storia Usa, il presidente in carica parte da sempre favorito e che chi conquista Stati decisivi come la Florida o l’Ohio (andati a Trump) quasi sempre conquista la Casa Bianca.
2) Il voto postale è stato propagandato principalmente dai Democratici. E’ vero quindi che la maggior parte di questi voti sono stati probabilmente assegnati a Biden.
Ma affermare che in alcune contee il 95-100% dei voti postali sia stato assegnato al candidato democratico (come ci hanno raccontato nel caso delle centinaia di migliaia di voti miracolosamente comparsi nel Michigan e nel Wisconsin alle 4 del mattino, che avrebbero ribaltato in pochi minuti l’esito della corsa in questi Stati a favore di Biden), è assolutamente inverosimile.
Anche tra i sostenitori di Trump, molti avranno avuto paura del virus e votato per posta, o saranno stati impossibilitati a recarsi ai seggi nonostante gli appelli del presidente. Quindi queste maggioranze bulgare per il candidato Dem appaiono quantomeno sospette.
A detta di tutti gli esperti, poi, il voto postale è quello che più si presta a brogli e maneggi vari. Che la pandemia abbia consentito l’uso massiccio di questa forma di voto, con tutti i brogli che vedremo tra poco, è solo il raggiungimento di uno degli obiettivi per cui questa è stata organizzata e poi scatenata dalla stessa élite che ora vorrebbe “salvarci” vendendoci il suo vaccino.
3) Le cause legali e i riconteggi in corso.
Il team di Trump sta indagando e raccogliendo evidenze su numerosi casi di frode elettorale, in particolare negli Stati in bilico come Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Arizona, Georgia e Nevada. Qui sono in corso riconteggi e sono state avviate cause legali.
Numerosi testimoni hanno deciso di rilasciare dichiarazioni giurate (“affidavit”, il team di Trump ha detto di averne raccolte 234 pagine SOLO PER UNA CONTEA DEL MICHIGAN) con le quali hanno denunciato la manipolazione delle schede elettorali, pacchi di voti con la stessa firma, l’esclusione di scrutatori repubblicani dai seggi, l’arrivo di scatoloni sospetti con centinaia di migliaia di schede nel cuore della notte e dal retro dei seggi elettorali tutte a favore del candidato Dem, voti conteggiati più volte, altri convalidati anche se privi di firma e timbro postale, addirittura l’apposizione di fogli di carta e materiali di vario genere alle finestre dei seggi per impedire la visione di ciò che accadeva all’interno. Il team legale di Trump ha riscontrato numerosi casi di defunti il cui voto sarebbe stato conteggiato (21.000 nelle liste elettorali della sola Pennsylvania, da qui l’ironico riferimento alla notte dello spoglio come “la notte dei morti votanti”. Judicial Watch ha scoperto quasi 2 milioni di “elettori fantasma” iscritti ai registri elettorali) e procedure opache nel ricevimento dei voti postali messi in atto in alcuni Stati, come la decisione della Corte suprema della Pennsylvania di autorizzare il conteggio anche di schede elettorali arrivate dopo il 3 novembre, pure se senza timbro né firma (decisione poi contestata dalla Corte Suprema Federale, che ha chiesto di separare tutte le schede arrivate dopo l’Election Day). Alcuni whistleblower del servizio postale sono usciti allo scoperto in Michigan e Pennsylvania dichiarando di aver ricevuto l’ordine di retrodatare alcuni plichi elettorali per renderli validi (qui un thread che raccoglie link su irregolarità di ogni tipo).
E’ ritenuto “unprecedented” anche il fatto che lo spoglio si sia fermato in sei Stati chiave nel cuore della notte, poco prima che arrivassero questi misteriosi carichi di voti Dem. Ricordiamo che in Stati come Michigan e Pennsylvania Trump conduceva con un cospicuo vantaggio fino allo stop del conteggio e al verificarsi di questi episodi, tanto che gli Antifa e i Black Lives Matter avevano iniziato a creare disordini nelle città perché si riteneva che il presidente la stesse spuntando. La Pennsylvania, la notte elettorale, era praticamente stata assegnata a Trump che aveva 700mila voti di vantaggio, e per recuperare Biden avrebbe dovuto ricevere, per ammissione degli addetti ai lavori, qualcosa come il 75% delle schede rimanenti. E’ stata poi assegnata al candidato Dem con oltre 60mila voti di scarto, dopo molti giorni e una pioggia di provvidenziali voti postali.
E’ venuto fuori che alcuni software usati per conteggiare i voti ne avrebbero passati migliaia da Trump a Biden “per errore”, rendendo così necessario il riconteggio manuale. Trump ha parlato di quasi 3 milioni di voti a lui “rubati” tramite questo sistema.
Sono stati chiamati in causa i software Hammer, Scorecard e il sistema Dominion, utilizzato in tutti gli Stati in bilico, nella cui compagnia alcuni esponenti di spicco dei Dem (come il capo dello staff di Nancy Pelosi e il marito della senatrice Feinstein) avrebbero quote azionarie e ruoli dirigenziali, e con la quale avrebbe una partnership anche la famiglia Clinton.
Di tutto questo sapremo di più man mano che le prove vengono raccolte e portate davanti ai giudici: vedremo se saranno sufficienti per permettere al team di Trump di ribaltare il risultato.
Di certo, se Stati come la Pennsylvania, il Michigan e il Wisconsin fossero assegnati a Trump dopo la cancellazione di un cospicuo numero di voti per irregolarità varie, questo gli sarebbe sufficiente per tornare in corsa per la Casa Bianca, togliendo a Biden lo status di “presidente eletto” che i principali media si sono affrettati a dargli. E a proposito…
4) L’orrendo ruolo dei media, mainstream e social.
