Che questo governo di golpisti traditori avrebbe fatto danni incalcolabili al Paese, era ampiamente prevedibile. Ma che inanellassero così tante bestialità in un mese scarso di legislatura, non poteva essere previsto neppure dagli analisti (o maghi) più lungimiranti.
Prima di tutto, la questione del taglio dei parlamentari.
Una riforma inutile, che farà risparmiare due spicci in cambio di una drastica riduzione della rappresentanza, come ben spiegato in questo articolo di Becchi e Palma.
Dispiace che partiti come la Lega o Fratelli d’Italia si siano accodati a questa riforma piduista del M5S (tagliare i parlamentari era uno degli obiettivi di Licio Gelli) solo per non essere accusati di voler “salvare le poltrone”.
In realtà, se tagliare alcuni privilegi e benefit dei parlamentari può essere una mossa benemerita, tagliarne il numero significa sconvolgere l’equilibrio disegnato dai padri costituenti e ridurre la rappresentatività di ognuno di essi. Inoltre, in questo modo i pochi deputati e senatori rimasti saranno più facilmente “controllabili” da coloro che muovono i fili dei partiti di massa, visibili o no. Non è quindi una riforma che faccia bene alla democrazia, ed è necessario che qualche partito o qualche comitato civico chieda il referendum confermativo come fu per quella di Renzi del 2016.
E’ giusto che gli italiani si possano esprimere nuovamente in merito.
Poi ci sono le deliranti proposte in materia di diritto di voto: prima Enrico Letta ha proposto la sua estensione ai sedicenni (che notoriamente sanno quasi nulla delle questioni portanti di una nazione, come il diritto, l’economia e la politica estera, però sono molto suggestionabili dalle “mode” calate dall’alto), incassando l’appoggio di Di Maio e Zingaretti, poi, come se non bastasse, Grillo ha suggerito l’abolizione del diritto di voto per gli anziani.
Proposte che non si sa se avranno un seguito, ma intanto hanno aperto un dibattito che non era neppure il caso di aprire, per la loro assurdità.
Infine ci sono il capitolo tasse e quello immigrazione: nella nuova manovra sono previsti 8 miliardi di nuove tasse, e gli sbarchi sono ripresi a pieno regime, con il ministro dell’Interno Lamorgese pateticamente impegnata a chiedere all’Ue un aiuto che non arriverà mai.
In questo scenario desolante si colloca il voto in Umbria, primo test per il Governo del Tradimento M5S-Pd.
Quelli che dicevano “Mai col partito di Bibbiano” e “Non facciamo alleanze con nessuno” in questo giorni stanno facendo campagna elettorale fianco a fianco fisicamente con Zingaretti e Speranza e idealmente con Renzi e Boschi, che hanno il potere di far cadere il governo in ogni momento.
Questo dopo aver sabotato in ogni modo il governo gialloverde, perfettamente rappresentativo della volontà popolare, e aver formato un governo benedetto solo da Mattarella, Napolitano, Monti, Merkel e Macron.
Conte ha persino umiliato gli umbri dicendo che il loro voto conta come quello della “provincia di Lecce”.
Meritano una severa lezione, e ci auguriamo la ricevano già questa domenica.
Il governo degli usurpatori golpisti deve andare a casa il prima possibile, e permettere agli italiani di tornare al voto senza ulteriori giochi di palazzo.
Hanno già fatto abbastanza danni.