Polverizzare Conte, M5S, Pd e Renzi

Ci siamo: con l’avvicinarsi delle elezioni in Emilia-Romagna e in Calabria, gli italiani hanno un’occasione formidabile per piazzare un colpo devastante, forse definitivo, al governo abusivo nato per volere di Mattarella, Merkel e Macron.

Tutti hanno capito infatti che il vergognoso golpe avvenuto il 9 settembre 2019, con la nascita del Conte Bis, è da ascriversi unicamente alla volontà degli Stati dominanti dell’Ue, della finanza internazionale e dei loro maggiordomi piddini e a 5 Stelle, di sbarazzarsi di Salvini e di quei partiti (più o meno) sovranisti e nazionalisti, che ancora non si piegano a una condizione di totale sudditanza nei loro confronti.
Da qui la necessità di ribaltare l’esito del voto del 4 marzo 2018, che – lo ricordiamo – fu un voto CONTRO  l’Ue e l’immigrazione di massa, per promuovere un esecutivo che incredibilmente esclude la coalizione uscita vittoriosa nelle urne (il centrodestra a trazione leghista, 37% dei consensi) e riporta al potere il Pd, uscito sconfitto a tutte le elezioni dal dicembre 2016 (referendum costituzionale) in poi.

Una simile manovra antidemocratica è stata possibile solo in un Paese a sovranità limitata come il nostro, in cui il presidente (piddino) della Repubblica, invece di scagliarsi contro le ingerenze estere di Usa, Gb, Ue franco-tedesca, George Soros e organizzazioni ipercapitaliste come Bilderberg e Commissione Trilaterale di Rockefeller, le coccola, le invita al Quirinale o tollera le loro visite a Palazzo Chigi (vedere l’incontro di Mattarella con la Commissione Trilaterale e il colloquio di Soros con Gentiloni), e inveisce quotidianamente contro “le derive sovraniste e nazionaliste”, che altro non sono che la legittima richiesta del popolo italiano di autodeterminarsi come in qualsiasi altro Stato-nazione.

Per tutti questi motivi, il voto del 26 gennaio, assume una valenza che trascende di gran lunga i confini regionali, diventando un voto contro il Pd e contro la maggioranza giallorossa qualora l’esito dovesse essere la vittoria del centrodestra, specialmente nella regione “rossa” per definizione: l’Emilia-Romagna.
Una vittoria di Salvini e Meloni in Emilia sarebbe l’ennesimo schiaffo al centrosinistra, ma anche al Conte bis, all’immigrazione sregolata tornata in auge, e al “sistema Bibbiano” che ha proprio nella regione il suo epicentro.
Sarebbe inoltre un importante attestato di fiducia nei confronti di Salvini, nel momento in cui si stanno usando i soliti metodi giudiziari per farlo fuori: un film già visto col Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) e con Berlusconi. Ogniqualvolta in Italia una classe politica cerca di governare senza l’assenso dei poteri forti sovranazionali (finanza internazionale, massoneria, Ue, Stati esteri) si utilizza l’arma giudiziaria per farla fuori.

A questo proposito bisogna aprire una parentesi.
Salvini ha commesso, secondo noi, 3 grossi errori negli ultimi due anni.
Il primo è stato non votare l’impeachment a Mattarella quando ne ha avuto la possibilità, ovvero quando il PdR stava nominando un governo Cottarelli e rifiutando Savona a ministro dell’Economia. In quei giorni Di Maio e Meloni erano d’accordo, e un impeachment ci avrebbe liberato da un PdR totalmente prono all’asse franco-tedesco e alle direttive del suo partito, il Pd.
Il secondo errore è stato, naturalmente, aver fatto cadere il governo gialloverde, il migliore dei governi possibili pur con tutti i suoi limiti, e sebbene abbondantemente provocato a farlo.
Con Mattarella al Quirinale, le pressioni dall’Ue e il M5S ormai pronto a qualsiasi tradimento, la nascita del governo giallorosso era più che scontata, così come le grane giudiziarie nei suoi confronti. Sarebbe stato di gran lunga più utile lanciare un ultimatum per un rimpasto, chiedendo la rimozione dei ministri più fastidiosi, quali Tria, Trenta, Grillo e Moavero. In caso di rifiuto del M5S, Salvini avrebbe avuto una scusa fenomenale (a quel punto sì) per far cadere tutto, addossando le colpe ai pentastellati.
L’ultimo errore è stato, pochi giorni fa, far votare i suoi senatori a favore del processo Gregoretti, quando la maggioranza ha disertato la commissione. Se Salvini deve essere rinviato a giudizio, che siano M5S e Pd a sporcarsi le mani e prendersene la responsabilità: pagheranno abbondantemente questa decisione. Non si capisce però perché il leader leghista debba facilitargli il lavoro: solo per dare prova di “coraggio” in vista delle prossime elezioni? Mah.

In definitiva, Salvini ha commesso diversi errori grossolani nel corso di questi anni, ma resta il politico che attualmente più merita il sostegno degli italiani, assieme alla Meloni, in funzione di recupero della sovranità nazionale e di difesa del popolo italiano.
Il suo consenso, dobbiamo dirlo, è però strettamente legato a questa funzione: se il leader leghista dovesse dismettere ogni ostilità verso l’Ue e l’Euro (abbiamo visto spiacevoli passi in questa direzione) e dovesse condurre, una volta al governo, una politica eccessivamente liberista e appiattita sui diktat statunitensi e israeliani, il consenso nei suoi confronti non esiterà a calare in maniera drastica.
Importante sarà il contributo alla coalizione dato dalla Meloni: se la leader di Fratelli d’Italia saprà dare al suo partito un taglio sinceramente patriottico e sovranista, di destra sociale vicina a tutte le classi penalizzate, e difendere il territorio non meno che le esigenze degli imprenditori (ambientalismo “sovranista”), si realizzerà un equilibrio che porterà la coalizione molto lontano.

Tutto però parte dal crollo di questo governo abusivo e del suo premier sponsorizzato dalla Vinavil. Il 26 emiliani e calabresi hanno una grande occasione. La sfruttino nel migliore dei modi.

 

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