Il voto in Emilia ha dimostrato che in Italia esistono ancora delle frange – veramente illuminate – di popolazione in grado di legittimare il governo abusivo del peggior partito d’Italia, d’Europa e forse del pianeta: Il Partito Democratico .
E’ commovente vedere come, dopo i bambini sottratti alle famiglie di Bibbiano e dintorni, dopo che le nostre città sono state riempite di clandestini che finiscono ad ingrassare mafie e coop e a fare (se va bene) gli schiavi nei campi di pomodori e (se va male) gli spacciatori o le prostitute, dopo la distruzione dei nostri diritti sociali e delle nostre imprese in ossequio alle folli regole di Bruxelles e Francoforte, e dopo il totale spregio della democrazia con cui il voto del 4 marzo 2018 è stato ribaltato riportandoci al potere un governo ultraeuropeista e ultraimmigrazionista, ci sia ancora qualcuno nel Paese disposto a votare per questi cialtroni anti-italiani, per giunta abboccando al richiamo di 4 fessacchiotti come le Sardine (movimento messo su dagli amici di Prodi e benedetto da Soros e dai Benetton) e assecondando le manovre di Grillo e dei 5 Stelle, che suicidandosi hanno fatto di tutto per fare vincere i Dem.
E’ evidente che a Bologna, Reggio Emilia, Modena e dintorni le clientele funzionano ancora, così come la suggestione idiota di sentirsi “partigiani” rifiutando un governo di destra, per poi dare campo libero all’ultrafascismo sovranazionale dell’Ue franco-tedesca, delle Ong sponsorizzate da Soros e della finanza internazionale.
Gli emiliani raccoglieranno presto quello che hanno seminato: tanto per iniziare tutto il marcio relativo al caso Bibbiano sarà prontamente insabbiato, come le collusioni tra Pd e magistratura, e i magnifici assistenti sociali locali torneranno a fare carne di porco delle famiglie emiliane. Continueranno le politiche di nazismo vaccinale, che hanno in paesi come Rimini il loro epicentro. E ci auguriamo che le suddette città si riempiano di immigrati spacciatori ad ogni angolo di strada, visto che li amano tanto.
Chiuso il capitolo Emilia-Romagna, passiamo alle conseguenze nazionali del voto. Ovviamente Conte e i suoi amiconi Dem sono corsi a parlare di “sconfitta di Salvini” (pochi giorni prima era “solo un voto regionale”, guarda un po’), blindando la legislatura fino al 2023. E’ un esito scontato ed infausto, ma se fossimo in una normale democrazia questo non avrebbe senso.
Il Pd dopo 9 elezioni regionali, tiene sono nel suo fortino di sinistrati irrecuperabili.
Nel resto del Paese in due anni ha sempre preso sonore batoste.
Il M5S è scomparso dalla faccia del pianeta: non controlla nessuna regione, alle ultime elezioni regionali ha preso meno del 10% e nei sondaggi non va oltre il 15%.
Di conseguenza il partito di maggioranza relativa nel Parlamento non rappresenta più minimamente il Paese come lo faceva due anni fa, e il Pd, che ha straperso le politiche del 2018 e tutte le elezioni fino a domenica scorsa, resta saldamente anche nei sondaggi solo il secondo partito del Paese, dopo la Lega.
Il centrodestra, oltre ad aver vinto tutte le elezioni degli ultimi due anni, vola nei sondaggi verso il 50%.
Lo scollamento tra Parlamento e Paese reale è quindi oramai troppo forte, e le Camere dovrebbero essere sciolte per condurre l’Italia a nuove elezioni, come previsto dai padri costituenti. Questo se avessimo un presidente della Repubblica veramente rispettoso di democrazia e Costituzione, e non un piddino servo della U€.
Poiché è assolutamente necessario far fuori questo governo per ripristinare un minimo di democrazia nel Paese, due sono le strade, percorribili allo stesso tempo:
- Manifestare nelle piazze con la maggiore frequenza possibile, come sta accadendo da mesi in Francia, per chiedere la fine di questo esecutivo illegittimo e nuove elezioni, che ci ridiano una maggioranza e un governo realmente rispettosi della sovranità popolare;
- Che alcuni “dissidenti” del M5S, nostalgici del governo gialloverde, abbandonino l’attuale maggioranza, facendo cadere il governo in Senato, passando dalla parte del centrodestra. Pensiamo in particolare a Gianluigi Paragone, cacciato per “eccesso di coerenza”, e ad altri come lui. Dovrebbero bastare una quindicina di senatori, che il centrodestra sarà ben felice di ricandidare in caso di elezioni anticipate.
Alla Lega in particolare conviene ribaltare immediatamente la situazione, specie in vista dell’accanimento giudiziario che si prospetta verso il suo leader: dopo il processo Gregoretti si avvicina anche un processo Open Arms, e il mostro pentapiddino sarà ben contento di scaraventarlo nelle grinfie dei giudici “Democratici”.
A questo proposito, invitiamo Salvini ad abbandonare la linea “moderata” assunta di recente: se continuerà ad appoggiare Draghi come prossimo presidente della Repubblica, a rifarsi alla Thatcher e al suo noto neoliberismo spinto, a dire di voler “cambiare l’Europa dall’interno” anche dopo la Brexit e ad affermare che “l’Euro è irreversibile”, durerà molto poco e, oltre ad essere perseguitato dai giudici, perderà anche il feeling con gli elettori che lo considerano un sovranista e campione della difesa della nazione.
A lui la scelta se vuole risorgere o crollare definitivamente.