Mai si era vista tanta malafede da parte di tutti i media in una elezione precedente.
In pochi giorni abbiamo assistito ad un coro di voci levarsi nell’acclamare il nuovo presidente, sebbene Trump e il suo staff si fossero sbracciati fin da subito a chiarire che l’esito sarebbe stato deciso dai tribunali, “congelando” di fatto l’elezione.
In un precedente importante, nel 2000, Al Gore era stato pure acclamato dai media come nuovo presidente, fin quando la Corte Suprema non assegnò la vittoria a George W. Bush, spegnendo l’entusiasmo dei Dem. Qui potrebbe accadere la stessa cosa.
Ma il comportamento dei media non è stato vergognoso solo per questo, che sarebbe il meno.
Le principali emittenti americane hanno censurato il discorso di Trump dopo la notte delle elezioni, quello in cui denunciava apertamente i brogli avvenuti, staccando la linea e togliendogli letteralmente la parola.
E stiamo parlando del presidente americano tuttora in carica!
Un comportamento del genere è inaudito per la supposta professionalità del mestiere giornalistico, che vuole che il reporter si limiti (appunto) a riportare quello che viene affermato, sotto la sua responsabilità, da uno dei due candidati, senza permettersi di dare giudizi sulla “veridicità” di quanto da lui detto (saranno i tribunali a stabilirlo, in questo caso).
Quanto accaduto la notte delle elezioni invece, con i media che si sono affrettati a bollare come “bugie” le frasi di Trump, rappresenta il punto più basso mai raggiunto dal giornalismo occidentale.
A ciò va sommata la censura dei social media.
Dall’Election Day, Facebook e Twitter sembrano essere diventate delle succursali del Partito Democratico, arrogandosi il diritto di oscurare i post del presidente Usa o di mettere degli “avvisi” sotto di essi in cui ricordano a tutti che Biden è il nuovo presidente secondo i principali media e che le accuse di frode sono infondate.
Fb ha addirittura eliminato la dicitura “presidente degli Stati Uniti” sotto il profilo di Trump, sostituendolo con “candidato politico”.
Lo ribadiamo: finché c’è un contenzioso legale in corso e gravissime accuse di brogli, non c’è nessun presidente eletto, ed è incredibile che tutti i media e i principali social ignorino questa ovvietà. Ma in tempo di dittatura “Democratica”, dire l’ovvio è diventato rivoluzionario.
5) Il paradosso dei Democratici che fanno a pezzi la democrazia.
E’ evidente che tutte queste performance di sedicenti “Democratici” che fanno brogli, cercano di rubare le elezioni, censurano le ragioni dei propri avversari politici, fomentano rivolte di strada di gruppi a loro legati come i Black Lives Matter e gli Antifa, stilano vere e proprie liste di proscrizione (lo abbiamo visto dai tweet di Alexandria Ocasio-Cortez, che invitava a schedare i sostenitori di Trump e a quelli della giornalista del Washington Post Jennifer Rubin, che invitava ad ostracizzare dalla società chiunque mettesse in discussione l’esito delle elezioni), dimostrano solo quanto queste persone siano i più feroci haters della democrazia e della libera autodeterminazione dei popoli.
Inclini a fare ogni tipo di porcheria pur di far prevalere la loro agenda, questi individui, lungi dall’essere la parte migliore dell’umanità come spesso si ritengono, rappresentano la principale minaccia a libertà, giustizia e democrazia.
La loro agenda poi coincide quasi sempre con quella dei super-ricchi multimiliardari “filantropi” quali Bill Gates, la famiglia Rockefeller, la famiglia Rothschild, George Soros, Warren Buffet, Jeff Bezos, Elon Musk, la Silicon Valley, le principali banche e multinazionali, insomma, la solita cricca di ricconi “arcobaleno”, con il cuore a sinistra e il portafoglio molto a destra.
Questa gente si ritiene talmente piena di amore per il pianeta, da voler in suo nome ridurre l’umanità sia di numero che in miseria, naturalmente mantenendo tutti i propri privilegi, anzi, accrescendoli ulteriormente.
Inoltre, poiché l’umanità avrebbe anche il brutto vizio di voler scegliere autonomamente i propri governanti e legislatori, adesso hanno anche deciso che questo diritto gli deve essere tolto, se necessario ricorrendo a brogli plateali.
“Noi facciamo colpi di Stato dove ci pare, fatevene una ragione” twittava qualche mese fa tronfio Elon Musk, un membro di questa “élite” psicopatica.
Al presidente Trump e a tutti gli uomini liberi il compito di dimostrare che si sbagliava.
P.s. Mentre negli Usa andava in scena quello che si può solo definire un colpo di Stato, in Italia grazie al governo abusivo MAI VOTATO DAGLI ITALIANI tornava progressivamente il lockdown, con la suddivisione del Paese in zone gialle, arancioni e rosse.
L’agenda globale vuole la distruzione delle piccole e medie imprese per far posto al dominio delle grandi catene multinazionali, ed è quello che accadrà con questa seconda ondata di contagi piovuti dal nulla e di chiusure.
In maniera molto sospetta, poi, il giorno dopo la “proclamazione mediatica” di Bidet, veniva annunciata al mondo la sicurezza “al 90%” del vaccino della Pfizer. Il Coronavirus è servito anche per togliere di mezzo Trump, e se lui non troverà il modo di capovolgere la situazione nei prossimi giorni, l’agenda globale incentrata sul vaccino per tutti comincerà a mettersi in moto.
Sarà bene ribadire forte e chiaro il NO a qualsiasi imposizione vaccinale e al lockdown, almeno da parte di quelle persone che non hanno perso il lume della ragione in mezzo a questa psicosi collettiva.