In un articolo precedente scrivevamo che nel cosiddetto Governo del Cambiamento ci sono tre corpi estranei: la Grillo, Moavero Milanesi e Tria.
Dopo il voto delle Europee, che ha sancito il trionfo assoluto della Lega e della sua linea dura verso l’Ue e verso l’immigrazione selvaggia, ci si attende che qualcosa cambi in fretta negli equilibri di governo.
È evidente che i ministri troppo legati all’establishment devono cedere il posto a quelli più sovranisti, e qui ci riferiamo a Moavero e Tria.
Quest’ultimo si è macchiato proprio in questi giorni dell’ennesimo insulto alla volontà popolare, bocciando i minibot proposti dal Parlamento tramite una mozione, con gli stessi insulsi argomenti sollevati da Draghi (il quale ovviamente teme che questi possano usati come la fase iniziale di una eventuale uscita dall’Euro).
Il fatto che Tria si riduca a fare da pappagallo della Bce e del Quirinale ne certifica l’inadeguatezza a rivestire un ruolo così importante nel governo “sovranista”, a maggior ragione dopo l’exploit della Lega alle ultime elezioni e il ridimensionamento dell’ormai “moderato” M5S.
Stesso ragionamento va fatto per il premier Conte, che da avvocato degli italiani e garante dell’attuazione del contratto, si è trasformato in un collaborazionista di Bruxelles e del Colle, incensando la Merkel ed esprimendo forti dubbi sui minibot, sebbene questi siano ben incardinati nel contratto di governo.
Se Tria e Conte non se la sentono di attuare il programma stabilito dalle forze di maggioranza, non hanno che da dimettersi.
Gli italiani vogliono la linea dura verso l’Ue, questo è ormai assodato, e la vergognosa procedura d’infrazione avviata da Bruxelles non farà altro che aumentare questo risentimento. Non resta, quindi, che prepararsi ad un’uscita intelligente da Euro e Ue, e dalle loro regole-capestro.
Per far questo bisogna rimuovere prima tutti i ministri collaborazionisti con i poteri sovranazionali: non solo i su citati Tria e Moavero, ma anche la Grillo (ormai una scendiletto di Big Pharma) e la Trenta, che si pone verso l’immigrazione di massa e verso l’interesse nazionale come un Fico o una Boldrini qualsiasi, di fatto sabotando la linea salviniana.
In un altro articolo suggerivamo il ricorso ad un referendum consultivo simile a quello sulla Brexit per far decidere agli italiani se restare o no nell’Euro e nell’Ue: se la situazione dovesse però peggiorare (come sembra), non resta che attuare il famoso piano B elaborato dagli autori di Scenari economici e uscire unilateralmente dalla moneta unica, per poi lasciare questa gabbia di matti chiamata Unione Europea.
Con il governo collaborano economisti più che validi: Borghi, Bagnai, Rinaldi, Zanni, oltre a giuristi come Barra Caracciolo. Gli strumenti intellettuali per tirarci fuori da questa palude ci sono tutti, il consenso degli italiani pure: quella che serve ora è la volontà politica di agire.
Al governo conviene muoversi in modo chiaro in questa direzione: se si susseguiranno tentennamenti e ambiguità, l’impressione sarà che, oltre al “partito del Quirinale”, ci sia di mezzo la volontà della maggioranza di giocare al “poliziotto buono e poliziotto cattivo”, con Di Maio e Salvini che fanno i sovranisti mentre Conte e Tria bloccano tutto e ossequiano l’establishment.
Gli italiani sono stufi di essere presi in giro e i messaggi inviati durante le ultime elezioni sono stati inequivocabili: mandate al diavolo l’Ue e le sue regole assurde.
Diamo la giusta risposta alle loro letterine.